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Quando Kane, Williams, Miller e Silva arrivarono nei pressi della radura dove si trovava il campo il sole stava già tramontando. Si erano appostati dietro una piccola altura in mezzo agli alberi, da cui potevano osservare il loro avversario; a primo impatto doveva trattarsi di un accampamento di tagliagole e guerriglieri, ma quando in mezzo a quella accozzaglia scorsero il volto di Alvarez non ebbero più alcun dubbio: Amelia era lì.
   "La notte scende in fretta nella giungla" non era solo un modo di dire, era come una legge non scritta della natura; Silva lo sapeva bene. Nel momento in cui il buio inizia ad avvolgere il verde non si può vedere il pericolo a più di un metro dal proprio naso, e solo i suoni sono in grado di fare da guida.
   Kane iniziò a muoversi intorno al campo già prima che la luce rossa del tramonto sparisse del tutto. Voleva studiare un modo sicuro per entrare nell'accampamento e per fuggire dopo aver liberato Amelia.
   Quando la notte avvolse la giungla, Kane si introdusse nel campo, leggero e rapido come un'ombra. I tagliagole erano quasi tutti intorno al fuoco per cenare e discutere, mentre pochi stavano di guardia. Ed eluderli fu abbastanza agevole: senza fare rumore, Kane piombò alle spalle di uno di loro e lo colpì alla testa con una grossa pietra, senza però ucciderlo.
   Arrivare alla tenda dove era tenuta Amelia fu molto semplice: nessuno si curava di sorvegliare l'interno del campo, confidando che chi stava sorvegliando il perimetro stesse facendo un ottimo lavoro. Kane non avrebbe mai pensato che sarebbe stato tanto semplice; il primo vero ostacolo, dopo la sentinella fuori dal campo, si trovava proprio all'interno della tenda, con Amelia.
   C'era un uomo che faceva la guardia alla ragazza, era nervoso e irritato. E sicuramente avrebbe preferito essere altrove o potersi divertire con lei, piuttosto che stare immobile a fissarla. Kane non cambiò il suo approccio alla situazione, che lo aveva portato fin lì: scivolò alle sue spalle, gli strinse il braccio destro intorno al collo e gli bloccò le vie respiratorie con la mano sinistra; quando fu quasi esanime lo sgambettó per poi lasciarlo cadere a terra.
   Rimosso quell'ultimo ostacolo, slegò la corda con cui ad Amelia erano stati legati i polsi. Era felicissima di vederlo, e la felicità del momento la trasportò: prima lo abbracciò stretto, poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò appassionatamente, salvo poi indietreggiare un po' imbarazzata.
   «Prima dovrei portarti a cena fuori, non credi?» disse scherzosamente Kane, cercando di allentare la tensione.
   Amelia arrossí, chinò la testa e sorrise. «Scusa.»
   «Perdonata.»
   «Ma come hai fatto a raggiungermi?» chiese Amelia, ancora sorpresa. «Qui ci saranno quaranta o cinquanta uomini.»
   «Beh, l'unico che ho incontrato, ha avuto un piccolo incidente: sai, una commozione cerebrale e il cranio fracassato… cose così.»

   Williams aveva seguito tutti i movimenti di Kane con un binocolo. Non sembrava che servisse alcun diversivo perché riuscisse a fuggire con Amelia. Sarebbe uscito così come era entrato, ma in compagnia.
   All'improvviso nel campo si scatenò un gran trambusto. Tutti gli uomini presenti, che prima sembravano tanto tranquilli, in un lampo si stavano riversando verso il perimetro; e adesso sembravano molto nervosi. Williams li osservò con il binocolo, temendo che avessero scoperto Kane e Amelia, ma fortunatamente i due stavano andando nella direzione opposta.
   La curiosità di sapere cosa aveva attirato tanta attenzione spinse Williams a focalizzare il suo sguardo verso il grande ammassarsi di uomini sul lato a ovest del campo; dove sembrava che fosse arrivato qualcuno. In un primo momento non fu facile distinguerlo, in mezzo a tutta quella confusione; ma quando la confusione iniziò a scemare, Williams riconobbe il volto: era Dominguez.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora