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CAPITOLO QUARANTUNO

È ormai passato anche questo fine settimana ed è, di conseguenza, arrivato lunedì. Oggi tutta la scuola scoprirà la relazione tra me e Jacob, sono un po' agitata, ma non perché ho paura di quello che dirà la gente, ma perché semplicemente non voglio essere posta al centro dell'attenzione, è una cosa che odio. Jacob mi ha ripetuto più volte di non preoccuparmi e che qualsiasi pettegolezzo verrà creato non avrà problemi a prendere a calci in culo chiunque provi ad aprire bocca a riguardo, come ogni mattina mi è passato a prendere davanti casa ed ora stiamo varcando l'ingresso della scuola con tutti gli occhi puntati addosso. «Sta tranquilla, ci sono io» mi sussurra dolcemente all'orecchio mentre strige la mia mano, iniziamo a camminare ed arriviamo al mio armadietto, quando lo apro la pagina di un giornale cade ai miei piedi.
"Matthew Harris, accusato dello stupro di Luna McCall, è stato rilasciato su cauzione dopo quasi un mese in un carcere penitenziario della zona" dice l'articolo e le lacrime iniziano a scendere interrotte lungo il mio viso, non posso credere che sia fuori. Jacob mi guarda preoccupato mentre stringo tra le mani quel maledetto foglio di carta, me lo strappa di mano e legge velocemente la notizia citata per poi tirare un pugno contro un armadietto facendomi sussultare. «Fanculo» mormora nervoso tra i miei capelli mentre mi stringe forte al suo petto lasciandomi sfogare, mio cugino ci raggiunge correndo poco dopo accompagnata dagli altri. «Luna, andrà tutto bene. Qualsiasi cosa voglia fare quel maniaco prima dovrà passare sul mio cadavere» afferma Zoe, le sorrido leggermente cercando di rassicurarla, ma torno subito a piangere mentre, con la coda dell'occhio, vedo Liam attirarla a sé e accarezzandole leggermente i capelli. «La signorina McCall è attesa nell'ufficio della preside» comunica la segreteria dal megafono della scuola, mi allontano dai miei amici e dal mio ragazzo avviandomi verso l'ufficio, arrivo velocemente davanti la porta e busso entrando solo dopo aver sentito un "avanti". Mi siedo in una delle sedie poste davanti la scrivania e attendo che la preside inizi a parlare, «signorina McCall abbiamo saputo del rilascio di Harris. Come ben sa la nostra scuola è molto aperta e apprensiva con gli studenti e cerca il più possibile di farli sentire protetti e a loro agio, visti gli ultimi avvenimenti abbiamo pensato che magari possa sentire la necessità di parlare e sfogarsi su quello che è accaduto, con uno psicologo, o con qualcuno, esperto, che possa aiutarla» dice guardandomi con occhi colmi di compassione, le faccio pena. «Mi corregga se sbaglio, mi sta dicendo che ora che Harris, il mio stupratore, è stato rilasciato su cauzione io debba consultare uno psicologo per assicurarvi che la mia sanità mentale è stabile?» La preside mi guarda cercando le parole giuste, apre la bocca per rispondere, ma la precedo continuando a parlare. «Mi scusi, ma dopo essere stata in terapia con un gruppo di supporto, per quasi due mesi, e avervi fornito i certificati, da voi stessa controllati, i quali attestavano che ero in grado di tornare a scuola e continuare la mia vita da studentessa come una volta, non mi sembra necessario consultare uno psicologo. Ho superato la faccenda, l'unica cosa che voglio in questo momento è godermi la mia vita come ho sempre fatto, per quanto riguarda Harris c'è l'obbligo legale di una distanza di circa 10m, firmata dal giudice durante il processo.
Apprezzo la vostra preoccupazione, ma non ho bisogno di uno strizza cervelli che mi assicuri che sto bene. Se non le dispiace ora dovrei andare a lezione, arrivederci», esco dall'ufficio dirigendomi verso la palestra nella quale si sta allenando Jacob, ho bisogno di lui.