CAPITOLO TRE

1.1K 22 0
                                    

«Stai attento a dove metti i piedi» sbraito raccogliendo le cose che mi ha fatto cadere a terra. «Hey piccola, calmati, non è successo nulla» dice tranquillo passandomi il biglietto. «Non chiamarmi piccola» dico riprendendomi il biglietto e guardandolo male, ma a quanto pare il mio sguardo assassino non funziona come dovrebbe. «Altrimenti piccola?» domanda sfidandomi con un sorrisetto divertito sul volto. «Altrimenti ti stacco le palle e ci gioco a golf» rispondo con lo stesso tono facendo un sorrisetto strafottente mentre mi allontano per salire sull'aereo. Il ragazzo mi tira dal polso facendomi voltare, «comunque, mi chiamo Matthew» dice sorridendo, non è come quello che aveva fino a poco fa, sembra vero. «A me non interessa» dico andandomene definitivamente via.

Salgo sull'aereo e mi siedo al mio posto. Pian piano si riempie totalmente e, di conseguenza, ognuno prende posto al proprio sedile. Mi volto verso il finestrino aspettando che l'aereo parta e prego affinché nessuno di fastidioso si sieda accanto a me. Comincio seriamente a credere che questo trasferimento non possa farmi altro che bene, non dico che sono felice di andare a vivere dall'altra parte dello stato, ma inizia a darmi leggermente meno fastidio di stamattina. «Dovremmo stare quattro ore e mezzo insieme a quanto pare» mi riprende la voce di un ragazzo distraendomi dai miei pensieri. Volto la testa nella sua direzione e vedo il tipo che prima mi è venuto addosso. Fantastico! «Se non muori prima» dico prendendo il telefono cercando di fargli capire che non ho voglia di mandare avanti la conversazione. «Sei sempre così simpatica?» «E tu sei sempre così stressante?» domando con lo stesso tono sarcastico, lui non risponde e mi sorride semplicemente. L'aereo parte e decido di passare il tempo leggendo uno dei libri che ho portato: Colpa delle stelle. Amo quel libro, è uno delle poche storie d'amore che mi ha fatta emozionare a dovere. «Che vai a fare a Detroit?» chiede il ragazzo al mio fianco interrompendo, così, il mio elogio nei confronti di quel fantastico romanzo. «Mi trasferisco da mia zia, i miei non mi vogliono più tra i piedi» dico portando lo sguardo su di lui. «Come mai? Spendi troppi soldi in scarpe e vestiti?» domanda curioso prendendomi un po' in giro. «Qualcosa del genere» mento, di sicuro non vado a dire ad un perfetto sconosciuto il vero motivo per cui i miei genitori mi hanno mandata via. È una cosa privata e poi alla gente non dovrebbe importare niente dal momento che riguarda solo e soltanto la sottoscritta. «Ti troverai bene secondo me. Io ci vivo, sono sceso a Los Angeles solo per visitare il college, sono abbastanza simili come città. A che scuola ti sei inscritta?» «Non ne ho la più pallida idea» rispondo e lui ride. Spero tanto che venga nella mia stessa scuola, non perché mi stia simpatico o cose simili, ma solo perché così, il primo giorno, avrei qualcuno con cui stare. «Io vado alla Pistons. Chi lo sa, magari siamo nella stessa scuola» afferma sorridendo e aggiustandosi i capelli che gli ricadevano leggeri sulla fronte. Annuisco leggermente e ripongo la mia piena attenzione sul libro. Il resto del viaggio passa in tranquillità e finisco per addormentarmi.

Different Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora