CAPITOLO 42

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Thomas uscì dalla vasca sbuffando. 

Non gli era chiaro il motivo per il quale Elisa era così evasiva, ma ne era infastidito. 

Si avvolse un telo intorno al corpo e ne tese un'altro per la moglie. 

" Esci amore, non hai detto di aver freddo?" il suo tono era volutamente sarcastico. 

La vide uscire prudentemente dalla vasca con lo sguardo basso, brutto segno quando una donna non ti guarda negli occhi, pensò. 

Nonostante il risentimento però, ammirare il suo corpo dalla pelle lattea e lucido per il bagno appena fatto, era come trovarsi nel corpo di Ulisse richiamato dal canto ammaliatore delle sirene. 

Si avvicinò lentamente scrutando la preda, le avvolse il telo intorno al corpo voluttuoso e se la strinse addosso. 

"Mettiti seduta davanti al caminetto" le sussurrò all'orecchio provocandole la solita increspatura sulla pelle. 

"Vado a prendere una vestaglia nella tua valigia" le disse aiutandola a sedersi sul morbido tappeto. 

Non ci impiego' molto, in quanto il guardaroba di sua moglie era molto esiguo e si ripromise di ampliarlo notevolmente una volta tornati a Chewton. 

La raggiunse e facendole indossare il capo, sedette accanto a lei con le spalle poggiate al sofà  e le gambe nude distese verso il camino. 

Allungò un braccio ad avvolgerle la vita e se la premette contro, baciando la massa di capelli appuntati sul capo. 

"Ora parlami…dimmi che cosa ti angoscia" al suo cenno di diniego, la zitti'. 

"E non farmi credere che non sia nulla di grave…lo leggo nei tuoi occhi, che non è così". 

Lei rimase in silenzio, come a cercare le parole giuste. 

"Ho fatto i complimenti a Caroline per il bellissimo ambiente familiare che è riuscita a creare e…per l'amore che lei e Neal provano l'una per l'altro". 

"E perché questo avrebbe dovuto rattristarti?" continuò ad indagare Thomas, fissando le braci ardenti. 

"Non è stato quello a rattristarmi…però… mi ha fatto notare che legge lo stesso sentimento nei tuoi occhi quando mi guardi". 

Sorrise contento, almeno su un punto concordavano. 

"Mmmm...Ma siamo al punto di partenza" le prese il mento tra le dita costringendola a guardarlo. 

"Cosa ti frulla per la testa?". 

"Thomas io…ho paura che un giorno  ti renderai conto di essere stato troppo precipitoso e rimpiangerai la vita fatta finora… che ti stancherai di me" concluse in un sussurro. 

Lui per tutta risposta le poggio' le labbra sopra le sue e la baciò dolcemente. 

Il bacio divenne più appassionato allorché Elisa aprì la bocca e le loro lingue cominciarono la danza più antica del mondo. 

Si congiunsero per poi allontanarsi e cercarsi di nuovo. 

Si staccarono qualche attimo dopo, ansanti. 

"Credi veramente a quello che hai detto? Perché ti ho appena dimostrato il contrario. Io vivo per te, la tua bocca è il mio ossigeno" le slaccio' la cintura della vestaglia separando i lembi e insinuando le mani all'interno. 

"Il tuo corpo è lo strumento che voglio suonare per tutta la vita e che attualmente contiene tutta la nostra vita" le pose una mano sopra un seno. 

"Il tuo cuore mi appartiene, così come il mio appartiene a te da sempre e per sempre…come puoi affermare che io possa rinunciare a tutto questo?". 

Lo sguardo ferito di Thomas, la sconvolse. 

Non era quello il suo scopo, non voleva che lui la credesse crudele, ma la paura di soffrire come in passato la rendeva insicura. 

Thomas si alzò in piedi tirandosi dietro anche lei, lo sguardo ancora cupo, la prese in braccio dirigendosi verso il letto. 

"Permettimi di dimostrartelo ancora…" la depose sulle lenzuola profumate di bucato e si tolse il telo. 

Si sdraio' accanto a lei togliendole la vestaglia e cominciando ad accarezzarla e ad amarla come solo lui poteva fare.

 

L'alba li trovò ancora avvinghiati l'uno all'altra con Thomas che, svegliatosi per primo, ammirava serio il profilo della moglie. 

Possibile che fosse così insicura riguardo al loro futuro? 

Aveva cercato di rassicurarla in tutti i modi e nonostante ciò… 

Si scrollo' di dosso il senso di frustrazione, aveva molti anni per dimostrarle quanto fossero veri i suoi sentimenti, ora era tempo di tornare a casa. 

Le baciò il nasino poi gli occhi, ancora serrati dal sonno, e poi la bocca atteggiata ad un broncio per il fastidio che le stava provocando. 

Sorrise nel vedere i due laghi verdi e languidi aprirsi lentamente e fissarlo a loro volta. 

"Milord…sei al corrente che una donna gravida ha bisogno di molte ore di sonno?" gli disse con la voce impastata dal sonno. 

"E la donna in questione ha presente che il marito non può fare a meno di perdersi nei suoi splendidi occhi?". 

Elisa lo scruto' a lungo notando le lievi occhiaie e le increspature intorno agli occhi che non inficiavano minimamente la bellezza e la virilità del suo volto. 

" Non hai dormito bene, amore mio? "

" Con te accanto dormire diventa quasi impossibile" rise stringendola a se. 

"Ad ogni modo ho approfittato del tempo concessomi dalla veglia per programmare il ritorno a casa...nella nostra casa" aggiunse emozionato. 

"Prima dobbiamo portare Sarah da suo padre, non esiste che la faccia viaggiare da sola con voi uomini". 

"Ma il viaggio risulterebbe troppo lungo per te e nelle tue condizioni…".

"Sono incinta Thomas non malata e il nostro bambino ha dimostrato più di una volta di essere fortemente attaccato alla vita…ti prego, faremo molte soste così potrò riposare" lo supplico' notando lo sguardo contrariato. 

La resa arrivò, inevitabile. 

"Sarò mai in grado di negarti qualcosa mia contessa?" lo chiese più a se stesso che a lei. 

La baciò delicatamente. 

"Essia…partiremo domani in mattinata. Oggi potrai goderti tua sorella, non ti importunero', ma da domani sarai tutta mia" la baciò di nuovo, non riusciva a fare a meno del nettare delle sue labbra. 

La giornata trascorse velocemente, gli uomini erano stati trascinati da MacCallan a visitare i magazzini stipati di merci di ogni genere pronte per essere imbarcate. 

Le donne erano rimaste a casa ad accudire i bambini e ad ammirare i ricami che Caroline confezionava nel poco tempo che aveva a disposizione. 

Nel pomeriggio si recarono nella nursery  per far riposare i bambini ed Elisa rimase ammaliata di fronte alla disposizione dei lettini e dei giochini in legno. 

Immagino' i figli suoi e di Thomas nella stessa stanza, lei che rimboccava le loro coperte, il papà seduto sul folto tappeto che disponeva i soldatini di legno per far apprendere al figlio le prime rudimentali nozioni militari… 

Un'ondata di emozione la scosse fin nel profondo del cuore e l'esserino dentro di lei parve muoversi per ricordarle che molto presto avrebbe tramutato il sogno in realtà. 

Caroline la toccò su un braccio facendola tornare con i piedi per terra. 

"Vieni…gli uomini sono tornati e ci stanno reclamano a gran voce". 




MIO UNICO AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora