Quando Robertson vide le prime casse, ben sigillate, che venivano issate su dal cenote non riuscì a trattenere il proprio entusiasmo. Si sfregava le mani come uno scienziato pazzo che attendeva di vedere il risultato di un proprio esperimento.
Il primo carico fu adagiato a pochi metri dal pozzo, sul lato opposto a quello da cui Robertson seguiva lo svolgimento delle operazioni. Quando fu liberato dall'argano, Robertson lo raggiunse e iniziò ad accarezzare una delle casse, incredulo. Nel frattempo, tutti i mercenari che erano rimasti fuori si erano radunati lì intorno.
«Apritela» ordinò sottovoce Robertson. Il suo tono era quasi impercettibile.
Senza obiettare, due uomini piantarono due piedi di porco sotto il coperchio e applicarono una leggera pressione. La cassa si aprì, ma allo stesso tempo si danneggiò; per fortuna c'erano altre casse in cui spostare il contenuto.
All'interno c'erano statuette d'oro e giada, piccoli totem di pietra ma anche cimeli più piccoli, in oro e argento. Robertson vi affondò le mani sudate e cercò di stringervi quanto più possibile di quella fortuna. Era, a dir poco, rimasto senza parole. Soltanto quello che aveva davanti poteva valere più della sua intera collezione.
Ciò gli diede da pensare: Nathan Robertson, l'uomo che ha chiarito il mistero dell'El Dorado, il Conquistador contemporaneo… il suo nome sarebbe passato alla storia, più di quello di tanti altri. Tuttavia, la gloria non è minimamente paragonabile al potere dell'avidità.
Impugnò la trasmittente e cercò di contattare Schroeder. «Werner, quanto manca per portare fuori il resto?»
«Ne stiamo mandando altre due. Per portare fuori tutto ce ne vorranno un'altra decina.»
«Cerca di velocizzare le operazioni.»
«Può mandare giù altri uomini?» chiese Schroeder. «Non posso andare più veloce con la dozzina che ho a disposizione.»
Robertson chiuse il collegamento, si rivolse ai tagliagole e gli intimò di raggiungere gli uomini che si erano immersi, per aiutarli a portare fuori il resto del tesoro. Poi prese il cellulare e compose il numero di un suo contatto a Lima.
Chi rispose all'altro capo del telefono parlava sottovoce, segno che non poteva attirare l'attenzione. «Pronto, chi è?»
«Comandante Soria? Sono Nathan Robertson.»
«Mi dica tutto.»
«Prepari un aereo da trasporto» ordinò Robertson. «Devo lasciare il paese entro stasera. È chiaro?»
«Chiaro, signore» rispose Soria, continuando a guardarsi intorno e prestando attenzione perché non ci fosse nessuno ad ascoltarlo. «Preparo il piano di volo. Dove vuole atterrare?»
«Sembra che al momento l'Interpol mi stia addosso» spiegò Robertson.
«Le sta addosso da tanto, eppure non è mai stato un problema» lo interruppe Soria.
Robertson non sembrò indispettito da quella interruzione, anche se era risaputo che non amava che qualcuno gli mancasse di rispetto. «Mai come adesso» esclamò con grande calma. «Per me è meglio che le acque si calmino. Prepari un piano di volo per Tuvalu.»
Dopo circa un'ora, le operazioni di recupero del tesoro incaico sembravano prossime alla conclusione. Quasi tutti gli uomini che si erano immersi erano già tornati in superficie, all'appello mancavano soltanto Schroeder e Alvarez, che avevano deciso di accompagnare personalmente l'ultimo carico durante la risalita.
Quelle ultime casse a Robertson sembravano non arrivare mai. Tanto vicino com'era al suo obiettivo iniziò ad avere delle brutte sensazioni, quando invece avrebbe dovuto tranquillizzarsi e pensare positivo. Ma quando uno come lui, abituato a farla in barba alle autorità, inizia a preoccuparsi c'è sempre un motivo.
Uno dei mercenari di Schroeder gli corse incontro, visibilmente agitato. «Dobbiamo sbrigarci a sgomberare!»
«Cosa è successo?»
«Abbiano intercettato un messaggio radio. Partiva dalla Missione di Vicente de Valverde ed era destinato a Lima, all'Interpol.»
Robertson non poté fare a meno di trattenere urla e imprecazioni. «Maledizione! Quanto tempo abbiamo?»
«Non abbiamo intercettato una risposta, quindi forse non sanno ancora che siamo qui. Ma è meglio sbrigarsi.»
«Tirate Werner e Pedro fuori dal cenote, poi dí loro di venire da me. Dopo dai l'ordine di caricare i camion.»
Il mercenario obbedì senza discutere.
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I Dimenticati
Adventure[Completa] 1532: il conquistador Francisco Pizarro conduce la sua spedizione in Sudamerica, alla ricerca e, successivamente, alla conquista del grande impero Inca. 1540: tra gli spagnoli si fanno sempre più insistenti le voci circa l'esistenza di un...