CAPITOLO 25

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Passarono sei giorni prima che Elisa fosse in grado di mettere il naso fuori dalla stanza. 

La febbre che l'aveva colpita, al pari delle ferite nel corpo e nell'anima, era stata irruente e destabilizzante. 

 Durante le notti, in cui il delirio dovuto all'alta temperatura corporea andava ad inficiarle il sonno, aveva avuto la percezione di una presenza costante all'interno della camera. 

Una pezzuola fredda le veniva poggiata sulla fronte, dandole refrigerio, e un mormorio sommesso, quasi fosse una nenia, le teneva compagnia nel buio della sua incoscienza. 

Poteva solo immaginare e sperare chi fosse quell'anima pia, poteva solo amarlo ancora di più. 

Quando quella mattina il dottore aveva decretato la fine del suo isolamento, Elisa non sapeva se esserne felice o avere paura. 

Thomas avrebbe preteso la confessione che aspettava da tempo e lei questa volta gliela avrebbe concessa.

Meritava di sapere una volta per tutte, quanto il suo comportamento irrispettoso aveva condizionato la vita della giovane donna che era allora. 

Si, perché da adulta l'avrebbe affrontato a muso duro e messo di fronte alle sue responsabilità, non sarebbe fuggita, piuttosto l'avrebbe picchiato! 

Dopo aver indossato un abito tirato fuori dalla valigia, comparsa miracolosamente, e ignorato volutamente quello predisposto dalla cameriera, decise di scendere dabbasso. 

Un chiacchiericcio proveniente da una delle stanze che affacciavano sul maestoso atrio, la indusse a varcarne la soglia. 

Rimase di sasso. 

 In quella che riconobbe essere la sala per la prima colazione, erano presenti i tre mascalzoni, Lord e Lady Stafford. 

Ammutolirono all'istante appena la videro. 

Solo Sarah proruppe in un grido di gioia e corse ad abbracciarla. 

"Helen….scusa...Elisa….oddio non so più come chiamarti" disse stringendo talmente forte che i lividi sulle braccia le dolsero di nuovo. 

Era felice di rivedere la sua protetta, un po' meno il padre di lei, al quale avrebbe dovuto, molto presto, dare delle risposte. 

Lui si avvicinò cauto e le porse la mano. 

Elisa vide di sfuggita Thomas che serrava le mascelle e faceva, a sua volta, un passo nella loro direzione. 

Si divincolo' dalle braccia di Sarah per stringere la mano tesa di milord. 

"Miss Grey…..come state?" le scrutava minuziosamente il volto, quasi a voler  studiare la mappa dei lividi giallognoli. 
"Siamo arrivati poc'anzi…Lord Waldegrave ha ritenuto opportuno informarci dell'accaduto ed io…e Sarah non potevamo esimerci dal venire a verificare di persona lo stato della vostra salute" si giustifico', il volto teso dalla preoccupazione. 

"Milord…io vi ringrazio…entrambi, ma non era necessario.." 

"Non lo dite neanche per scherzo. Sapete quanto siete importante per…noi".

Elisa sentì una mano poggiarsi delicatamente sulla sua schiena. 
Avvertì la presenza di Thomas ancor prima di vederlo, era venuto a rivendicare la sua proprietà! 

Si spostò infastidita, non doveva permettergli tutta quella confidenza. 

Thomas era irritato! 
Quando, poco prima, aveva visto Elisa varcare la soglia della stanza,  gli era quasi venuto un colpo. 

Chi l'aveva autorizzata ad alzarsi dal letto? 

Aveva passato le ultime sei notti al suo capezzale, l'aveva curata, le aveva parlato con amore cercando di scacciare i demoni che popolavano i suoi sogni, e adesso era lì che faceva la smorfiosa con Stafford. 

MIO UNICO AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora