9.2. In viaggio

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"Forza ragazzi, entrate dentro!"

Dopo un'ora circa dalla fine della chiacchierata, o forse sarebbe stato meglio chiamarla litigata tra l'assistente sociale Annie Thompson e Harry, l'uomo dai capelli corvini appena rientrato dentro la stanza del fratello, lo guardò.

Ron allo stesso tempo, lo fissò con aria interrogativa, dato che non riusciva proprio a capire che cosa gli stesse passando in quel momento per la testa.

"A che cosa stai pensando?" Gli domandò infatti il rosso nel mentre Rose e Hugo stavano chi leggendo un libro e chi spippolando al cellulare.

"Io ed i ragazzi ce ne andiamo!" Disse con aria risoluta e determinata: Harry infatti avrebbe fatto di tutto per loro!

"Cosa?!" Urlò l'altro con aria del tutto sconvolta. "Sei impazzito? E poi dove vorresti andare, miseriaccia?"

"Non lo so, Ron, ma di certo non resterò qui a guardare nel mentre quella stronza te li porta via!"

I suoi pugni si strinsero maggiormente.

Weasley sospirò pesantemente.

"D'accordo, ma... per la miseria, fai attenzione, ok? Io non... Harry sono molto preoccupato!"

Potter gli sorrise.

"Andrà tutto bene, ti fidi di me?!"

Dopodiché lo salutò e con i due nipoti uscì di corsa da quella maledetta comunità per andare verso un luogo lontano il quale neppure lui si immaginava.

Una volta saliti in macchina ed essersi messi le cinture di sicurezza, Rose e Hugo si guardarono intorno con aria spaesata, nel mentre la macchina di Harry, una piccola panda vecchio stile, faceva molta fatica a partire.

"E dai, non mi mollare adesso!"

Potter quindi riprovò a fare un secondo giro della chiave, fino a che la macchina finalmente non partì e i tre se ne andarono lentamente da quella città.

Il viaggio quindi si stava facendo lungo e parecchio silenzioso, in quanto Hugo si era addormentato tenendo la testa appoggiata sulle gambe della sorella che nel frattempo si era messa a leggere un libro fantasy della sua autrice preferita ed era molto concentrata.

Harry quindi li osservò attraverso lo specchietto retrovisore e guardandoli attentamente non poté fare altro che sentire un grande groppo in gola all'idea di perderli per sempre.

Annie Thompson non avrebbe potuto dividerli, non ci sarebbe mai riuscita, anche a costo di scappare via per tutta la vita!

Qualche ora più tardi, il sole iniziò a tramontare e Hugo si svegliò.

Rose quindi chiuse il suo libro ed iniziò a guardarsi intorno con l'aria stupita.

"Stiamo andando a Manchester?"

Quella strada in aperta campagna non le sembrava poi cosi nuova.

"Beh, onestamente potrebbe essere un'idea!" Rispose l'uomo osservandola attraverso lo specchietto retrovisore e sorridendole.

Rose perciò ricambiò lo sguardo restando seria. "E come mai non hai voluto prendere l'autostrada?"

"Così, per cambiare un po'. Hai visto che bello questo posto? Amo la campagna!" Sorrise cercando di non mostrare il suo perenne disagio.

Alla domanda seguente della ragazza il moro però ebbe un piccolo sussulto.

"Hai paura che la polizia ci stia già cercando, vero?"

"Puoi stare tranquilla tesoro!" Disse mostrando poi un'aria molto sicura di sé, una cosa davvero inedita per lui in un momento del genere, dato che nella realtà dei fatti l'uomo non aveva assolutamente idea di che cosa fare e di dove andare. "Ormai siamo troppo lontani perché ci trovino."

Rose quindi annuì e pochi istanti più tardi, riprese a leggere, fino a che il moro non vide un cartello che segnava a pochi chilometri l'inizio di una nuova città: Liverpool, un posto che segnava l'inizio di questa magica e imprevedibile avventura.

"Siamo arrivati?" Domandò Hugo con voce ancora assonnata.

Harry quindi dopo aver parcheggiato si voltò verso di lui, o meglio verso di loro.

"C'è una tavola calda qui accanto. Mangiamo qualcosa e poi ci facciamo anche dire dov'è un Hotel da queste parti per una notte. Domani mattina saremo di nuovo in viaggio. Andrà benissimo bambini, state sereni." Sorrise per poi aprire lo sportello della macchina. "Su, copritevi bene che là fuori fa piuttosto freschino."

Una volta entrati dentro il piccolo ristorante, Harry e i suoi ragazzi si guardarono meticolosamente intorno con aria piuttosto interrogativa alla ricerca di qualche cameriere o inserviente che potesse essergli sfuggito.

"C'è qualcuno?"

All'improvviso, una donna sulla sessantina con i capelli grigi ed un corpo piuttosto corpulento, fece la sua entrata e dopo poco, facendoli accomodare su un tavolo, gli servì la cena dandogli anche il benvenuto a Liverpool.

In un primo momento Harry notò che quella donna aveva degli atteggiamenti molto strani non nei loro confronti, bensì per se stessa, anche se alla fine poi, l'uomo non ci fece grande caso in quanto aveva parecchia fame e certamente era dannatamente immerso fra i propri pensieri, soprattutto il moro pensava a Ron e a come avrebbe fatto a stare tanto tempo senza i suoi figli.

Potter sarebbe sicuramente impazzito, ma poi magicamente ripensò alle sue parole 'Mi fido di te!'

"Senta, le volevo chiedere un informazione."

Incominciò il moro una volta che la donna gli si avvicinò per versargli in una tazza il caffè bollente.

"Qui intorno c'è un Hotel, o un Motel per passarci una notte? Anche una cosa economica a noi andrà bene."

"Oh, sì c'è La Casa dell'Angelo ad un chilometro da qui. Continuate per questa strada fino a che non lo trovate. Davanti a questo hotel, esattamente c'è una piazza con al centro una statua che rappresenta proprio una creatura celeste e quindi non vi potete sbagliare! Quello è un posto davvero economico e anche molto sicuro." Sorrise con aria incoraggiante.

"D'accordo, grazie mille signora." Sorrise moto felice e grato per quella preziosa informazione.

"Dovere."

Nel mentre la donna diceva ciò, all'improvviso qualcuno da fuori chiuse lo sportello della macchina e Potter quindi per un puro caso si voltò a guardare di chi potesse trattarsi.

Il suo sguardo verde smeraldo da calmo e rilassato si trasformò in preoccupato ed altrettanto serio.

Difatti difronte a lui, dall'altra parte del vetro c'era un poliziotto dell'Fbi, un uomo alto, magro, piuttosto muscoloso, con i capelli biondi e corti e gli occhi grigi sempre in tempesta.

Quel signore era proprio Draco Lucius Malfoy!

Harry quindi si alzò immediatamente dal tavolo e con gesti frenetici pagò la donna e si infilò il soprabito, facendolo indossare anche ai nipoti che non avendo notato Draco non capirono perché lo zio si stesse comportando a quella maniera.

Potter quindi si avvicinò di fretta alla porta e nel momento in cui uscivano, si incontrarono o meglio scontrarono con Malfoy che molto gentilmente li fece passare.

In quell'istante il biondo non poté fare a meno di osservare il moro con uno sguardo del tutto affascinato, nel mentre Harry lo ignorava di proposito.

Fine seconda parte.

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