CAPITOLO VENTISETTE

476 14 1
                                    

Sono passati diversi giorni, forse più di una settimana, da quando sono andata a casa di Matthew, mi ha mandato diversi messaggi, ai quali non ho risposto. Odio sentirmi così spaventata da una persona e avere la costante paura che mi possa fare qualcosa da un momento all'altro, ma fortunatamente sono più le persone che mi vogliono bene che quelle che vogliono farmi del male a circondarmi. Con Jacob sta andando sempre meglio: tutti i giorni viene a portarmi i compiti, mangia con me in camera e mi fa compagnia durante il pomeriggio. Ovviamente ha continuato a chiedermi di quel giorno, di cosa fosse successo, ma non gliel'ho mai detto; l'ho detto solo a Zoe che mi ha suggerito di sporre denuncia. Sono stata più di una settimana chiusa in casa, ho pensato molto al perché di quel comportamento, del perché proprio a me, ma non ho trovato alcuna risposta. Non faccio altro che pensare a quello che è successo: alle sue mani sul mio corpo, al suo sguardo che si illuminava quando lo supplicavo di lasciarmi stare e alla sua voce scocciata e infastidita quando gli ho detto che me ne andavo. «Hey principessa, ti ho portato il pranzo» ed ecco Jacob, che come tutti i giorni, mi porta il pranzo per poi mangiare con me; scaccio i brutti pensieri e presto attenzione solo al ragazzo davanti a me. «Grazie» dico sorridendo, «è successo qualcosa oggi? Mi hanno detto che ti stavano per sospendere» continuo a dire mentre prendo l'insalata dalla busta. «É venuto Harris a scuola, credo che ti stesse aspettando, appena mi ha visto mi ha chiesto dove fossi, poi ha iniziato a raccontare stronzate e l'ho preso a pugni. Non mi hanno sospeso perché eravamo fuori dal cancello.» «Che ha detto?» «Non te lo voglio dire, non voglio che le cose tra voi peggiorino» dice Jacob poco convinto, così decido di insistere e dopo avergli fatto gli occhi dolci lo convinco. «Okay, okay te lo dico, ma non guardarmi in quel modo», sorrido vittoriosa spronandolo a continuare; «Ha detto che avete scopato, che gli avevi chiesto di rifarlo ancora e che oggi era venuto per questo, ti ha dato della troia dicendo che eri così disperata che l'avresti data al primo che ti fosse passato davanti. Io ho perso la pazienza e l'ho picchiato». Non dico nulla, abbasso lo sguardo iniziando a fissare il piatto davanti a me, ma d'un tratto ritrovo la voce e riesco a dire: «devo dirti una cosa» attiro così la sua attenzione continuando a tenere gli occhi bassi che pian piano si riempiono di lacrime. «Dimmi, ti ascolto», gli racconto quello che è successo a casa di Matt sperando che dopo di ciò non faccia cazzate e che non vada a spaccargli la testa.
«Io lo ammazzo quel figlio di puttana, come cazzo si è permesso a fare una cosa del genere» dice Jacob incazzato come non mai, non volevo cacciarlo in questo casino. «Zoe ha suggerito di denunciare, ma non sono sicura di volerlo fare, non mi crederebbe nessuno» «Luna, Cristo Dio, ti stava per violentare, si merita di morirci in prigione. Se vuoi ti accompagno alla stazione di polizia assieme a Zoe» dice lui un po' più calmo, «penso che prima parlerò con lui, mi ha chiesto più volte di vederci in questi giorni perché mi deve parlare, vedo cos'ha da dirmi e poi decido.» «Quindi, lo vuoi lasciare prima di denunciarlo?» «Non stiamo insieme, voglio solo vedere cosa vuole». Jacob si avvicina a me guardandomi negli occhi per poi stringermi forte al suo petto, «io ti starò vicino sempre».

Different Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora