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Padre Lopez stava zappando il suo piccolo orticello sul retro della chiesa della Missione. Era un uomo umile, benevolo e caritatevole, giovane con i capelli neri e gli occhi azzurri; tutto il contrario del suo superiore Padre Ortiz, più anziano e un po' fuori di testa. Fortunatamente nella Missione, e nella vicina baraccopoli, tutti si rivolgevano a lui per qualunque cosa; in tal modo Padre Ortiz poteva restarsene tranquillo per tutto il giorno.
   La Missione di Vicente de Valverde sorgeva sulle rovine di un vecchio monastero domenicano, risalente all'arrivo degli spagnoli. Padre Ortiz l'aveva rilanciata tanti anni prima, quando Padre Lopez era ancora un novizio; l'avevano intitolata al religioso che aveva accompagnato Francisco Pizarro, e che aveva trattato personalmente con l'imperatore Atahualpa, e insieme l'avevano resa una splendida comunità. Adesso i loro ruoli si erano in qualche modo capovolti: Padre Lopez gestiva la comunità nella sua interezza, mentre Padre Ortiz non aveva più molte forze.
   La vita nella Missione poteva essere considerata noiosa. Non succedeva mai nulla di interessante, e così sembrava essere anche in quella tarda mattinata. Gli unici movimenti erano dovuti al fatto che il giorno dopo ci sarebbe stata la festa dei defunti; tutti confluivano al piccolo cimitero sul lato della chiesa.
   La sensazione di pace e tranquillità fu spazzata via dalle urla di un bambino: «Padre! Padre!»
   Fine della quiete, pensò Padre Lopez. «Che succede?» chiese con tono seccato. Quando veniva disturbato mentre badava al suo orticello mostrava sempre un po' di rammarico, ma in fin dei conti amava che i bambini andassero a cercarlo.
   «È arrivato un misterioso intruso» rispose il bambino.
   Intruso era il modo in cui i bambini chiamavano tutti quelli che venivano dall'esterno della Missione, considerandola il loro mondo; Padre Lopez lo sapeva. Mise via la zappetta e disse: «Arrivo subito.»
   Dopo quella risposta, il bambino corse via.

   Schroeder passeggiava nervosamente avanti e indietro sotto il grande arco di pietra all'ingresso della Missione. Robertson aveva deciso di mandarlo a parlare con gli abitanti del luogo, in virtù del suo maggior senso diplomatico. Se avesse condotto la faccenda come voleva lui avrebbe potuto rischiare di essere rintracciato; un massacro in una missione religiosa non poteva certo passare inosservato.
   Aveva atteso per circa cinque minuti quando vide un religioso che gli si avvicinava; e per tutto il tempo i passanti lo avevano squadrato dalla testa ai piedi, con grande diffidenza.
   «Benvenuto alla Missione di Vicente de Valverde» disse Padre Lopez. «Come possiamo aiutarti?»
   «Chi comanda qui?» chiese Schroeder.
   «Chi dovrebbe comandare è Padre Ortiz, ma è troppo anziano per gestire tutto» spiegò Padre Lopez. «Per questo tutti si rivolgono a me. Sono Padre Lopez.»
   «Werner Schroeder. È un piacere.»
   «Allora come posso aiutarla?»
   «Stavo guidando un'escursione nella giungla» mentì Schroeder. «Ho al mio seguito un paio di turisti. Il nostro veicolo ci ha abbandonati qui vicino.»
   «Dunque vuole portare qui i suoi compagni?» chiese Padre Lopez. «Non serve chiederlo, li vada a prendere e torni qui. Siete arrivati in tempo per il pranzo.»

   I tagliagole non avevano aspettato che Schroeder tornasse; erano già armati e pronti per prendere il controllo della missione, sperando in un'azione violenta e pulita, che non creasse panico o portasse qualcuno a ficcanasare nei dintorni. Dopo i problemi che la squadra di Kane gli aveva creato nella giungla agire nella massima segretezza, sicurezza e prudenza era di vitale importanza; in caso contrario, chiunque lì sarebbe finito in una cella a tempo indeterminato.
   Quando il gruppo vide Schroeder tornare, iniziò ad agitarsi. La notte precedente era stata terribile; messi in ridicolo da un gruppetto di studiosi, e adesso volevano riscattarsi con un'azione violenta.
   L'entusiasmo fu smorzato quasi immediatamente da Robertson. «State buoni. Non ci saranno azioni violente o rischiose.»
   «Come sarebbe?» chiese uno dei mercenari.
   «Non possiamo attirare l'attenzione. Quei maledetti che ci hanno fatto uno scherzetto stanotte ci avranno già segnalati alle autorità. Un passo falso e siamo fregati.»
   Alvarez si accostò a Schroeder e gli sussurrò all'orecchio: «Hai lasciato in vita quei tre… e guarda come ci hanno ridotti.»
   «Non eri tu quello convinto che sarebbero morti in poche ore?»
   «Hai ragione, non ti ho dato ascolto per quanto riguardava la loro imprevedibilità» rispose Alvarez, dovendo riconoscere che aveva sbagliato a non fidarsi riguardo alle dicerie su Kane e al suo essere pieno di risorse. Poi alzò la testa e chiese a Robertson: «Cosa si fa adesso?»
   «Nella Missione si sta per servire il pranzo, dunque le strade saranno deserte» annunciò Schroeder.
   «Quindi io, Werner e Pedro entreremo come ospiti. Quando la situazione sarà completamente tranquilla voi metterete in sicurezza il perimetro.» Questo era l'ordine principale, poi si rivolse a Shkodran: «Sei tu al comando. Ricorda che non deve esplodere nemmeno un colpo.»
   Dopo queste ultime raccomandazioni, i tre si avviarono verso la Missione. Al loro arrivo Padre Lopez li attendeva sull'uscio della sagrestia, una porta secondaria su un lato della chiesa che conduceva in un locale interrato.

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