CAPITOLO DICIANNOVE

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Come organizzato ci incontriamo tutti davanti la stazione. Non ho portato molte cose da casa: del cibo, alcuni vestiti, i soldi e le sigarette. Lo stretto indispensabile. In tutto ciò ho ancora indosso la felpa di Jacob e devo ammettere che ha un profumo spettacolare, non ho pensato di levarla una volta arrivata a casa, ma ora me ne sto pentendo. Non voglio che a Jacob passi un'idea sbagliata di noi, o di qualsiasi altra cosa che abbia a che fare con me.
Facciamo i biglietti e saliamo sul treno. Smith ed io abbiamo i posti vicini come Zoe e James. Quei due stanno diventando troppo amici e sento che mi nascondono qualcosa. Mentre li osservo sorridendo sento Jacob dire: «starebbero bene insieme se a tuo cugino non piacesse Lucy» ecco a cos'è dovuto il loro avvicinamento. «Già» mi limito a dire distogliendo lo sguardo. «Ho bisogno di un consiglio, forse è un po' imbarazzante da chiedere, ma ne ho davvero bisogno» dice Jacob dopo alcuni secondi, lo guardo incitandolo a continuare così da capire come aiutarlo. «Vorrei invitare una ragazza a mangiare fuori, essendo che caratterialmente siete molto simili, mi chiedevo tu cosa mi consiglieresti.» «Beh, penso sia un appuntamento romantico quindi, per andare sul sicuro, portala in un ristorante non troppo elegante, ma neanche troppo da "ritrovo di camionisti puzzolenti". Non so se mi sono spiegata, ma chi è la ragazza?» Non porterà sicuramente Maddy, non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere visto il rapporto tra me e quella strega. «Si chiama Melissa, va' in un'altra scuola. Ha i capelli scuri e gli occhi verdi, un fisico da paura ed un carattere uguale al tuo: non si fa intimorire da nessuno, è determinata e difende sempre ciò in cui crede, ma è un po' più dolce di te. Magari con lei ci andrai d'accordo» ridacchia ed io lo seguo a ruota. Dentro di me sì fa spazio una strana sensazione mai provata prima che reprimo immediatamente. Non credo che mi piaccia Jacob, come potrebbe? Lo conosco da troppo poco per potermelo far piacere e in più non è il mio tipo. Siamo in viaggio da quasi due ore e dovremmo arrivare a Los Angeles per le undici, giusto in tempo per dare gli auguri a Nick. Jacob, dopo essersi svegliato dal suo pisolino fatto sulla mia spalla, si è messo ad osservarmi senza un apparente motivo. «Chi stiamo andando a trovare a Los Angeles?» mi domanda d'un tratto senza smettere di guardarmi. «È il compleanno di Nicholas, devo andare al cimitero per portargli i fiori.» «É oggi il compleanno? O domani?» «Oggi. Avrebbe dovuto fare diciott'anni», una lacrima solitaria, che mi affretto ad asciugare, accompagna il mio sguardo vuoto e il mio sorriso malinconico. Fa così male parlare di lui. «Com'è successo?» domanda lui e mi sento in bisogno di parlarne almeno un minimo. «Un camion l'ha preso in pieno mentre veniva a trovarmi, se solo non avessi insistito tanto lui sarebbe ancora qua», altre lacrime mi rigano il mio volto pallido. Jacob mi abbraccia sussurrandomi all'orecchio frasi come: «tu non hai nessuna colpa» «sei meravigliosa, non complicarti la vita per questo». Pian piano mi lascio delicatamente andare tra le sue braccia, mentre le sue grandi mani accarezzano i miei lunghi capelli e le sue morbide labbra baciano la mia fronte. In poco tempo mi addormento avvolta da lui.

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