25

8 4 0
                                    

Williams non si era perso d'animo; sapeva che dovevano resistere il più a lungo possibile e che, anche in quella vasta macchia verde, Kane sarebbe riuscito a trovarli. Insomma, non avrebbero fatto la stessa fine di molti dei conquistadores.
   Miller teneva duro; la sua seconda esperienza sul campo, la prima in una giungla, si stava dimostrando molto faticosa, ma nonostante ciò sopportava la fatica e gli sforzi.
   Dominguez era quasi sull'orlo della pazzia; si vedeva da lontano che in quel contesto non si sentiva a suo agio. Non era un uomo d'azione o da vita selvaggia. Perché gli abitanti di Iquitos avrebbero dovuto mandare lui a cercarli? Williams se lo chiese più volte durante il cammino. Allora gli balenò in testa ciò che Kane gli aveva detto prima che salissero a bordo dello yacht: "non mi fido, ci sta nascondendo qualcosa."
   Raramente Kane sbagliava, pensò Williams. Per il momento lo avrebbe tenuto d'occhio, sperando di ricongiungersi presto con il compagno; di più non poteva fare.
   Erano riusciti a ricongiungersi in fretta, dopo aver abbandonato la barca. E Williams prese subito in mano la situazione; come ci si sarebbe aspettato da lui. Seguirono il corso del fiume, senza però spingersi verso l'interno della giungla, a meno che non fossero obbligati. Più stavano vicino al fiume, meno pericoli avrebbero corso.
   Lungo il cammino, Miller scorse qualcosa tra la vegetazione. Fu l'unico momento in cui decisero di allontanarsi dal fiume senza essere costretti; anche se Dominguez sembrava prossimo a un crollo nervoso, Williams decise comunque di dare un'occhiata.
   Quello che Miller aveva visto erano delle rovine. A prima vista doveva trattarsi di un piccolo santuario. Dominguez si sedette accanto all'ingresso, felice di poter finalmente riposare. Williams ricordava che nel diario trovato dalla dottoressa Cruise era presente un riferimento a delle rovine nella giungla. Rovine che gli spagnoli avevano trovato dopo che le strade di Pizarro e Orellana si erano divise. Da un punto di vista spaziale poteva benissimo trattarsi delle medesime; oltrepassato il Rio Napo, in piena regione amazzonica.
   «Signor Dominguez, lei sa qualcosa di queste rovine?» chiese Williams guardandosi intorno.
   «Se n'è parlato a lungo qualche anno fa, quando le hanno trovate la prima volta. Soprattutto perché non si riusciva a collegarle a nessuna civiltà o popolazione locale. Da allora sono come dimenticate.»
   «Che ne pensi, ragazzo?»
   Miller lo guardò e scosse leggermente la testa. Stava in piedi ad osservare la vegetazione, sperando che Kane sbucasse in mezzo agli alberi con la soluzione ai loro problemi; d'altronde fino a quel momento era andata sempre così.
   Williams decise di restare nelle rovine e attendere che Kane li trovasse. Sembrava la decisione migliore poiché avrebbero avuto un riparo, ma anche perché quelle rovine potevano essere la chiave della loro ricerca; se si fossero addentrati nella giungla avrebbero potuto perderle, e qualora le avessero perse ritrovarle sarebbe stata, a dir poco, una vera impresa.

   Si davano il cambio regolarmente, a parte Dominguez, che pareva essere più morto che vivo. Williams e Miller si alternavano tra loro nel ruolo di vedetta, per avvistare Kane nella giungla, e in quello di esaminatore, per trovare il collegamento tra il tempio e il diario.
   Miller riuscì a distinguere un suono, in mezzo a quelli della foresta pluviale. Era il leggero rombo di un motore. «Signore!» gridò a gran voce.
   Williams gli corse incontro. «Che succede ragazzo?»
   «Ascolti.»
   Anche Williams udì lo stesso rumore. «Presto guarda nello zaino. Ci deve essere un razzo di segnalazione.»
   Miller frugò velocemente nello zaino e, non appena trovò il razzo, lo affidò a Williams che lo sparò in aria dicendo, a bassa voce: «Spero sia tu, amico mio.»
   Silva fermò la Jeep non appena vide il razzo sparato in aria, prese il fucile e smontò il mirino per usarlo come un cannocchiale. «Siamo arrivati» disse, e passò il cannocchiale a Kane che guardò verso le rovine e riconobbe i suoi compagni all'esterno del tempio.
   Williams continuò a guardare in direzione della Jeep. Le sue speranze che a bordo ci fosse Kane non volevano proprio saperne di placarsi, e ciò lo rendeva ancora più nervoso. Quando vide aprirsi lo sportello del guidatore, allora accennò un passo in direzione della Jeep, ma la vista di Silva armato lo spinse a indietreggiare; un attimo dopo si aprì anche lo sportello del passeggero. Quanti uomini c'erano, al di sotto dell'Equatore, che tenevano una benda sull'occhio sinistro? E quanti di loro potevano avere lo stile di un grande uomo d'azione nella giungla? La risposta era scontata: solo uno.
   Stavolta Williams non esitò e gli corse incontro. «Alexander!» urlò a squarciagola.
   Dopo aver udito il suo nome anche Kane gli corse incontro; una volta raggiunto si lasciarono andare a un abbraccio fraterno.
   «Vedo che avete trovato le rovine.»
   «Le conoscevi?»
   «Il signor Silva me ne ha parlato mentre venivamo qui» disse Kane. Williams e Silva si scambiarono un'occhiata reciproca e si strinsero la mano. «Ho pensato che potrebbe esserci qualcosa d'interessante» soggiunse Kane in un secondo momento.
   «Lo stesso motivo per cui io e Miller abbiamo deciso di fermarci qui. Sapevo che non avresti smesso di cercarci.»
   Senza ulteriori indugi, tutti e tre si recarono all'interno del santuario per esaminarlo. Anche Kane, come Williams, era convinto che potesse trattarsi dello stesso menzionato nel diario; e il fatto che quelle rovine non fossero mai state identificate, o ricollegate alle tribù native della zona non faceva altro che rafforzare quella convinzione.
   Miller li aspettava più vicino alle rovine, visibilmente emozionato dal ritorno di Kane; gli occhi erano lucidi e quasi non riusciva a trattenere le lacrime.
   «Ricomponiti ragazzo. Abbiamo un lavoro da fare» gli disse Kane in tono autoritario, ma allo stesso tempo entusiasta di vedere come Miller avesse affrontato quella esperienza.
   Quando misero piede all'interno del tempio però vi fu l'amara sorpresa: Dominguez era scomparso.
   «Dov'è finito?» chiese Kane.
   «Era qui quando siete arrivati.»
   «Ma adesso non c'è più.»
   «Era in condizioni pietose dopo un paio d'ore nella giungla» disse Williams. «Non può essere molto lontano.»
   «Ragazzo» tuonò Silva, rivolgendosi a Miller. «Vieni con me. Facciamo un giro qui intorno per cercarlo. Voi non muovetevi da qui.»
   «Pensa che sia ancora qui vicino?» chiese Williams.
   «Se era nelle condizioni che ha descritto probabilmente si è andato a gettare nel fiume o sta correndo senza meta qui intorno. In ogni caso è una mia responsabilità.» Detto questo imbracciò il fucile e fece cenno a Miller di seguirlo.
   Non appena Silva e Miller lasciarono il santuario, Kane e Williams iniziarono a esaminare le rovine. Già prima dell'arrivo di Kane avevano trovato un'iscrizione simile a quella che avevano già visto nelle rovine vicino a Iquitos, tuttavia non erano stati capaci di decifrarla; l'esperta era Amelia. Kane però si rese conto che quella non era un'iscrizione da decifrare quanto piuttosto la famosa "X dove scavare."
   Con non pochi sforzi rimossero l'enorme pietra su cui capeggiava l'iscrizione, rivelando così una piccola nicchia dove era posto un morione con dei simboli incisi. «Credo che abbiamo trovato il terzo conquistador.»
   Williams era molto sorpreso. Lui non aveva pensato alla possibile esistenza di quel piccolo anfratto. «Certo che hai l'occhio lungo.»
   «Hai altre battute sul mio occhio?» ribatté Kane, divertito e irritato allo stesso tempo.
   «Qualcuna.»
   Dopo questa risposta Kane gli diede un leggero scappellotto.

   Avevano tutto ciò che gli serviva, o quasi. I simboli sul morione erano competenza di Amelia; solo lei era capace di decifrarli. Il prossimo passo era rappresentato dal trovare quelli che l'avevano rapita e liberarla.
   Sapevano bene che non sarebbe stata un'impresa facile, e loro non volevano certo che lo fosse; gli avrebbe certo rovinato il curriculum.
   Quando Silva e Miller tornarono alle rovine, senza aver trovato Dominguez, Kane si convinse, a malincuore, ad abbandonarlo. Non era un'idea che lo esaltava, ma non avevano scelta. Forse era ancora vivo, ma nelle sue condizioni poteva essere finito chissà dove e Silva, che viveva la giungla tutti i giorni, sapeva che la questione non era se salvarlo o meno, ma scegliere quante segnalazioni di cadaveri ci sarebbero state il giorno dopo. Se fosse arrivata la notte nella giungla allora non ne sarebbero più usciti.
   «Mi dispiace per lui, ma dobbiamo pensare ad Amelia.»
   Dopo essere saliti a bordo della Jeep di Silva continuarono a discutere sul da farsi. Non potevano di certo battere ogni singolo palmo della foresta amazzonica, ma ancora una volta fu Silva a venirgli incontro.
   «Oggi un'altra guardia ha segnalato una specie di accampamento, non lontano da qui.»
   «Devono essere loro» disse Williams.
   Kane annuì, poi fissò Silva che non ebbe bisogno di ulteriori indicazioni; inserì la marcia e chiese: «Il prima possibile?»
   «Ancora più svelto.»

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora