Pochi minuti prima erano il bersaglio di un gruppo di tagliagole, adesso si aggiravano nelle profondità della giungla. Ma chissà perché, non sembrava un grande miglioramento. Williams e Miller non erano nuovi a quel tipo di "passeggiate all'aperto", Dominguez invece sembrava desiderare di non aver mai lasciato Iquitos.
La densa foresta pluviale aveva un aspetto minaccioso se la si guardava dall'esterno, ma dall'interno era anche peggiore. Erano totalmente in balia della natura e dei suoi abitanti, in particolar modo dei grandi predatori; i puma, per natura, non erano abituati ad attaccare l'uomo, ma non si poteva dire lo stesso per i giaguari. Ciò che li spaventava di più però era ciò che non potevano vedere; come la gigantesca anaconda verde del Rio delle Amazzoni e i boa constrictor, o ancora peggio le numerose specie di animali velenosi che popolavano l'entroterra brasiliano. Pensarono alle diverse specie di vipere, come il serpente liana, capace di mimetizzarsi, o peggio, ai crotali sudamericani, ai diversi tipi di rospi tossici e, per finire, al ragno errante, il più velenoso conosciuto dall'uomo. Ogni loro passo sarebbe potuto essere anche l'ultimo.Dall'alto della sua esperienza, Kane non avrebbe mai pensato di addentrarsi nella foresta pluviale senza essersi adeguatamente preparato. In quel momento il suo problema più grande sarebbe stata la collera di Summer quando avrebbe scoperto che lo yacht della sua società era andato distrutto. Al resto non ci pensava proprio.
Proseguiva tra la vegetazione a passo svelto, senza curarsi dei possibili pericoli. L'unico rischio che contemplava era la possibilità che i suoi compagni venissero catturati da altri tagliagole, o dallo stesso Schroeder.
Girò a vuoto per qualche minuto, poi si fermò a riprendere fiato. La giungla era tutta uguale, perciò gli parve di girare intorno. Per sua fortuna però era meno fitta del periodo durante il quale avvenne la sua prima esplorazione, che fosse grazie o per colpa del disboscamento dipendeva dai punti di vista; qualora avesse voluto salvarsi la pelle, trovare una via d'uscita non sarebbe stato un problema; gli bastava correre nella stessa direzione per un periodo prolungato. Ma quel pensiero non lo sfiorava nemmeno.
Si era spostato molto velocemente dopo aver abbandonato lo yacht e muoversi nella giungla non era facile, ma molto faticoso. Dopo aver ripreso a cercare Williams, Miller e Dominguez iniziò a fermarsi per riposare ogni cinque minuti, all'incirca. Ma solo quando aveva piena coscienza delle proprie forze intensificava la ricerca, perché più passava il tempo e più le forze venivano meno, dunque era meglio gestirle.
Dopo aver camminato per una ventina di minuti abbondanti, e senza aver trovato ancora tracce dei compagni, si appoggiò con la schiena contro un albero; per mettere in ordine le idee. Tuttavia si sentiva osservato, perciò non riusciva a concentrarsi. E gli sforzi compiuti fino a quel momento di certo non lo aiutavano.
Kane si guardò intorno, in cerca di qualche segno di vita. A un tratto incrociò lo sguardo di un Ara Ararauna; era un esemplare lungo ottanta centimetri e sembrava anche molto socievole.
«Ciao bello, come va?» mormorò Kane; che nella sua testa pensava: "sto parlando con un uccello, sto impazzendo."
«Ciao bello, come va?»
Kane si guardò intorno. Non c'era nessuno; allora udì nuovamente: «Ciao bello, come va?» e si concentrò nuovamente sul pappagallo; lo stava imitando. Garriva quelle poche parole che aveva sentito pronunciare da Kane.
Provò ad avvicinarsi ma quello iniziò a dare segni di nervosismo, come se Kane rappresentasse per lui una minaccia.
«Sta tranquillo» disse Kane, che intanto continuava a camminare verso di lui. Tuttavia l'Ararauna non accennava a calmarsi.
Kane comprese il suo nervosismo quando, con un piede, urtò qualcosa di viscido e molle. Sperò che non fosse ciò che pensava ma per sua sfortuna lo era: un serpente.
Doveva trattarsi di un boide, pensò; se fosse stata una vipera l'avrebbe morso all'istante. Indietreggiò ed estrasse la pistola, tuttavia vide che il serpente non si muoveva. Kane non riusciva a spiegarselo; era un anaconda. Gli si avvicinò nuovamente, mentre l'Ara Ararauna continuava ad agitarsi. Quando fu abbastanza vicino vide la terribile sorpresa: la testa del serpente era spappolata.
Kane strinse la pistola tra le mani e si guardò intorno. In quella zona c'era solo un animale che poteva battersi contro un serpente costrittore e vincere: il giaguaro.Non vi erano tracce della presenza di un giaguaro in quella zona, ma Kane sapeva che si trattava di un predatore astuto e, nonostante le grandi dimensioni, molto silenzioso; se ne aveva uno intorno, quello poteva saltargli addosso in ogni momento.
Il sangue gli si gelò quando udì un ringhio. Alzò lo sguardo e vide la sagoma scura del giaguaro che lo fissava, distesa su un tronco a circa sei metri d'altezza. Mentre stava nell'ombra sembrava che si trattasse di una pantera ma quando si alzò sulle zampe, per girare intorno alla preda, la luce rivelò il manto maculato. Kane cercava di tenere i nervi saldi; era facile a dirsi, ma una mossa sbagliata avrebbe potuto costargli la vita. Intanto il suo avversario era balzato a terra e si trovava a pochi metri da lui.
Il giaguaro gli girava intorno, annusava l'odore della carne; e come ogni altro predatore percepiva la paura. All'improvviso smise di giocare e si portò in posizione frontale rispetto alla sua preda. Ci siamo, pensò Kane, mentre stringeva la pistola con entrambe le mani, tenendola saldamente puntata contro l'animale.
Il giaguaro caricò frontalmente. Kane aspettò il momento più adatto per far fuoco; non avrebbe avuto una seconda occasione. Tuttavia non esplose alcun colpo, perché il predatore iniziò a rallentare la sua corsa, finendo per accasciarsi al suolo a pochi metri da lui. Ma non era morto.
«Tudo bem» urlò qualcuno alle sue spalle.
In un primo momento Kane trasalì e gli puntò contro la pistola. «Chi sei?» chiese, continuando a tenerlo sotto tiro.
Stavolta lo sconosciuto rispose in inglese: «Mi chiamo Bruno Silva. Sono una guardia forestale.»
Era un uomo alto e robusto, con la pelle leggermente abbronzata. Aveva la testa rasa e gli occhi castani. Ed era armato con un fucile a tranquillanti.
«Parla un ottimo inglese, signor Silva.»
«Ho studiato a Cambridge per due anni. Poi ho deciso di tornare a casa.» Detto questo si accostò al corpo del giaguaro e sparò un secondo tranquillante. «Meglio usare due dosi su animali di grande stazza» spiegò.
«Certo» rispose Kane.
«E mi raccomando, la prossima volta che si trova in una situazione del genere non esiti a sparare. Potrei non essere nei paraggi.»
L'improvvisa comparsa di quell'uomo sembrava una manna dal cielo. Kane iniziava a temere di non poter ritrovare i compagni, ma Silva sapeva come muoversi nella giungla e sicuramente aveva a sua disposizione un mezzo che gli avrebbe permesso di risparmiare del tempo.Anche con le conoscenze di un forestale muoversi nella giungla era molto complicato. Il mezzo di cui disponeva era una Jeep Wrangler mimetica, non certo il massimo per muoversi velocemente in quel groviglio di alberi.
Nessuno dei due rivolse la parola all'altro per diversi minuti; Kane era intento a studiare una cartina dell'Amazzonia per localizzare, con maggiore precisione possibile, il punto dove gli altri avevano abbandonato lo yacht e, di conseguenza, restringere l'area in cui effettuare le ricerche. Silva invece teneva gli occhi sulla strada; nella giungla bastava davvero poco per fare un incidente, anche meno che su una strada urbana, o comunque regolare.
«Trovato» esclamò Kane entusiasta.
Silva fermò la Jeep e allungò lo sguardo sulla cartina. «Dove vi siete separati?»
Kane, con l'indice, segnò un cerchio sulla mappa. «Più o meno in questo punto.»
La zona in questione era molto nota ai forestali del Brasile; nei pressi c'era una vecchia rovina, molto particolare. Molti studiosi le avevano esaminate, senza però riuscire a collegare lo stile della costruzione a nessuna civiltà che fosse originaria del Sudamerica. Era come se quella civiltà non fosse mai esistita; tutto ciò che aveva lasciato era quel piccolo tempio.
Silva lo fece subito presente. «Se sono scesi nella zona che mi ha indicato devono averlo raggiunto quasi sicuramente.»
«Portami lì» disse Kane. «Il prima possibile.»
Senza dire nulla, Silva inserì la marcia e partì.
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I Dimenticati
Adventure[Completa] 1532: il conquistador Francisco Pizarro conduce la sua spedizione in Sudamerica, alla ricerca e, successivamente, alla conquista del grande impero Inca. 1540: tra gli spagnoli si fanno sempre più insistenti le voci circa l'esistenza di un...