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Tutte le informazioni raccolte sul lago di Loch Ness dovevano essere comunicate il prima possibile al quartier generale dell'Interpol a Lione. Per la prima volta dopo tanto tempo Robertson si era esposto, pertanto gli agenti sulle sue tracce avrebbero fatto tutto il possibile per arrestarlo. Non poteva essere ammesso alcun errore.

   Kalevski era atterrato a Lyon Satolas con un volo di linea da Edimburgo, mentre James aveva preferito rimanere sulle isole della Gran Bretagna, dove avrebbe potuto più facilmente seguire le mosse di Robertson, ed eventualmente intervenire, con o senza autorizzazione.
   Jean-Pierre Aulas, direttore dell'Interpol, aveva mandato un'auto ad attendere il loro arrivo, non sapeva della decisione presa da James e, trattandosi di un uomo preciso, fissato con il rispetto di regole e disposizioni, Kalevski non era certo impaziente di comunicargliela.
   Nel tratto di strada tra l'aeroporto e la sede dell'Interpol, percorso in circa venticinque minuti, né Kalevski né il suo autista dissero una parola, a conferma del grande clima di tensione che si respirava intorno a quel caso.
   Kalevski scese a terra appena fuori dalla sede centrale dell'Interpol, quasi senza dare all'autista il tempo di fermarsi e facendogli immediatamente cenno di andare. Senza perdere un secondo si recò nell'ufficio di Aulas, l'unico in tutta l'organizzazione che non si mostrava su di giri per le scoperte dei suoi agenti, forse era dovuto anche al suo ruolo, ma dentro era un vero vulcano poiché pochi anni prima di diventare direttore, lui stesso aveva avuto la possibilità di arrestare Robertson; ci ripensava ogni giorno.
   Quattro colpi alla porta e la voce di Aulas che scandiva la parola: «Avanti.»
   «Salve signore. Vengo a fare rapporto.»
   «Mi pare che manchi qualcuno» borbottò Aulas.
   Un piccolo brivido scorse lungo la schiena di Kalevski. Non avendo inventato nessuna scusa per giustificare l'assenza di James, poteva limitarsi a dire la verità o cambiare discorso esponendo quanto avevano scoperto in Scozia.
   «Scott ha preferito rimanere il più vicino possibile al nostro uomo, per controllare i suoi movimenti.»
   Una versione che non convinse a pieno Aulas, ma non c'era tempo di fare polemiche, anche se si trattava di una direttiva ufficiale ignorata.
   «Cosa avete scoperto, oltre a ciò che avete comunicato nel vostro rapporto?»
   «Ha un informatore al British Museum e ha ingaggiato due uomini, che dovrebbero essere diretti in Sudamerica proprio mentre parliamo.»
   «Sappiamo di chi si tratta?» chiese Aulas.
   «Per quanto riguarda uno di loro, abbiamo fornito una descrizione e stiamo aspettando un riscontro. Il secondo invece è senza dubbio Nemanja Shkodran.»
   «Diamine» esclamò Aulas. «In questo caso l'operazione assume la massima importanza.»
   «Dovremo informare anche il British Museum perché richiami i suoi uomini sul campo.»
   «A questo ci penserà James, ma credo che se ne già occupato» disse Aulas con convinzione. «Nel frattempo allerteremo i nostri agenti in Perù, faremo pressioni per far chiudere la dogana e incrementare i controlli ai confini.»
   «Tutto qui?» chiese Kalevski, ritenendo troppo banali i provvedimenti che Aulas intendeva adottare.
   «Niente affatto. Appena sarà fuori da questo ufficio lei ripartirà immediatamente per Edimburgo.»
   «Credo che il suo prossimo ordine renderà l'agente James più contento di un bambino la mattina di Natale.»
   «Crede bene, avete un mandato per perquisire la residenza di Robertson.»

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora