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Fondata da Francisco Pizarro nel 1535, col nome di Ciudad de los Reyes, Lima doveva essere il centro da cui gli spagnoli in Sudamerica mantenevano i contatti con le altre colonie del Nuovo Mondo. L'impero incaico e le sue città dominavano le Ande, gli spagnoli invece erano soliti prediligere posizioni costiere come luoghi in cui stabilire le colonie. Quella città sarebbe diventata la capitale del Vicereame del Perù.
   L'inizio della costruzione segnava di fatto la fine delle conquiste spagnole sul versante occidentale delle Ande. Per una strana coincidenza, quasi poetica, la conquista del Sudamerica fu portata a termine nell'esatto luogo in cui aveva avuto inizio.

   Niente a che vedere con il clima che avevano lasciato in Gran Bretagna, sembrava di essere arrivati in Perù in un altro periodo dell'anno rispetto a quello freddo e poco gradevole dell'Inghilterra. Facendo un paragone era come se fossero tornati in Cambogia, dove stavano fino a pochi giorni prima.
   Per la prima volta dopo tanto tempo la squadra era in missione e non al completo. Ad essere partiti erano solo Kane, Williams e Miller mentre Gunn aveva preferito rimanere a Londra.
   Nonostante ciò erano pronti per mettersi al lavoro, l'unica cosa che mancava era il loro contatto in Perù.
   «Allora, che si fa?» chiese Miller.
   Era al British Museum da pochissimo tempo ma aveva già avuto modo di prendere parte a diverse spedizioni, e tutte quante avevano in comune una cosa: erano state pianificate nei dettagli. Stavolta però era diverso, sembrava quasi che stessero andando alla cieca.
   «Prendiamo contatto con la dottoressa Cruise» disse Kane. «È lei a dover fare gli onori di casa.»
   «Se non l'hanno cacciata dal paese» borbottò Williams.
   «L'avremmo saputo» ribatté Kane. «Mary ci avrebbe informati, per non parlare della bufera mediatica che si sarebbe scatenata.»
   In quel momento squillò il cellulare di Williams, sullo schermo c'era il numero di Natalie.
   «Alexander, rispondi tu!»
   «Sei davvero ridicolo, amico» ribatté Kane, prendendo in mano il cellulare.
   Kane cliccò sul pulsante verde e rispose. Williams gli si avvicinò, spinto dalla voglia di sentire la voce di Natalie, e si poggiò sulla sua spalla.
   «Pronto? Lewis?»
   «Scusa Natalie, sono Alexander. Lewis non poteva rispondere.»
   Aveva chiamato per fornirgli informazioni riguardanti il loro incarico ma sicuramente non aveva composto il numero di Williams per caso.
   «La dottoressa Cruise vi sta aspettando. Raggiungetela al Museo de la Nación.»
   Non erano sicuramente indicazioni vitali per la riuscita della missione, ma almeno sapevano dove Amelia li stava aspettando.

   Ad aspettarli fuori dal museo c'era Flores. Non era molto tranquillo, ed era comprensibile essendo l'unico ad essere stato informato da Amelia circa l'aver spedito il diario a Londra. Pertanto rischiava il suo posto di lavoro al pari dell'archeologa britannica.
   Della freddezza che metteva in mostra durante le proprie ricerche non se ne vedeva neanche l'ombra, tuttavia prese il coraggio in mano e gli andò incontro. «Signor Kane, benvenuto in Perù.»
   Rimasero tutti e tre un po' spiazzati, non si aspettavano di essere avvicinati da qualcuno che non fosse un contatto del British Museum. Dal momento che nessuno di loro conosceva quel gracile uomo peruviano, furono molto prudenti nell'approccio.
   «Salve» disse Kane, passando poi a presentare Williams e Miller. «Come fa a conoscerci?»
   «La dottoressa Cruise mi aveva detto che la direzione del British Museum avrebbe mandato voi. Siete famosi per essere i migliori in questo campo.»
   «Troppo gentile, ma adesso parliamo di lavoro» disse Williams, passando da un tono con cui voleva fare il modesto a uno più serio. «Dove sta la dottoressa Cruise? Noi dovremmo parlare con lei.»
   Flores non rispose, fece un cenno col capo per invitarli a seguirlo ma non si diresse all'interno del museo. Li accompagnò in un piccolo e malandato condominio alla periferia di Lima, quasi nella zona di El Callao, dove avevano preso in affitto un piccolo appartamento.

   Amelia stava in piedi dinanzi al grande tavolo da pranzo dell'appartamento. L'aveva completamente ricoperto di vecchie carte geografiche, alcune risalenti ai tempi dei conquistadores e altre più recenti per effettuare dei confronti, nella speranza di carpire alcuni indizi che potessero rivelarsi rilevanti ai fini della ricerca. Quella non era certo la sua materia di competenza, anche qualora ci fossero state differenze tra il Perù di un tempo e quello attuale non avrebbe potuto individuarle da sola e servendosi di vecchie mappe. Al suo fianco teneva un grande mucchio di foto delle rovine incaiche peruviane, con alcuni estratti dal diario che avevano trovato nella giungla. Quella che aveva per le mani poteva rivelarsi la più grande scoperta archeologica, circoscritta solo all'area precolombiana, dai tempi di Machu Picchu, nonostante ciò aveva voluto coinvolgere nel suo progetto, finalizzato a seguire le tracce lasciate dai conquistadores, soltanto Flores, l'unico di cui si fidasse in tutto il Sudamerica, e i suoi colleghi inglesi; una piccola squadra per un grande lavoro.

   Flores bussò tre volte, un segnale che doveva fare capire ad Amelia chi c'era dietro la porta dell'appartamento, ed entrò, seguito da Kane, Williams e Miller.
   Amelia gli si avvicinò e strinse la mano a ciascuno di loro. «È un piacere conoscervi. Ho sentito tanto parlare di voi.»
   «Bando ai convenevoli» ribatté Kane. «Avete rischiato il vostro posto di lavoro per metterci al corrente della vostra scoperta e per farci venire qui.»
   «Abbiamo rischiato molto più che il lavoro» esclamò Flores.
   «Dunque immagino che sia una questione di grande importanza. Meglio non perdere tempo.»
   «Avete con voi il diario?»
   «Certo» rispose Williams, facendo cenno a Miller di consegnarlo.
   «Bene, vogliono che venga portato al Museo de la Nación entro oggi pomeriggio» spiegò Amelia. «Sono riuscita a ritardare la loro richiesta fino a questo punto, non hanno voluto darmi altro tempo. Per fortuna siete arrivati o avremmo avuto parecchi problemi.»
   «Immagino» rispose Williams.
   Kane preferì tagliare corto con le spiegazioni secondarie, non avevano attraversato il mondo in due giorni per condividere i rischi corsi nell'allestimento della missione ma per portarla a termine.
   Amelia passò ai suoi compagni inglesi alcune foto del sito scoperto nella giungla. Poi, rivolgendosi a Flores, disse: «Riporta il diario al museo. Io provvedo a illustrare la situazione.»
   Aspettando che Flores uscisse l'attenzione degli altri si spostò istantaneamente sulle foto, i documenti storici e ogni altro dettaglio che Amelia fosse riuscita a reperire da tutti i musei del Perù, in parte illegalmente, sui Chachapoyas. Poche a dirla tutta, ma comunque un lavoro ammirevole considerando che era stato svolto in circa nemmeno tre giorni.
   «Lo scopo della missione è il villaggio o quello che dovrebbe dirci il diario?» chiese Kane, confuso dalle spiegazioni di Amelia, in contrasto con quanto gli aveva riferito Mary prima della loro partenza.
   «Il diario, sicuramente. Qualcuno però ha saccheggiato il sito prima del nostro arrivo e chiunque fosse ci ha tenuto d'occhio durante il successivo sopralluogo. Forse lo stava cercando...» spiegò, cercando di aggiungere un po' di suspense alla discussione.
   Williams però rovinò tutto, concludendo la frase per lei. «E probabilmente stanno cercando altro.»
Miller, che aveva seguito la discussione senza proferire parola, si inserì all'improvviso. «Credo che cercassero solo il diario.»
   Non era il tipo di persona che faceva polemiche, era più il classico ultimo arrivato che si limitava ad ascoltare ed eseguire gli ordini dei suoi colleghi più esperti. Pertanto Kane e Williams rimasero meravigliati udendo la sua affermazione.
   Amelia invece era curiosa. «Cosa te lo fa credere?»
   «Guardate qui» rispose Miller, indicando una delle foto scattate alle rovine. «Questa incisione è tipica delle città dei morti precolombiane.»
   «Hai ragione ragazzo» rispose Amelia, sorpresa che non ci avesse fatto caso anche lei, data la sua esperienza.
   «Bravo ragazzo» disse Williams. «Stai iniziando a farti valere. Ma cos'è una città dei morti? Non ne avevo mai sentito parlare in Sudamerica.»
   «Erano dei piccoli villaggi dove le civiltà precolombiane seppellivano i "defunti" insieme ai loro oggetti personali. Una sorta di casa per l'aldilà» rispose Amelia.
   «Come gli egizi?»
   «Esattamente.»
   L'osservazione di Miller e la spiegazione di Amelia chiarirono molti interrogativi, tuttavia qualcosa non convinceva ancora del tutto Kane.
   «Se questo villaggio era un luogo di sepoltura allora avreste dovuto trovare dei cadaveri. O sbaglio?» Una domanda apparentemente retorica ma allo stesso tempo lecita. Quel banale dettaglio rappresentava la maggior parte delle domande ancora senza risposta.
   «I saccheggiatori hanno trafugato gli altri cadaveri, probabilmente in cerca del diario, senza trovare quello che cercavano» borbottò Amelia. «Strano però che ne abbiano lasciato uno in bella vista.»
   «Che vorrebbe dire?» chiese Williams.
   «Il sito è stato scoperto da un gruppo di escursionisti, non da una spedizione archeologica. Sono stati loro a segnalare alle autorità la presenza di un cadavere nella zona dove poi sono state rinvenute le rovine.»
   «L'avete fatto studiare?»
   «No» rispose Amelia. «Gli agenti intervenuti hanno stabilito che doveva trattarsi di un Inca, e non si è provveduto ad effettuare dei test.»
   «Sono abbastanza sicuro che quel cadavere fosse recente» ribatté Kane. «Chiunque stesse cercando il diario non l'ha trovato, e ha fatto in modo che foste voi a risolvere la situazione.»
   «Ci stanno usando?» chiese Amelia.
   La risposta alla domanda di Amelia era abbastanza chiara e scontata. Le squadre di ricerca peruviane erano state manipolate fin dall'inizio.
   «Dunque, che si fa?» chiese Williams.
   Kane non perse tempo a pensare, aveva già in mente un piano d'azione, con qualche dettaglio da limare ma molto vicino alla perfezione.
   «Dottoressa, chiami il suo collega e gli chieda di far effettuare dei test sul corpo che avete trovato, in modo da fugare ogni dubbio su eventuali depistaggi o manipolazioni.»
   «E noi?» chiese Williams. «Che facciamo?»
   «Noi diamo un'occhiata alle rovine.»

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora