9.6. "È la prima volta che mi parli di te."

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Il giorno seguente Ron, dopo una lunga dormita priva di sogni, si svegliò con tutta calma e purissima rilassatezza, stirandosi il corpo, o meglio i muscoli e sbadigliando tenendo gli occhi chiusi, quando all'improvviso, qualcuno entrò con grande velocità dentro la sua stanza.

Davanti a lui c'era l'assistente sociale Annie Thompson che in quel momento non aveva certamente un'aria molto tranquilla e serena.

"Buongiorno!" Grugnì fissandolo con rabbia repressa ed una voglia matta di dire il suo pensiero.

"Salve, cosa posso fare per lei?" Domandò cercando di mantenere uno sguardo tranquillo e rilassato.

"Me lo chiede?! Dove sarebbero finiti i suoi figli Rose ed Hugo assieme al signor Potter? Perché non sono qui in questo momento?" Domandò con le braccia incrociate ed uno sguardo di ghiaccio.

"Non lo so, ma anche se lo sapessi, non glielo direi mai, chiaro? Lei non può..."

"Posso! Posso eccome far sbattere in galera suo fratello e spedire quei bambini lontano da voi. E si ricordi bene signor Weasley che non è finita qui!"

Detto questo la donna uscì come una furia da quella stanza e Ron nel frattempo appoggiò la testa rossa sul cuscino, in quanto il suo capo aveva iniziato a dolergli e se stava accadendo tutto ciò era solo colpa di quella maledetta strega.

Intanto a Liverpool, il traffico mattutino si era intensificato ed Harry avendo portato la macchina dal meccanico, portò i nipoti a scuola a piedi.

Potter infatti, amava molto praticare sport, anche solo facendo una passeggiata e quindi nel mentre camminavano l'uno accanto all'altro, il moro si guardò intorno con aria rilassata e felice.

"Perché sorridi?"

All'improvviso Hugo lo distolse dai suoi pensieri mostrando un espressione del tutto divertita, avendo forse intuito qualcosa.

"Io?" L'uomo cascò dalle nuvole. "Non stavo sorridendo, perché? Sono serio!"

"Ma come no? Avevi uno sguardo così sognante, pensavi allo sbirro, eh?" Rise.

Potter arrossì.

"Ma che cosa ti viene in mente? Su, andiamo a scuola e non parliamo di idiozie! Ho ben altro per la testa in questi momenti che pensare all'Amore!"

"Sì, sì!" Rise forte senza però guardarlo in volto in quanto sapeva che alla fine si sarebbe beccato un'occhiataccia da parte sua e la cosa non gli piaceva.

Arrivati a scuola, dopo una decina di minuti, Harry diede un bacino seguito da uno schiocco sulla guancia ad entrambi i nipoti per poi aspettare che fossero entrati veramente ed alzare infine una mano per salutarli nel momento in cui i due prima di varcare la soglia, si fossero girati facendo anche un sorriso.

Harry quindi dopo poco si incamminò con calma e naturalezza, travolto dai pensieri verso un bar -il cui padrone era italiano e quindi creava specialità tipiche del paese come cornetto e cappuccino- per poter fare colazione con calma, nel mentre qualcuno, in lontananza, presumibilmente una figura alta, slanciata e muscolosa, lo stava osservando e in un certo senso, seguendo.

Ma chi era quella persona?

All'improvviso Potter si sedette su un tavolo e poco dopo una cameriera venne per prendere le ordinazioni.

Dunque chi lo stava osservando gli si avvicinò.

"Posso sedermi qui accanto a te?!"

"Draco! Ma che cosa ci fai qui?" Sorrise Harry del tutto sorpreso ed altrettanto meravigliato. "Non dovresti essere a lavoro?" Domandò con il battito del cuore leggermente accelerato.

Drarry ~ StorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora