sessantatre

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-Luna, che ti prende?- mi chiede preoccupata Zoe scuotendomi leggermente dalla spalla. Sto continuando a fissare il display del mio telefono con un'espressione scioccata in volto. Non mi preoccupa più di tanto che i miei scoprino che sono qua e che mi sposterò da casa a casa per non farmi rimandare a Los Angeles, ma il fatto che qualcuno ci stia "spiando".
Scosto delicatamente la tenda bianca e guado fuori dalla finestra la strada e il giardino, a parte dei bambini che giocano a campana non c'è nessun altro. -Mi dici che ti prende- mi chiede la mia migliore amica con un tono di voce più alto, non le rispondo e le passo semplicemente il telefono. Sbianca. -Chi è stato?- domanda balbettando leggermente, non l'ho mai vista tanto preoccupata. -Non lo so, ma dobbiamo dirlo agli altri-, Zoe annuisce e mi passa il telefono per parlare con Jacob, -Jacob, dovete venire qua. Mi è arrivato un messaggio da numero sconosciuto dove c'era, allegata, una foto appena scattata mia e di Zoe-. Lo sento sussultare leggermente, -non urlare però, stiamo arrivando- dice e poi chiude la chiamata. Mi siedo sul letto con le mani nei capelli, è solo colpa mia se ora siamo in questo casino è solo colpa mia. Il suono del mio telefono che segna l'arrivo di un nuovo messaggio mi fa distogliere l'attenzione dai miei pensieri.

Sconosciuto:
È meglio che tu te ne torna da dove sei venuta se non vuoi mettere nei casini i tuoi amici e il tuo amato ragazzo.

È allegata una foto di Jacob e gli altri che stanno entrando in macchina. Mi alzo di scatto dal letto ed esco dalla stanza scendendo velocemente le scale mentre Zoe mi grida di fermarmi. Mi sono rotta le scatole di queste stupide minaccie, farò la cosa più sensata da fare. Denunciare.
Mi dirigo alla caserma e seguo i protocolli dati per effettuare la denuncia e tracciare chi mi sta mandando i messaggi.
Dopo un'ora abbondante passata ad aspettare un agente si dirige verso di me con una cartellina in mano, -signorina McCall venga con me grazie, abbiamo scoperto chi le ha mandato i messaggi. Mi segua- faccio come mi dice l'agente.
Entro nella stanza che mi ha indicato e mi fa accomodare su una sedia davanti ad uno dei tanti computer presenti nella camera.
-Lo conosce?- chiede mostrandomi una foto, sbianco di botto a vedere l'uomo nell'immagine. -S-si, lo conosco bene- balbetto. Non posso credere che abbia minacciato me ed i miei amici.

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