CAPITOLO 11

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H E L E N

Helen chiuse il portone alle sue spalle, consapevole che Thomas fosse in strada e la stesse osservando.

Rilascio' tutta l'aria trattenuta fino a quel momento e si poggio', stremata, al battente. Era angosciata, confusa, arrabbiata, come aveva osato...?

Come aveva potuto trattarla da donna...perduta!

Pensava si fosse concessa a Lord Stafford? Non poteva che essere più lontano dalla verità.

Lei aveva bramato, agognato fin da piccola, di appartenere ad un solo uomo...e quell'uomo l'aveva annientata ancora, di nuovo!

Si staccò stancamente dal portone, la consapevolezza di essere stata messa con le spalle al muro, la colpì al petto togliendole il fiato.

Non aveva alternative, doveva preparare un bagaglio e lasciare nottetempo la sua famiglia.

Non avrebbe ceduto al ricatto....
Lord Stafford meritava di avere al suo servizio personale integerrimo e Sarah...cara Sarah...le avrebbe scritto una lunga lettera, chiedendole perdono e diffidandola dal frequentare ancora Waldegrave.

Persa nei suoi pensieri non si avvide della presenza del maggiordomo, materializzatosi di fronte a lei.

"Miss Derby...siete tornata?" la sua espressione, di solito imperturbabile, tradiva uno stato d'ansia.

"Mister Pearson...perdonatemi, non vi avevo veduto".

"Milord ha chiesto ripetutamente di voi, era molto....alterato e milady...non ha voluto mangiare nulla finché voi non foste tornata"

Helen capì dal tono angosciato dell'uomo, che, causa la sua assenza, doveva esserci stato un piccolo cataclisma. Sapeva di essere stata in quegli anni, un pilastro per quella famiglia, come sapeva che, presto, avrebbe dato loro un grande dolore. La sua partenza li avrebbe destabilizzati, ma non poteva fare altrimenti.

"Dove si trova in questo momento Lord Stafford?" chiese in un sussurro, a Sarah avrebbe pensato in seguito.

"Vi sta attendendo in salotto".

Con un cenno del capo si congedo' da lui apprestandosi a seguirne le direttive.

Bussò prima di entrare.

Milord era in piedi di fronte al camino, lo sguardo rivolto alla fiamma, le mani giunte dietro la schiena.

Si volto' lentamente a guardarla, il volto tirato.

"Miss...Grey, avete disobbedito ad un mio preciso ordine" esordì adirato.

Helen abbassò lo sguardo, colpevole.

"Vi chiedo di perdonarmi milord...avevo lasciato detto a Pearson.."

"Non mentite!" si avvicinò guardandola con gli occhi stretti a due fessure.

"Esigo di sapere dove siete stata!"

Helen non lo aveva mai visto così alterato. Ne fu intimorita.

Ma non poteva rivelargli la verità, non avrebbe sopportato il biasimo e la riprovazione che avrebbe scorto sul suo volto. Voleva andarsene lasciando un buon ricordo.

"Lord Stafford, mi scuso di nuovo per aver disobbedito, ma ribadisco che dovevo fare delle commissioni e...non ricordavo che mi aveste vietato...suvvia sono stata sempre libera di andare e venire..." Helen era in difficoltà e consapevole dello sguardo colmo si scetticismo che lui le stava rivolgendo, ma non demorse, guardandolo dritto negli occhi.

Stafford se ne uscì con un gran sospiro.

" Helen...Elisa, sono molto deluso, devo ammetterlo. Pensavo che avessimo raggiunto un accordo, che vi fidaste di me. Ma allo stesso tempo, vi rispetto troppo per pensare che, qualsiasi cosa abbiate fatto in questo lasso di tempo, non sia lecita".

Il tipo di rispetto che Helen avrebbe voluto da un'altra persona!

"Milord vi ringrazio...immensamente..." provava disagio nel continuare a mentire ad una persona che le mostrava, ancora una volta, cosa fosse la lealta'.

"Ora, se permettete, vorrei far visita a vostra figlia...mi è stato riferito che era in uno stato di agitazione a causa della mia assenza" non riusciva a guardarlo negli occhi ben sapendo che forse era l'ultima volta che si parlavano.

Aveva paura che dalla propria voce trapelasse il senso di sconforto e di disperazione che la pervadevano in quel momento.

Lui assenti' e le diede le spalle, ma non prima che Helen notasse la delusione dipinta sul suo volto.

Fuggì quasi, oltrepassando la soglia e chiudendo la porta dietro di sé.

Avanzo' lentamente per tornare nell'atrio dal quale partiva la scalinata che portava ai piani superiori, dove erano situate le stanze da letto.

Sali' i gradini, tenendosi al corrimano.

Le tremavano le gambe al pensiero di dover affrontare quella che per lei, era a tutti gli effetti una figlia.

Busso' tre volte prima che una flebile voce le ingiungesse di entrare.

Sarah era seduta sul letto e, non appena la vide, volo' letteralmente tra le sue braccia.

"Oh cara....ma dov'eri? Papa' era impazzito, ha ordinato a tutti di venirti a cercare ed io.." cominciò a singhiozzare.

"Ho avuto tanta paura".

Elisa la strinse forte, come quando era bambina, cercando di trasmetterle tutto l'amore che nutriva per lei.

Un abbraccio che sapeva, però, anche di tradimento e menzogna e di cio' si rammaricava.

"Vostro padre ha fatto preoccupare tutti inutilmente. Avevo lasciato detto dov'ero...."

Lei sorrise mesta.

"Mio padre, ultimamente, si comporta in modo bizzarro....questa sera in particolar modo...era...come posso dire..un leone in gabbia" la guardo' con sospetto.

"C'è qualcosa che devo sapere Helen? Mi state per caso nascondendo qualcosa?".

La piccolina era molto arguta!

Elisa dissimulo' il disagio dietro un sorriso di circostanza.

"Credo che vostro padre sia in ansia per la faccenda di Waldegrave" azzardo' quel nome.

L'espressione estasiata di Sarah, le dette tutte le risposte che cercava.

"Oh Helen...non riesco ancora a crederci...un uomo così bello, ammodo e colto...è intenzionato a corteggiarmi. Sono talmente emozionata che il cuore pare scoppiarmi nel petto".

"Avete dimenticato due aggettivi milady....libertino e dissoluto" la disperazione trapelava dalla sua voce quando parlò di nuovo.

"Vi prego Sarah...pensateci bene...vi farà del male, vi ferira'...tipi del genere non cambiano..ti fanno toccare il cielo con un dito per poi gettarti all'inferno" termino' quasi sussurrano.

Lei le prese entrambe le mani tra le sue.

"Non ti preoccupare, mi conosci e sai quanto sono logorroica e testarda. Lo faro' cambiare...si innamorera' a tal punto di me, che le altre non esisteranno" disse convinta.

Povera piccola ingenua! Non poteva sapere a quale delusione stava andando incontro.

Poi disse la frase che fece crollare gli ultimi baluardi di Elisa.

"Poi avrò te e papà che mi supporterete e consiglierete..con voi vicino non ho paura di nulla" e le diede un bacio sulla guancia.

Una mazzata sul capo non avrebbe fatto così male, quanto la consapevolezza di non poterla abbandonare al suo destino.


MIO UNICO AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora