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Giunsero in vista della città quando anche la luce del tramonto stava ormai per scomparire, dietro le lontane cime delle Ande.
   «Potete mangiare e riposarvi a casa mia» disse Dominguez. «Domani riprenderete i vostri affari.»
   «No» ribatté Kane. «Portaci al porto, dobbiamo inseguire quegli uomini.»
   Dominguez gli lanciò un'occhiata, incredulo di ciò che sentiva, ma riprese quasi subito a fissare la strada.
   «Cos'hai in mente, amico?» chiese Williams, anche lui incredulo.
   Miller sghignazzò.
   «Perché ridi, ragazzo?»
   «Ma è chiaro» rispose Miller. «Schroeder e Alvarez stanno seguendo il fiume, proprio come fecero Francisco de Orellana e i suoi compagni.»
   «Amelia era un'assicurazione perché non gli stessimo tra i piedi» aggiunse Kane. «Dobbiamo riprendercela, perché lei può condurci a El Dorado.»
   Williams non capiva. Se sia Schroeder che Amelia sapevano come raggiungere El Dorado, perché allora non cercavano di anticipare il proprio avversario? Si, recuperare Amelia era importante, perché non potevano certo lasciarla nelle mani di quei criminali, ma doveva pur avergli lasciato qualche indizio che permettesse loro di arrivare per primi alla meta.
   «E per curiosità, Alexander. Come penseresti di seguire il fiume? A nuoto?» chiese Williams. Nella sua voce era possibile percepire un pizzico di ironia.
   «A questo ci penserò io» disse. Poi si rivolse a Dominguez. «Portali a mangiare qualcosa, e fate delle scorte. Ci aspettano giornate intense.»

   Rimase immobile a guardare la Wrangler che si allontanava, e per un breve momento fu tentato di abbandonare i compagni per inseguire Schroeder da solo. Non poteva farcela, pensò. Sarebbe stato uno contro nove, considerando quelli che aveva già incontrato, tra i quali c'era un sicario professionista. E chissà quanti altri. Con Williams e Miller i giochi sarebbero stati un po' meno squilibrati.
   Kane si diresse al porto, dove scrutò con occhio attento ciascun molo e ormeggio. Sperava che lì ci fosse qualche mezzo appartenente all'organizzazione di sua sorella Summer, ma non riusciva a vedere il suo marchio, né quello dell'ONU, su nessuna imbarcazione.
   All'improvviso udì una voce, che gli chiedeva: «Necesitas ayuda?»
   Kane si girò verso l'uomo che gli aveva posto la domanda. Era sciatto, aveva una lunga barba bianca e puzzava di fumo. «Si, grazie.»
   Lo sconosciuto comprese di trovarsi davanti a uno straniero, per cui abbandonò lo spagnolo e cercò di parlare in inglese, per quanto ne potesse essere capace. «Cosa le serve?»
   «Vorrei sapere se in questo porto sono ormeggiate barche appartenenti a questa organizzazione» disse Kane, mostrando all'uomo un distintivo della Help the World. Anche se non partecipava attivamente alle missioni, Summer l'aveva incluso nella propria organizzazione e talvolta lui ne approfittava.
   L'uomo indicò la fine del molo e si allontanò in direzione opposta, senza dire una parola.
   Kane raggiunse il punto che gli era stato indicato, dove si trovò davanti a uno yacht, un Sunseeker Predator 75. Senza indugiare, salì a bordo e iniziò a esaminare ogni scomparto, in cerca di qualsiasi cosa potesse essere utile; qualche arma e magari delle provviste.
   Williams e Miller lo raggiunsero circa venti minuti più tardi. Con loro c'era anche Dominguez, che aveva insistito per accompagnarli.
   «Coraggio, si parte!» esclamò Kane.
   Dominguez e Miller salirono a bordo, Kane scese giù sul molo e afferrò Williams per un braccio. «Non mi fido di quel tizio» gli sussurrò.
   «Perché mai?»
   «Rifletti bene. Che ci faceva nella giungla?»
   «Era stato mandato a cercarci» rispose Williams. «Almeno così ci ha detto.»
   «Da solo?!» disse Kane. «Fidati di me, quello ci nasconde qualcosa.»
   Detto ciò, salirono entrambi a bordo; Kane accese il motore, e iniziarono la loro discesa del Rio delle Amazzoni.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora