CAPITOLO 45

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La carrozza procedeva spedita diretta verso la periferia della città e Thomas al suo interno fremeva d'impazienza. 

La lettera nascosta dentro la tasca della giacca pareva scottare e  la tiro' fuori per leggerla di nuovo. 

Si sentiva in colpa per il modo in cui era  uscito di casa, furtivamente, come un ladro e senza avvisare Elisa. Aveva scelto di portare la missiva con sé onde evitare che lei la trovasse e traesse conclusioni errate. 

"Thomas ti prego, appena puoi raggiungimi. Ho urgenza di parlarti di una questione estremamente importante. 

Julia".

Chissà di cosa si trattava? 

Pensava di aver messo bene in chiaro che la loro relazione fosse conclusa ed era  anche stata ricompensata adeguatamente, cosa voleva ancora? 

Inorridiva al pensiero che Elisa venisse a sapere dell'esistenza di Julia, aveva chiuso con quella vita e amava troppo sua moglie per mettere a repentaglio il loro futuro e quello del loro bambino, per colpa di un passato scomodo. 

Perso nei propri pensieri, si accorse che la carrozza era ferma solo quando il cocchiere aprì lo sportello. 

Scese titubante e si guardo' intorno per verificare se ci fosse qualcuno nelle vicinanze che fosse in grado di riconoscerlo poi bussò all'uscio per tre volte, il segnale concordato. 

La porta venne aperta dopo qualche istante e Julia si paleso' in tutta la sua bellezza. 

Era rimasto folgorato da lei  fin dalla prima volta che l'aveva incontrata ad una festa per soli uomini. 

Quella sera indossava un abito rosso, scarlatto, molto scollato, che metteva in risalto le sue forme prorompenti ed il suo incarnato olivastro dalle chiare origini latine. I capelli corvini e lisci, erano stati lasciati sciolti a coprirle le spalle come un mantello e si muovevano in onde sinuose ad ogni suo movimento. 

Thomas aveva chiesto immediatamente agli amici chi fosse quella donna stupenda e in quale veste partecipasse alla festa e William lo aveva illuminato dicendogli che era una delle accompagnatrici. 

Da lì a conoscerla e farla diventare la sua amante il passo era stato breve, ma non aveva voluto null'altro da lei, non l'amava e non l'avrebbe mai sposata, questo l'aveva messo in chiaro fin dall'inizio. 

"Buonasera Thomas…ti prego entra" Julia aprì la porta per farlo passare. 

"Buonasera Julia…ho una certa fretta…quindi, dimmi cosa succede". 

"Non qui mio caro…" si trovava dietro di lui e facendogli scivolare le mani dalle spalle fin davanti il torace, prese i lembi della giacca tentando di sfilarla, ma Thomas le bloccò i polsi. 

"No Julia, ora mi dici il perché di questa convocazione così posso tornare da mia…moglie" se la scrollo' di dosso allontanandosi di qualche passo per poi voltarsi a guardarla 

"Ohhh si... ho saputo la bella notizia, congratulazioni" fece per baciarlo ma lui fu lesto a schivarla. 

"Dai Tommy, non fare così, in fondo abbiamo condiviso tanto…".

"Julia smettila con questa pantomima, ti ho detto che sono sposato e aggiungo che amo mia moglie, tra di noi è tutto finito" il tono duro con il quale le si rivolse, la fece desistere dal toccarlo oltre. 

"Non credo mio caro…c'è un piccolo problemino…". 

"Se ti serve del denaro dimmelo e…". 

"Non è il denaro che mi interessa…" aprì i lembi della vestaglia mostrando il suo corpo completamente nudo e ponendo le mani sopra il ventre. 

"Mi interessa il futuro di tuo figlio…il tuo erede" concluse con un sorrisetto diabolico. 

Thomas non sentì più nulla, le orecchie iniziarono a fischiare e il sudore cominciò a colare dalla fronte, ma dentro sentiva solo freddo, tanto freddo e vacillando si aggrappo' allo schienale della poltrona posta di fianco. 

"Di cosa diavolo stai parlando? Quale figlio?" faticava ad articolare le parole tanto la bocca era serrata. 

"Il mio e il tuo carissimo" Julia sedette sulla stessa poltrona al quale era poggiato Thomas, accavallano le lunghe gambe nude. 

"Non è possibile, abbiamo usato sempre…". 

"Precauzioni? Oh…mio caro, ma non sempre sono infallibili e purtroppo è successo…ora dimmi cosa ne devo fare di tuo figlio?".

Thomas era sconvolto, non riusciva ad articolare un discorso, era completamente inebetito. 

Memore del comportamento del padre, era stato sempre accorto con le sue amanti onde evitare di mettere al mondo figli indesiderati. 

Figli indesiderati non bastardi come aveva specificato ad Elisa. 

Elisa…cosa le avrebbe detto? Come avrebbe potuto accettare una situazione del genere? 

"Da quanto lo sai?" le chiese freddo. 

"Quando sei venuto l'ultima volta, avevo un ritardo, ma succedeva a volte quindi non ho ritenuto opportuno informarti…vista la situazione, ma poi mi sono fatta visitare e il dottore ha confermato i miei sospetti" rispose non voce atona, incurante del dolore che gli stava provocando. 

"Di quanti mesi…".

"Tre mesi Thomas…sarebbe il tuo primogenito" lo guardo' fisso negli occhi color caramello che l'avevano sempre affascinata. 

"Penso che dovresti informare la tua contessa, perché io non me ne starò zitta e buona accantonata in un angolo assieme a mio figlio" concluse perentoria. 

Thomas cominciò a percorrere il perimetro della stanza in tondo, pensando alla strategia da adottare. 

"Concedimi del tempo…io…devo pensare ad una soluzione ottimale per tutti" il suo tono era accorato. 

"E non farne parola con nessuno per il momento, sarò io ad informare mia moglie. Ora se vuoi perdonarmi…tolgo il disturbo". 

Si avviò verso la porta senza mai voltarsi. 

"Aspetto  tue notizie mio caro". 

Non ottenne risposta. 

Thomas risali' in carrozza ancora stordito e inebetito per la notizia ricevuta. 

Diede ordine al cocchiere di riportarlo a casa anche se la tentazione di recarsi al club e prendersi una bella sbronza era fortissima. 

Cominciò ad imbastire mentalmente il discorso da fare ad Elisa, ma ogni approccio prefigurato era annuncio di disastro imminente, lei non avrebbe compreso! 

Entrò in casa cercando un rifugio momentaneo, non era ancora pronto ad affrontarla, quindi si diresse deciso in salotto e si verso' un bicchiere di whisky che beve tutto d'un fiato. 

"Milord siete qui?" la voce di Martin alle sue spalle lo fece sussultare. 

"Cosa vuoi?" Thomas gli rispose sgarbatamente, l'umore sempre più tetro. 

"Scusate se vi ho disturbato Lord Waldegrave, ma volevo salutarvi e congratularmi per il matrimonio, anche se sono venuto a saperlo da terze persone. Avrei avuto piacere…". 

"Basta così Martin…non ho voglia di parlarne". 

"Ma milord, non ho avuto ancora modo di conoscere la nuova contessa e dovreste almeno dirmi la sua identità qualora tornasse a casa…".

Thomas si voltò improvvisamente vigile. 

"È uscita? Dov'è andata?". 

"Ha detto a Mr. Curly che doveva recarsi in visita a Stafford House ed è uscita a piedi…". 

"Maledizione" urlò Thomas avviandosi rapido verso la porta del salotto e oltrepassandola continuò ad urlare. 

"Le avete permesso di uscire da sola? Ma cosa vi dice la testa?" tutta la rabbia trattenuta fino a quel momento esplose in una frazione di secondo. 

"Fammi preparare di nuovo la carrozza, immediatamente".

Martin assistette alla sfuriata del padrone senza proferire parola ma con una sola certezza: non conosceva ancora l'identità della contessa. 

MIO UNICO AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora