CAPITOLO DODICI

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È quasipassata un'ora e siamo ancora in giardino. Come immaginavo Dylan è davverodolce e disponibile ed io sono riuscita a calmarmi un po', ma le parole diJacob non smettono di ronzarmi in testa. È un chiodo fisso. «Ti senti meglio?»mi chiede Dylan sorridendo, il che fa sorridere un po' anche me. «Sto meglio.Grazie.» gli rispondo abbracciandolo timidamente. «Immagino tu non vogliaentrare e stare con gli altri, quindi, se ti vai a cambiare, potremmo andare aprendere un gelato e ti potrei presentare il mio ragazzo.» mi piace ilfatto che mi capisca, probabilmente non è stato facile per lui ammettere diessere gay o di mostrarlo pubblicamente. Ha una grande forza e tutta la miastima. Annuisco e mi alzo dalla sdraio per andare in camera mia, entronella stanza e mi dirigo verso la cabina armadio. Prendo un jeans largo pienodi strappi, un top nero e le jordan. Mi vesto velocemente ed esco dalla stanza,ho ancora gli occhi rossi e gonfi, il correttore non è riuscito a coprirepraticamente nulla, ma poco mi interessa. Mi avvicino alle scale per scendere,ma mi scontro contro qualcuno. Sono attaccata al petto muscoloso e possente diJacob dal quale mi stacco schifata mentre lui mi osserva preoccupato. «Tuttookay? Perché hai pianto?» domanda dolcemente accarezzandomi i capelli, al suotocco mi scosto bruscamente guardandolo male. Non può seriamente chiedermi sesto bene o perché ho pianto dopo avermi detto tutte quelle cose. «Innanzitutto,non toccarmi e poi, soffri di bipolarismo o robe simili? Se ti serve ti possoconsigliare un buono psicologo» dico seria. «Non dicevo sul serio prima, erosolo arrabbiato e quelle cose non le penso veramente.» «Se le hai dette vuoldire che un minimo le pensi e se hai concordato con quella gallina stamattina,dandomi della "puttanella", vuol dire che ai tuoi occhi sembro unafacile che la dà al primo che passa. Quindi il "non le pensavoveramente" mettitelo tu sai dove. Ah, e ti giuro che se dici ancoraqualcosa sul mio migliore amico, ti faccio fare una brutta fine, non te ne devefregare un cazzo né di lui e né di me.» dico fredda cercando di sorpassarlo, malui mi si piazza nuovamente davanti. «So cosa è successo a Nicholas, ne stavaparlando tua zia con James, ed ho sbagliato a tirarlo in ballo prima, ma nonpotevo fartela passare liscia. Hai picchiato la mia ragazza, cosa avrei dovutofare? Dirti grazie e mandarti un mazzo di rose?» Chiunque abbia dato unoschiaffo, o qualsiasi altra cosa, a quella ragazza ha tutto il mio appoggio. «Ioe la tua fidanzata non ci siamo più viste dopo che sono scesa dalla macchina.»affermo in tono difensivo. A me quella ragazza non la conta giusta. «Oh, dici sul serio? Perché lei mi ha detto che tu l'hai... bhe, picchiata» diceleggermente imbarazzato, probabilmente sì sta rendendo conto di quant'è assurdaquesta storia. «Ti ripeto, io non ho fatto un cazzo, si sarà inventata tuttoperché è una maniaca del cazzo in cerca di attenzioni. Se non vuoi credermi nonme ne frega un cazzo, sei tu che stai con una pazza psicopatica che si inventache si inventa che l'hanno picchiata. Detto ciò, se ti levi dai coglioni possouscire, altrimenti viene considerato sequestro di persona.» dico cerco dichiudere la conversazione per uscire con Dylan. Questo ragazzo mi renderà lavita un inferno.

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