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Non era ancora stato possibile, attraverso l'utilizzo dei satelliti, stabilire la posizione del convoglio di Schroeder e Robertson. Le frontiere di terra erano state chiuse da giorni e, geologicamente, non esisteva in nessun punto dei confini peruviani una via di fuga da sfruttare con dei camion, né un sentiero da cui pochi uomini potessero fare uscire indisturbati dal paese un tesoro di tale valore.
   Gli agenti della dogana erano convinti che "il Tributo di Atahualpa" come preferivano chiamarlo, avrebbe potuto lasciare il paese soltanto in due modi: via nave o per via aerea.
   Il primo, data l'eccessiva lentezza di una nave cargo, era il metodo più rischioso. Il tempo che avrebbe impiegato a lasciare le acque territoriali sarebbe stato un vantaggio per un'intercettazione da parte della Guardia Costiera, e in acque internazionali c'era il pericolo della minaccia pirata, anche se il Pacifico meridionale non era considerata zona a rischio. Mentre il confine brasiliano, seguendo il corso del fiume, era costantemente sotto controllo. Tutto lasciava pensare che Robertson e i suoi avrebbero lasciato il paese mediante un trasporto aereo.
   Arias aveva lasciato il centro di comando di Santiago de Surco per collaborare direttamente con gli uomini della dogana, coordinando le azioni con le forze di polizia. Reyes gli aveva ordinato di analizzare ogni piano di volo e riferire ogni destinazione sospetta.
   Le sue ricerche dovevano avere come obiettivo ogni volo in partenza da Lima e Cusco, vale a dire i due maggiori aeroporti del paese e dunque gli unici da cui era possibile raggiungere ogni destinazione.
   Maquilón e Castillo, i due agenti della dogana che gli erano stati assegnati, sembravano essere usciti da una commedia poliziesca. Erano l'esatto opposto l'uno dall'altro: alto e robusto il primo, e deciso sempre a risolvere tutto con l'azione, basso e magro il secondo, più pragmatico e prudente. La perfetta combinazione per una partnership di agenti.
   Arias avrebbe indagato sull'aeroporto di Lima, in modo da restare il più vicino possibile a Reyes. Maquilón e Castillo si sarebbero occupati di quello di Cusco.
   Avevano ricevuto i loro ordini direttamente da Reyes. Senza perdere tempo, Arias si era messo al volante della sua Nissan Sentra, aveva piazzato la sirena sul tetto ed era schizzato a tutta velocità verso l'aeroporto, mentre Maquilón e Castillo erano partiti con un elicottero verso Cusco. Loro dovevano essere i più veloci, perché quello era l'unico elicottero a disposizione della polizia e il pilota doveva anche raggiungere la squadra di Kane sulle Ande, per riportarli a Lima.
   Il volo durò poco più di un paio d'ore, e il pilota era ripartito subito dopo l'atterraggio. Non aveva nemmeno spento il motore.
   Maquilón si era lamentato per la maggior parte del tempo, mentre Castillo aveva avuto modo di studiare il caso. «In base alle informazioni in nostro possesso, se Robertson lascierà il paese con un aereo allora il decollo avverrà durante la notte, quando ci sono meno controlli.»
   «Come fai ad esserne sicuro?» chiese Maquilón, con l'aria di uno a cui quelle parole erano entrate da un orecchio ed uscite dall'altro.
   Castillo indicò un punto su una cartina del Perù, che corrispondeva alle coordinate in cui l'elicottero avrebbe dovuto recuperare Kane e la sua squadra. «Qualunque sia l'aeroporto prescelto per lasciare il paese, impiegheranno diverse ore per raggiungerlo.»
   «Questo però non ci dà la certezza che lasceranno il paese durante la notte.»
   «Se il valore del tesoro corrisponde a quanto ci hanno detto, uno come Robertson non rischierà di agire alla luce del giorno. Vorrà lasciare il paese il prima possibile» spiegò Castillo.
   «Credi che partirà da Cusco?» domandò Maquilón.
   «Le possibilità sono un cinquanta e cinquanta.»
   «Va bene» esclamò soddisfatto Maquilón. Finalmente si passava dalle teorie all'azione. «Facciamoci due chiacchiere con gli addetti ai lavori e scopriamo quali voli partiranno da qui.»
   Era improbabile che chi lavorasse in un aeroporto non conoscesse gli agenti della dogana, visti i ripetuti controlli che venivano effettuati. Non appena misero piede all'interno, furono riconosciuti e accolti da un tecnico. «Buonasera, agenti.»
   «Buonasera» rispose garbatamente Castillo.
   Maquilón invece non voleva perdere tempo. «Dobbiamo accedere alla torre di controllo e a tutti i piani di volo.»
   «Certo, seguitemi» esclamò il tecnico. «Volete che avverta anche il responsabile?»
   «Si, grazie. Potremmo dovergli fare alcune domande.»

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora