CAPITOLO TRENTOTTO

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La pioggia cade lenta sbattendo dolcemente sul vetro della finestra, la calda coperta di lana riscalda il mio corpo mentre guardo la TV sul letto, sono ancora le quattro, Jacob dovrebbe passare a prendermi alle otto e le ragazze arriveranno a breve per prepararmi all'appuntamento. «Luna, scendi» urla mio cugino dal piano di sotto, mi alzo dal letto controvoglia avvolgendo meglio la coperta al mio esile corpo. Scendo e trovo James, Liam, Jacob e Dylan sul divano che giocano alla play, «che vuoi?» domando attirando la loro attenzione, sento il suo sguardo bruciarmi addosso mentre percorre ogni millimetro del mio corpo con i suoi occhi verdi. «Ci prendi le birre nel frigo?» dice Liam continuando a giocare mentre Jacob ridacchia per il modo in cui sono vestita, «alzate il culo e andatevela a prendere» affermo sedendomi sul bracciolo della poltrona su cui è seduto Smith, i ragazzi sbruffano e uno di loro si alza per prendere da bere, «ne voglio una anch'io» grido per farmi sentire. «Ti stanno bene i capelli» dice Jacob sorridendomi, «la devi vedere con il vestito addosso, lí le salterai letteralmente addosso» aggiunge Mia entrando in salotto accompagnata dalle altre. «Confermo. Diventerei etero per lei» dice Dylan facendomi l'occhiolino e scoppiando a ridere, Jacob mi segue con lo sguardo fino a quando non scompaio nel corridoio del piano superiore accompagnata delle mie amiche. Ieri, alla fine, occhi verdi è riuscito a convincere le ragazze che vedermi poco prima di uscire non sarebbe stata la fine del mondo e così mi è piombato in casa con la scusa di dover stare con James. Ho un po' paura per stasera, non ho mai avuto un vero e proprio appuntamento e mi rende strana doverne affrontare uno, soprattutto ora, dopo tutto quello che è successo. Finita la doccia mi asciugo e indosso l'intimo e il vestito che ho comprato ieri, quest'ultimo arriva sopra il ginocchio, ha le maniche lunghe, è molto attillato e di colore nero: mette in mostra le mie forme e risalta la mia carnagione chiara. Le ragazze mi piastrano i capelli e mi truccano con un po' di mascara e del rossetto scuro, metto i tacchi neri e indosso il cappotto. Poco dopo essermi finita di preparare mi arriva un messaggio da Jacob dove mi dice di scendere, sento già l'ansia prendere il possesso di me. «Sei bellissima» dice appena mi vede aprendomi lo sportello della macchina sulla quale mi aspettava poggiato, lui indossa una camicia bianca, la giacca e i pantaloni neri. É semplicemente bellissimo, sembra un dio greco. «Grazie, anche tu non scherzi eh» gli dico sorridendogli e mettendomi comoda sul sedile di pelle. Iniziamo a parlare mentre ci dirigiamo al ristorante scelto da lui e, d'un tratto, mi prende la mano e la intreccia con la sua posandola sul cambio, sorrido involontariamente sentendo un brivido lungo la schiena e una strana morsa alla bocca dello stomaco. Arriviamo al locale e assieme a Jacob entriamo e ci sediamo al tavolo che aveva prenotato, tutto sommato il posto non è male: ne troppo elegante ne troppo casual, esattamente come gliel'ho descritto quella volta sul treno. «Ti piace?» mi chiede mentre sfogliamo il menù, «è semplicemente magnifico» gli sorrido dolcemente. Quando il cameriere si avvicina a noi Jacob mi prende possessivamente la mano con fare geloso, inutile dire che se non ci fosse lui davanti a me mi metterei a gridare e a saltellare per tutto il locale a causa dell'emozione. «Cosa vi porto?» «Per me un piatto di pasta Shiattal» dico continuando a sorridere come un'ebete mentre guardo il ragazzo dagli occhi verdi che stringe sempre di più le presa sulla mia mano, «anche per me e una bottiglia di prosecco» afferma guardando male il cameriere che, una volta segnata l'ordinazione, sparisce.
«Calmati, sta facendo solo il suo lavoro» mormoro quando il ragazzo va via, mi guarda storto sussurrando: «ti stava guardando troppo». Arrossisco violentemente, ma mi riprendo velocemente dicendo: «modestamente sono bellissima, ma resta da considerare il fatto che a me non piace e che ho occhi solo per una persona in questo momento», si acciglia cercando di nascondere un sorriso. «E chi sarebbe questa persona?» «Forse lo conosci: è un coglione che gioca a basket, molto amico di mio cugino, è dannatamente bello, mi ha portato a mangiare in questo bellissimo ristorante e stava per fare una scenata di gelosia perché il cameriere mi ha chiesto cosa volessi mangiare. Non so se hai presente» «Mi trovi dannatamente bello?» «Non sai quanto» gli sorrido e nei suoi occhi vedo passare una strana scintilla.

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