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Il convoglio era stato diviso per non attirare l'attenzione, senza ombra di dubbio. Quattro camion che si muovevano insieme verso la medesima destinazione sarebbero balzati subito all'occhio, anche il più distratto; per non parlare del fatto che le ricerche si svolgevano con l'ausilio dei satelliti. Al contrario, camion che seguivano strade diverse, con tempi di percorrenza diversi, sarebbero passati più facilmente inosservati. Era d'obbligo ammettere che si trattava di un piano ingegnoso, senza dubbio pensato da Schroeder; e sicuramente Robertson era stato convinto con grande fatica della sua validità. Non perché non si fidasse dell'esperienza del tedesco, ma perché, analizzandone il profilo psicologico, la paura di perdere una parte di quanto aveva guadagnato era più forte di quella per un possibile arresto.
   Era stato tutto ben calcolato. Ciascun pezzo del convoglio sarebbe arrivato a destinazione con una quantità casuale di minuti di discrepanza, le casse contenenti l'oro sarebbero state scaricate in un magazzino e solo successivamente, prima dell'ora stabilita per il decollo, avrebbero provveduto a spostarle nell'hangar e a caricarle nella stiva dell'aereo.
   Il tentativo andato male di eliminare Arias e Souza doveva essere un campanello d'allarme; e doveva suonare molto forte. Soria lo sapeva bene: agire in quel modo così impulsivo, in totale autonomia e senza avvertire il proprio superiore del pericolo creatosi per l'intera operazione, poteva mandare all'aria tutti i preparativi eseguiti fino a quel momento.

   Tre quarti del convoglio erano arrivati a destinazione senza ritardi, mentre dell'ultimo camion non vi era ancora traccia. Robertson, stanco di aspettare, si rivolse a Schroeder con fare minaccioso: «Dove diavolo sono finiti i suoi uomini?»
   «Come posso saperlo?» ribatté Schroeder.
   Alvarez, per la prima volta negli ultimi due giorni, poté essere coinvolto in una discussione senza il timore di subire una ramanzina. «Per quanto ne sappiamo potrebbero averli catturati» disse. Poi, per buttare un po' di benzina sul fuoco, aggiunse: «O forse avevano ordini di cui noi non siamo a conoscenza?!»
   Robertson non diede peso a quella frase. Al contrario, Schroeder gli rivolse un'occhiataccia, mentre uno dei suoi uomini gli andò incontro a muso duro; evidentemente non aveva gradito quella insinuazione nei confronti del suo capo.
   Alvarez continuò a provocare. «È strano che siano arrivati tutti i carichi… tranne uno. Non trovate?»
   Alcuni mercenari misero le mani sulle armi con fare intimidatorio. Speravano che con quel gesto Alvarez capisse che doveva smetterla altrimenti lo avrebbero fatto tacere con le cattive, ed ebbero ragione; il suo spirito di conservazione aveva avuto la meglio sulla voglia di fare lo sbruffone. Se gli uomini di Schroeder fossero scattati non avrebbe avuto molte chance di salvarsi la pelle.
   La calma tornò in fretta, ma durò poco. Qualcuno aprì di scatto la porta del magazzino, sbattendola con violenza al muro. Nella stanza entrò uno dei tecnici che lavoravano per preparare l'Hercules di Soria a partire. «Sappiamo dov'è l'ultimo camion. Meglio sbrigarsi a decollare» esclamò con grande preoccupazione. Poi andò ad aprire la saracinesca che dal magazzino permetteva di accedere agli hangar.
   «No, aspetta» esclamò Robertson. «Dov'è il mio tesoro?» Nei suoi occhi era possibile vedere una quantità indescrivibile di rabbia.
   «Hanno dato la notizia che la polizia ha intercettato un gruppo di contrabbandieri… e che stavano trasportando manufatti incaici.»
   Robertson non riusciva a crederci e per sfogare la rabbia diede un pugno contro la saracinesca. Un suono metallico echeggiò all'interno del magazzino.
   Quando la saracinesca iniziò ad alzarsi, Soria, che stava dalla parte opposta, entrò nel magazzino e scandì a gran voce gli ordini, mentre l'Hercules era già sulla pista: «Ogni cassa che vedete qui dentro la voglio a bordo di quell'aereo, muovetevi.»
   Erano ad un passo dalla realizzazione del loro obiettivo, ma aver perso uno dei camion era stata una doccia fredda per tutti. Tutto quello che avevano costruito in quei giorni passati in Sudamerica, tutte le persone uccise e le leggi internazionali violate rischiavano di diventare inutili. Se avessero inciampato proprio allo sprint finale non se la sarebbero certo cavata con poco.
   Schroeder aveva già organizzato i suoi uomini per portare ogni cassa a bordo dell'Hercules, mentre Alvarez non sembrava aver voglia di sforzarsi. Alla fine sarebbero stati pagati tutti ugualmente. Robertson, ancora scosso dalla notizia ricevuta poco prima, fece un respiro profondo e ordinò: «Muoversi. Lasciamo questo paese.»

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora