«Allora, quando interveniamo?» si lamentò Kane con Reyes. Stavano spiando le operazioni di carico da diversi minuti e il tempo per fare qualcosa scorreva via inesorabile. Erano stati richieste le forze speciali per quell'operazione: due squadre di cinque uomini ciascuna, tutti ben addestrati e pronti a tutto.
Reyes fissava l'Hercules, fermo sulla pista e pronto al decollo, con un binocolo a infrarossi, tecnologia di tipo militare, non certo per un semplice agente dell'Interpol. Quando vide l'ultima cassa che veniva caricata, mise via il binocolo e batté con forza la mano sul cofano del furgone che sfruttavano per l'appostamento. Quello era il segnale per intervenire.
Arias, che aveva insistito per essere presente, anche con un braccio rotto, si portò la trasmittente alle labbra e diede l'ordine: «Adesso! Intervenite.»
Avevano atteso che tutti i manufatti, l'oro e l'argento fossero tutti nello stesso punto, per evitare che, nel caso di un'azione non pulita, qualcosa potesse danneggiarsi. Reyes non si sarebbe perdonato di oltraggiare la storia del proprio paese, né tantomeno di offendere gli archeologi che con tanto coraggio avevano preso parte a quella folle operazione. Era una mossa rischiosa, e lo sapeva, ma aveva preso delle precauzioni.
Perfettamente mimetizzate con la notte, armate con fucili d'assalto M8, le due squadre si lanciarono in una manovra a tenaglia nei confronti dell'Hercules. Erano decisi a portare l'operazione a termine senza esplodere alcun colpo, ma avevano messo in conto che i loro avversari non sarebbero stati dello stesso avviso.
Uno dei mercenari addetti a sorvegliare l'area riuscì a distinguere le sagome di alcuni uomini. Impiegò alcuni secondi per mettere a fuoco e rendersi conto della situazione, ma diede tempestivamente l'allarme. Gli uomini dei corpi speciali lanciarono due lacrimogeni verso l'aereo, sperando di creare confusione tra i mercenari e spingerli ad arrendersi.
Si trattava di una previsione fin troppo ottimistica, per non dire utopistica, perché quando il gas dei lacrimogeni iniziò a diffondersi, Robertson pretese una risposta violenta e con grande ferocia ordinò: «Fuoco!» Nella confusione che il gas aveva scatenato, tutti i mercenari reagirono senza pensarci e iniziarono a sparare verso la barriera che i lacrimogeni avevano alzato.
Nel caos generale, tutti reagirono in maniera diversa: Alvarez si era riparato dietro l'aereo, se la stava facendo sotto dalla paura al punto che non aveva avuto nemmeno la lucidità di ripararsi a bordo. Schroeder e Robertson, con pochi altri, riuscirono invece a salire sull'aereo e a dare a Soria l'ordine di decollare. Richiusero velocemente il portellone e la rampa della stiva, mentre Soria e il suo copilota iniziavano le manovre per il decollo.
«Forza. Forza!» li incalzava Robertson, nonostante i motori fossero già avviati e il carrello stesse già scivolando lungo la pista. La velocità aumentava ogni secondo di più e presto si sarebbero liberati in volo con destinazione Tuvalu, dove nessuno avrebbe potuto toccarli.
Alvarez, rimasto a terra, aveva cercato di rincorrerli lungo il primo tratto di pista, battendo sulla fusoliera e urlando disperatamente affinché aprissero il portello e lo tirassero a bordo. Dopo i primi trenta metri però dovette desistere, non poteva più stargli dietro ed era chiaro che non potevano sentirlo. Si inginocchiò ansimando, privo di forze, poco dopo due uomini lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono indietro, fino al punto di partenza dell'aereo, insieme a tutti i mercenari che si erano arresi.
Kane, Williams, Amelia, Reyes e Gunn raggiunsero le due squadre dei corpi speciali, intente ad effettuare le procedure di arresto per tutti quelli che erano stati catturati.
«Ottimo lavoro, signori miei» si congratulò Reyes, trovando però l'ostilità degli archeologi.
«Come sarebbe a dire ottimo lavoro?» ribatté Kane.
«Già» continuò per lui Williams. «Dovevamo recuperare il tesoro, non certo catturare dei pesci piccoli.»
Reyes non nascose di essere amareggiato. «Signori, mi dispiace. Ma se fossimo intervenuti prima avremmo rischiato di danneggiare il contenuto delle casse. Dovevamo recuperarlo, è vero; ma nella sua interezza.»
Amelia cercò di guardare il lato positivo: uno dei responsabili di quello scempio era lì, e sicuramente se la sarebbe vista brutta. Alvarez cercava di mostrarsi forte davanti a lei, ma ad Amelia non interessava vederlo spaventato; voleva che avesse quanto meritava per ciò che aveva fatto negli ultimi giorni, e più in generale per tutta la vita, a partire dalla sua recidiva collaborazione con dei criminali fino ai suoi due rapimenti. Gli si mise davanti con aria minacciosa e disse: «Dottor Alvarez, sappia che le farò passare l'inferno.»
«Provaci pure, bellezza» ribatté Alvarez sorridendo.
«Non sottovalutarmi.»
«Non ti sottovaluto, pasticcino. Almeno non per quanto riguarda le tue competenze in campo archeologico, ma su tutto il resto...» Alvarez non ci stava ad abbassare la cresta nemmeno in quella situazione. Continuava a comportarsi da sbruffone e a mostrarsi superiore agli altri.
Quando Amelia si rese conto che la loro discussione aveva suscitato grande interesse tra i presenti, decise di dare una lezione di umiltà ad Alvarez. Gli si avvicinò lentamente e con tutta la forza che aveva in corpo gli diede un pugno sul naso. Batté leggermente all'indietro con le spalle e si lasciò andare ad un urlo di dolore, mentre un fiotto di sangue gli colava dal naso verso la bocca e il mento. «Maledetta, mi hai rotto il naso.»
Ad eccezione di Reyes, Arias e dei membri delle forze speciali, tutti i presenti non nascosero un'espressione di ammirazione nei confronti di Amelia. Kane si lasciò andare anche ad un applauso, e la stessa Amelia emise un sospiro di sollievo.
Il pensiero di essersi lasciati sfuggire Robertson e il tesoro non era sfumato, ci pensavano ancora nonostante l'operazione avesse portato alla cattura di Alvarez; ma era una magra consolazione. Vedendo quei musi lunghi, Reyes decise di confidare anche a loro che il piano di volo era stato cambiato, e che il copilota era uno dei suoi.
«Che razza di volpe!» esclamò Kane, lasciandosi andare ad un abbraccio nei suoi confronti.
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I Dimenticati
Adventure[Completa] 1532: il conquistador Francisco Pizarro conduce la sua spedizione in Sudamerica, alla ricerca e, successivamente, alla conquista del grande impero Inca. 1540: tra gli spagnoli si fanno sempre più insistenti le voci circa l'esistenza di un...