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Paul Barnes stava seduto davanti al computer, e nel frattempo mangiava sandwich e trangugiava bibite. Anche per chi lo conosceva bene, era un mistero come facesse a non essere in sovrappeso: stava seduto almeno dodici ore al giorno a fissare uno schermo e a divorare panini, non proprio uno stile di vita sano. Era un uomo grassoccio, non molto alto, aveva i capelli rossi e gli occhi castani.
   La Help the World al momento si trovava nei Balcani, nei pressi del confine tra Albania e Kosovo.
   Barnes aveva la sua postazione di lavoro a bordo di un airbus militare, contrassegnato dai marchi dell'ONU e della stessa Help the World sulla propria fusoliera, fermo all'aeroporto di Tirana. Il suo compito era per lo più limitato alla gestione logistica e delle comunicazioni, dunque era l'unico a poter vedere ogni spostamento delle squadre, e dei mezzi, appartenenti all'organizzazione.
   In quel momento i loro sforzi erano concentrati nella penisola balcanica. Per questo motivo, quando il computer segnalò che uno dei loro mezzi in Perù si stava muovendo, pensò che avrebbe dovuto lasciare il suo posto e informare Summer; poteva trattarsi di un furto.

   Un gruppo di profughi aveva passato il confine poche ore prima.  Ad accoglierli c'era proprio Summer, insieme al capitano di un contingente dell'esercito italiano stanziato in Albania; per questo i vertici delle Nazioni Unite avevano deciso di assegnarlo alla missione della Help the World come supporto.
   Di Summer non si poteva certo dire che avesse il fisico di una modella. Era una ragazza un po' in carne ma, allo stesso tempo, incantevole sotto ogni altro aspetto, capace di conquistare tutti con il suo sorriso e gli occhi color nocciola, incorniciati dai lunghi capelli castani chiari.
   Avevano ricevuto una segnalazione poco prima: un altro gruppo di profughi si dirigeva verso il confine, ma non erano certi di farcela. Summer aveva cercato di convincere il capitano  a mandare una squadra per recuperarli e portarli al sicuro, ma l'esercito italiano non disponeva delle autorizzazioni necessarie per un'eventuale operazione sul territorio nazionale serbo. Già il giorno prima, il capitano aveva violato quegli ordini per portare oltreconfine alcuni profughi. Fortunatamente non ci furono conseguenze, ma non era saggio sfidare la fortuna. Summer dovette arrendersi, e sperare che quelle povere anime riuscissero a entrare in Albania esclusivamente con le loro forze.

   Barnes raggiunse gli uomini impegnati nella missione nelle prime ore del pomeriggio. Chiese a uno dei soldati di guardia dove poteva trovare i responsabili, e altri due lo condussero alla postazione dove venivano accolti i profughi. Summer era lì.
   «Che ci fai qui?»
   «C'è stata una violazione» rispose Barnes. «Uno dei nostri mezzi in Perù si sta muovendo senza autorizzazioni. Ma non mi risulta che abbiamo operatori sul posto.»
   Summer scosse leggermente la testa. «Tranquillo, me ne occuperò io più tardi.»
   Aveva già un'idea di cosa potesse essere successo, ma c'erano questioni più urgenti da risolvere.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora