CAPITOLO QUARANTASETTE

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Il tempo vola e dopo quasi un mese dall'arresto di Harris è già, quasi, arrivato il Natale. È stato un mese davvero pesante tra compiti in classe, litigi insensati con Jacob e la rottura di Dylan e Christian. Quest'ultimi, in realtà, sono ancora molto innamorati l'uno dell'altro malgrado loro continuino a dire che si sono lasciati perché la loro relazione si stava "raffreddando" notevolmente, ma tutti sappiamo che a breve torneranno come una settimana fa: a fare i fidanzatini perfetti in giro per Detroit.
«Questa la porti?» mi chiede Zoe distraendomi dai miei pensieri con protagonisti gli ultimi mesi vissuti. Stiamo facendo le valige per andare nella casa in montagna di Liam che ci ospiterà per le vacanze di Natale, ovviamente verranno anche i ragazzi e quelle stupide delle mie amiche. La mora mi guarda tenendo in mano una gonna bordò un po' vintage che avevo comprato con mia zia a Los Angeles, annuisco rispondendo alla sua domanda e continuo a mettere le ultime cose in valigia. «Cosa hai regalato a Jacob?» mi domanda dopo un paio di minuti passati in silenzio. «Sono riuscita a farmi dare dei biglietti per vedere i Lakers. Sono i posti migliori che ci siano, tipo dove si siedono le celebrità per vedere le partite, ne ho comprati due: uno per me e uno per lui, ma non penso porterà me a vedere la partita» rispondo un po' triste al pensiero che lui ce l'abbia ancora con me, chiudo il beauty che avevo in mano e lo poggio distrattamente sulla valigia. «Avete litigato di nuovo? Sai che se ne sarà già dimenticato, sta tranquilla.» «Zoe, sono quasi due giorni che non si fa vivo. Ho provato a parlagli chiedendogli scusa, ma non è servito a nulla a quanto pare» affermo chiudendo definitivamente la valigia. «Cos'è successo di tanto grave?» «Beh... Ha scoperto che alcuni ragazzi di Los Angeles mi hanno mandato un pacco pieno d'erba e che io ne ho fumato un po' assieme a Dylan che, tra l'altro, si era appena lasciato e stava davvero male. Ho provato solo a farlo rilassare e gli ho fatto compagnia, faceva anche schifo, si sentiva che non era buona» cerco di sdrammatizzare, ma inutilmente visto che mi becco solo un'occhiataccia da parte della mia migliore amica. Mi guarda un po' delusa ed io di rimando abbasso lo sguardo. Mi sento una tale stupida. «Luna, eri uscita da tutta quella merda» mi rimprovera cercando il mio sguardo che rimane fisso verso il muro «Lo so, sono una cogliona, me l'ha già detto Jacob, non c'è bisogno che me lo ricordi pure tu. È stato un momento di debolezza, ero stressata a causa della scuola e del processo, non dovevo cadere tanto in basso, ora se non ti dispiace vado a fare due passi» affermo freddamente prendendo la giacca e uscendo dalla stanza senza dare il tempo a Zoe di ribattere. Prima di uscire definitivamente da casa sento le voci dei ragazzi e della mia migliore amica chiamarmi, ma senza dargli peso esco dalla porta di ingresso dirigendomi verso un parco lì vicino.

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