CAPITOLO QUATTRO

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Mi sveglio di colpo a causa del solito incubo, poco prima dell'atterraggio. Credo di aver dormito più oggi che negli ultimi tre giorni. Dopo essere scesa dall'aereo ed aver fatto la stessa routine fatta prima della partenza, esco finalmente dall'aeroporto, Decido di prendere un taxi per andare a casa di mia zia, mi aveva già avvisato tramite messaggio che non avendo la macchina non sarebbe potuta venuta. In poco tempo arrivo davanti a quella che dovrebbe essere la casa di mia zia. Una villa a due piani con tanto di piscina mi si presenta davanti in tutta la sua maestosità. Suono al citofono e una donna, molto giovane dai corti capelli biondi, mi invita ad entrare comunicandomi che la zia mi stava aspettando in cucina. Lascio le valigie davanti alle scale e vado in cerca della zia Kate. La casa è come la maggior parte delle ville americane che vengono descritte nei libri e che si vedono nei film: prevalgono i colori chiari, ogni stanza è molto grande e particolarmente luminosa, merito delle grandi vetrate presenti nelle varie stanze. La cucina e la sala da pranzo sono unite, a separarle c'è una colonna di marmo bianco abbinato alla penisola. Non posso credere di essere passata così in fretta dall'abitare da un semplice appartamento a una villa enorme. «Oh, cara sei arrivata! Stavo impastando la pizza per questa sera. Com'è andato il viaggio?» mi domanda zia Kate tutta sorridente. «Tutto bene zia, non vedo l'ora di mangiare la tua pizza, non sai quanto mi è mancata» rispondo ridacchiando. Io e la zia abbiamo sempre avuto un bel rapporto, ma quando si è trasferita qui abbiamo un po' perso i rapporti. «Dimmi un po', come sta Nicholas? State ancora insieme?» «Ehm lui... lui è morto, l'anno scorso», una lacrima scende lungo il mio viso mentre l'espressione di Kate cambia drasticamente: dal sorridente e felice per l'arrivo della nipote all'insieme di stupore e dispiacere. Mi abbraccia di colpo iniziando ad accarezzarmi i capelli. «É per questo che i tuoi ti hanno mandata qui?» chiede guardandomi negli occhi. Decido di raccontargli la completa verità, tutto ciò che è accaduto dalla morte di Nicholas. La zia non mi giudica per quello che ho fatto, anzi, in un certo senso mi capisce e mi consola cullandomi tra le sue esili braccia.

Dopo lachiacchierata con la zia sono andata nella mia camera per disfare i bagagli eper sistemare la stanza a mio piacimento. Ad un tratto la porta vienebruscamente aperta rivelando la figura del mio amato cugino. «Hey Luna, mi seimancata un sacco» dice abbracciandomi. «James, mi sei mancato tanto anche tu»dico ricambiando l'abbraccio. «Non so se zia te l'ha detto, ma saremo a scuolainsieme» mi riferisce sorridendo. Che sollievo. «Comunque, di sotto ci sono imiei amici, se vuoi puoi stare un po' con noi. Resteranno anche a cena, faicome vuoi, noi siamo in soggiorno a giocare» continua a dire sorridendomi. «Oravedo, devo ancora finire di mettere a posto» gli spiego indicando le ultimecose che mi sono rimaste sul letto. Annuisce ed esce dalla stanza. Chissà comesaranno i suoi amici...

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