CAPITOLO DUE

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La sveglia suona alle 7:30 svegliandomi. Per quel che so devo prendere un aereo, ma non ho la più pallida idea di dove mi porterà o a che ora partirà. Mi alzo dal mio caldo letto e cammino sul freddo parquet di legno scuro fino ad arrivare in bagno. Faccio una veloce doccia fredda evitando di bagnarmi i capelli. Esco dal box e mi asciugo per poi truccarmi leggermente. Raccolgo i miei lunghi capelli blu in una crocchia disordinata e indosso i vestiti preparati la sera prima: una felpa corta della Thrasher nera, un jeans nero con vari strappi sparsi che lasciano intravedere le calze a rete e le Nike bianche. Metto l'orologio al polso e sistemo il septum, spruzzo un po' di profumo e prendo i documenti per poi scendere al piano di sotto. In cucina trovo mamma intenta a fare i pancakes con la nutella mentre papà legge il giornale. Mi siedo a tavola senza dire niente ed inizio a leggere i vari messaggi che mi sono arrivati. Mamma mi porge un piatto con la colazione e poggia davanti a me una busta, la apro e, come immaginavo, dentro trovo il biglietto dell'aereo. «Andrai a vivere con tua zia a Detroit» dice mio padre e mi va quasi di traverso il pezzo di pancakes che avevo in bocca. «Ma sono quattro ore e mezzo di aereo!» protesto, non posso crederci. «É per il tuo bene tesoro» continua mia madre. «Il mio bene? Se stesse facendo qualcosa per il mio bene mi avreste aiutata prima facendomi parlare con un professionista, non facendomi trasferire dall'altra parte dello stato!» sbraito innervosita. «Ormai la decisione è stata presa. Un taxi ti sta aspettando qua fuori- risponde mia madre. «Non avete neanche la decenza di accompagnarmi in aeroporto, mi fate schifo.», prendo le valige ed esco di casa senza farmelo ripetere due volte.

Il taxi mi lascia davanti l'aeroporto, fortunatamente quei due avevano già pagato il passaggio e non ho dovuto sborsare nulla. Entro nel grande edificio e mi dirigo a fare i vari controlli. In poco tempo mi ritrovo in una sorta di "sala d'attesa" piena di gente. Riesco a trovare un posto a sedere accanto ad un ragazzo, molto carino, che sta parlando al telefono. Più che parlare sembra che stia litigando con la persona all'altro capo del telefono, ma poco mi interessa la conversazione e decido di ascoltare un po' di musica. Prendo le cuffie e faccio partire la playlist. Poco dopo sento la comunicazione che annuncia l'imbarcazione del mio volo. Mi alzo dalla sedia, caccio le cuffie, prendo la valigia e il biglietto dirigendomi verso la fila per salire sull'aereo. Il ragazzo che era seduto accanto a me mi viene addosso facendomi cadere la valigia a terra. 

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