CAPITOLO 21

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Elisa si libero' lentamente dalle braccia di Thomas, che le cingevano la vita, cercando di non svegliarlo.

Lui mosse impercettibilmente la testa continuando però a dormire profondamente.

Si guardò intorno notando un catino colmo d'acqua e ci immerse un dito. Era gelida, ma non importava....sentiva il bisogno di provare refrigerio in alcune parti del corpo ancora sensibili e doloranti.

Prese la pezzuola posta lì di fianco e si tampono' come meglio poteva.

Passò in rassegna la stanza cercando di individuare, alla luce delle poche candele che la rischiaravano, i propri abiti.

Li indossò velocemente e raccolse in una treccia la folta chioma ramata e ribelle, gettando ogni tanto uno sguardo verso il letto dove Thomas continuava a dormire.

Il capelli chiari sparsi sul cuscino, il petto scoperto fino alla vita, la postura languida ed il sorriso di chi sta facendo bei sogni.
Prima di uscire dalla stanza, si impresse nella mente la scena poiché sapeva che avrebbe animato e riempito i suoi sogni per gli anni a venire.

Sospirando chiuse la porta alle proprie spalle.

In anticamera indossò il mantello e cercò con lo sguardo l'occorrente per scrivere...lo trovò sopra un secretarie posizionato vicino ad un'alta finestra.

Vergo' le parole che si era ripetuta incessantemente per tutto il tragitto fino a Waldegrave House, mise il cartoncino all'interno di una busta sopra la quale scrisse solo ' Thomas' e la pose, bene in vista, sul tavolo dove avevano cenato poco prima.

Scalza, discese la grande scala che portava all'atrio.
Indossò le scarpe solo una volta fuori dalla casa e dalla vita milord.

Era oramai notte inoltrata ed il freddo, la paura e la consapevolezza di ciò che aveva combinato, le misero le ali ai piedi.

Cominciò a correre rasente i muri delle abitazioni signorili che via via si succedevano.
Era consapevole di attraversare quartieri tranquilli, dai quali i mascalzoni comuni si tenevano alla larga, ma ad ogni angolo le sembrava di scorgere ombre inquietanti e, in men che non si dica, si ritrovo' ansimante e trafelata di fronte alla porta di servizio di Stafford House.

Tirò fuori dalla tasca del mantello, la chiave che aveva occultato prima di uscire.

Entrando in casa tolse di nuovo le scarpe e, pregando di non incontrare anima viva, si diresse verso la propria stanza.

Certa che quella notte non avrebbe chiuso occhio, comincio' a preparare l'esiguo bagaglio che avrebbe portato con se', aprì lo scomparto segreto dove teneva i propri risparmi dopodiché sedette sulla sponda del letto in attesa dell'alba, che non tardò ad arrivare.

Doveva agire in fretta, prima che il personale della casa si svegliasse e soprattutto prima che Thomas si accorgesse del tiro mancino che gli aveva tirato.
Prese la piccola valigia ed il soprabito e scese le scale cercando di non fare rumore.

Arrivata al portone, si girò un'ultima volta per abbracciare con lo sguardo il luogo che rappresentava il porto sicuro al quale sperava di far presto ritorno.

Trattenne il fiato alla vista di Lord Stafford che la fissava furioso dalla cima delle scale.

Discese lentamente non distogliendo mai lo sguardo da lei e, quando le fu di fronte, Elisa poté notare che indossava ancora l'abbigliamento da notte.

Arrossi', imbarazzata per essere stata colta sul fatto, ma soprattutto per la disdicevolezza del momento.

"Miss Grey....ve ne stavate andando alla chetichella senza salutare?".

Aveva le labbra tese in una sorta di sorriso che denotava quanto fosse adirato.

"Milord...dovete perdonarmi, ma non avevo cuore di svegliarvi....

"Riformulo la domanda...dove state andando Miss Grey?" la interruppe bruscamente.

"Milord, avrei voluto dirvelo di persona ma Sarah si è offerta di parlarvi in vece mia....di riferirvi che sto tornando a casa..." terminò la frase sussurrando.

"State tornando dalla vostra famiglia? E perché mai? Non vi trovate bene qui con noi? Oppure lo fate per i motivi che mi avete accennato giorni or sono? ".

"Milord....io....voglio chiudere i conti con tutti coloro che....mi hanno fatto del male in passato, voglio camminare a testa alta e presentarmi al mondo con la mia vera identità" si sentiva in procinto di scoppiare in un pianto a dirotto.

Lui rimase qualche istante in silenzio.

"Tornerete?" le chiese quindi emozionato.

"Si....io....non so quanto tempo ci vorra'...".

"Prendete tutto il tempo che vi occorre e quando tornerete....parleremo" le disse fissandola intensamente.

Elisa fece un cenno di assenso abbassando il capo, improvvisamente a disagio.

"Vi faccio preparare la carrozza".

"Non vi disturbate Lord Stafford...ho prenotato una carrozza pubblica e partira' a breve...ci metto cinque minuti a raggiungere la fermata".

"Bene.." tossicchio' distogliendo
lo sguardo improvvisamente in imbarazzo.

"Fateci avere vostre notizie e...arrivederci" girò le spalle e si congedò.

Elisa uscì dalla casa con la morte nel cuore.

Sarebbe tornata? Non lo sapeva ancora.

Le sarebbero mancati tutti, indistintamente, ma lo stato emotivo in cui versava la costringeva a fuggire e tornare al luogo dove tutto aveva avuto origine, luogo che aveva giurato di non vedere mai più nella vita.

                      ***********

Thomas fu destato da un rumore improvviso proveniente dall'esterno, non riuscì ad identificarlo, ma si avvide della flebile luce che proveniva dalla finestra e realizzò che stava facendo giorno.

Allungò istintivamente il braccio alla ricerca di un altro corpo, disteso vicino, ma trovò soltanto un posto vuoto e oramai freddo.

Si alzò su di scatto, maledicendo l'avventatezza di quella piccola sconsiderata.

Possibile che fosse andata via in piena notte?

Indossò velocemente la vestaglia ed entrò in anticamera nella ridicola speranza di trovarla intenta a consumare la prima colazione.

Il tavolo era stato effettivamente apparecchiato, ma era intonso.

La rabbia dentro di lui crebbe a dismisura....Elisa avrebbe potuto svegliarlo...l'avrebbe scortata fino alla porta di casa...le avrebbe dato un bacio...le avrebbe dato appuntamento per il giorno successivo...perché non voleva passare più un giorno senza vederla.

Ma lei no...aveva fatto di testa sua, come al solito...
Questa volta l'avrebbe punita!
Era la sua donna ora...il suo amore...doveva obbedire a lui e a nessun altro.

Gli cadde l'occhio sul tavolo, al centro del quale troneggiava una busta da lettere con su scritto il suo nome.

MIO UNICO AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora