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Erano atterrati all'aeroporto di Londra la mattina presto ma nonostante Morton fosse stato molto chiaro riferendo loro gli ordini di Mary, ovvero recarsi al British Museum il prima possibile, sia Kane che Williams preferirono prendersi una piccola pausa, scelta condivisa anche da Miller e Gunn. Venivano dall'altra parte del mondo, mica da una scampagnata, un po' di riposo se lo meritavano.
   Una Cadillac Seville li attendeva appena fuori dall'aeroporto; l'autista era un uomo anziano, con i capelli bianchi, la barba grigia e occhi verdi. Anche lui aveva ricevuto ordini precisi e lo aveva fatto presente a entrambi, nessuno però gli diede ascolto. Ad essere stati convocati erano soltanto Kane e Williams, nonostante lavorassero insieme da diverso tempo i nomi di Miller e Gunn non li aveva fatti nessuno.
   Si fecero accompagnare a un pub nel centro di Londra, il tempo di bere una birra e mangiare un boccone in totale tranquillità. Si sarebbero recati al museo appena finito.
   Non avevano idea di cosa aspettarsi una volta lì; mentre entravano sentivano i pettegolezzi più disparati sulla natura dell'incarico, e potevano vedere le strane espressioni di tutti i loro colleghi. Era chiaro che di qualunque cosa avrebbero dovuto occuparsi, non sarebbe stata certo una passeggiata.
   Ad attenderli all'ingresso c'era Natalie. Williams aveva una cotta per lei da quando era entrato nel giro di affari del British Museum ma non aveva mai provato a parlarle. Quella situazione si ripeteva ogni volta che si trovavano a Londra, Kane se la faceva sotto dalle risate ogni qualvolta che Williams incrociava il suo sguardo; rimaneva imbambolato a fissarla, con uno sguardo da pesce lesso.
   «Ben arrivati» disse Natalie. «Ci avete messo più tempo del previsto. Dovevate essere qui almeno un'ora fa.»
   «Ci scusi, il nostro caro Lewis aveva fame.»
   Williams, per tutta risposta, diede un colpetto all'amico, che ridacchiava sotto i baffi, divertito dall'imbarazzo che l'amico provava ogni volta che era in presenza della ragazza.
   Natalie arrossì come ogni volta che si trovava a parlare con lui, conscia del fatto che gli piacesse, ma più propensa ad aspettare un invito da parte sua; per fortuna l'imbarazzo svanì subito dopo.
   «Perché siamo qui?» chiese Kane.
   «Raggiungete l'ufficio di Mary» rispose Natalie. «Vi spiegherà tutto lei.»
   Si allontanarono subito dopo, Kane continuava a mostrarsi molto divertito, e dato che Natalie si era allontanata iniziò a ridere a crepapelle; Williams, al contrario, avrebbe voluto picchiarlo perché non era la prima volta che lo metteva in imbarazzo davanti a lei.
   «Se non fossimo una squadra così efficiente ti riempirei di botte.»
   «Eddai, amico» ribatté Kane. «È andata meglio oggi di tante altre volte.»
   Williams tagliò corto e affrettò il passo verso l'ufficio di Mary, l'unico modo per dimenticare la sciocca figura fatta con Natalie era tuffarsi di nuovo nel proprio lavoro.

   Mary se ne stava seduta alla sua scrivania fissando la porta dell'ufficio, era a dir poco impaziente di vedere Kane e Williams per affidargli quella missione. Ogni volta che sentiva dei rumori all'esterno il livello di trepidazione arrivava a toccare picchi altissimi; quando finalmente la porta si aprì, e vide entrare i due, si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
   «Salve direttrice Hill» esordì Kane.
   «Siete in ritardo» rispose Mary, con un tono a metà tra il serio e il sarcastico.
   «Allora meglio non perdere tempo. Di cosa si tratta?»
   «Due giorni fa è stato scoperto un piccolo villaggio dei Chachapoyas, nella giungla peruviana.»
   «Non credo che ci abbiate richiamati in fretta e furia dalla Cambogia per delle semplici rovine precolombiane» affermó Williams. «Dico bene?»
   Un botta e risposta che avrebbe messo a disagio chiunque, ma non lei. Mary era troppo esperta per farsi intimidire, e amava quando i suoi ragazzi ci provavano, proprio perché sapeva che prima o poi ad avere la meglio sarebbe stata lei. Tuttavia in quel caso apparve meno tranquilla di quanto fossero abituati a vederla, segno che la questione era molto sensibile.
   Con molta calma, ma anche un po' di timore, aprì uno dei cassetti della scrivania e pose davanti a loro il diario che Amelia le aveva spedito dal Perù. Kane lo osservò attentamente, poi chiese: «Che cos'è?»
   «Non lo sappiamo» rispose Mary. «È stato rinvenuto nel villaggio di cui vi ho parlato» detto questo gli consegnò anche il rapporto completo di Amelia circa le ricerche effettuate nelle rovine in questione.
   Kane gli diede un'occhiata veloce e poi lo passò a Williams, più meticoloso nello studiare i dettagli di un incarico, a differenza del compagno.
   «Il diario è scritto per metà in spagnolo, possiamo partire da qui» disse Williams. «Il problema è la parte scritta in kichwa.»
   «Concordo, non è facile interpretare la lingua degli Inca. Però Amelia sta cercando di tradurre quanto più possibile, e quanto più precisamente possibile.»
   «Io però continuo a non capire perché siamo qui» ribatté Kane all'indirizzo di entrambi.
   «La parte del diario scritta in spagnolo accenna a Gonzalo Pizarro e Francisco de Orellana, voglio che seguiate ogni possibile pista.»
   «Sta dicendo che crede alla leggenda di El Dorado?» chiese Williams. «I conquistadores non l'hanno mai trovata.»
   «Vero, noi però abbiamo un indizio» ribatté Mary.
   Kane si alzò in piedi e iniziò a passeggiare avanti e indietro per l'ufficio, totalmente immerso nei suoi pensieri, finché non si fermò davanti a un planisfero appeso al muro. «Proviamoci» esclamò con grande entusiasmo.
   Williams, spiazzato da quell'affermazione, gli lanciò un'occhiata di disappunto, ma allo stesso tempo era curioso di sapere dove il compagno voleva andare a parare.
   «Contatti la dottoressa Cruise. Dovrà essere tutto pronto per domani, noi partiremo stanotte.»
   «Tutto pronto?! Ma di che parli?» chiese Williams.
   «Andiamo Lewis. Ci aspetta un bel po' di lavoro.»
   A poco a poco l'entusiasmo di Kane contagiò anche gli altri. Quando partiva in quarta era impossibile fermarlo, tanto che Mary ritenne superfluo comunicargli che sarebbero stati soli e che nessuno aveva accettato di partire. Bastava mettere apposto alcuni dettagli, preparare i bagagli e sarebbero volati in Sudamerica. 

   Lasciarono il museo subito dopo l'incontro, con i dubbi che attanagliavano i pensieri di entrambi. Conoscevano la natura della missione ma di fatto erano più gli interrogativi che le certezze, a qualunque cosa stessero andando incontro lo stavano facendo letteralmente alla cieca. Le sensazioni erano diverse: Mary era fiduciosa, Williams titubante, Kane invece era più difficile da leggere, ma per chi lo conosceva era probabile che avesse già messo a punto un piano a prova di bomba per portare a termine l'incarico. Appena usciti dal museo salirono su un Aston Martin Virage, l'auto di Kane, per dirigersi a Coventry, dove entrambi vivevano, si erano conosciuti, diventati amici prima e colleghi poi.
   Durante il tragitto Williams si guardò bene dal chiedere delucidazioni all'amico; quando Kane aveva una strada lineare e deserta davanti, ed era alla guida della sua Aston Martin, allora era meglio non distrarlo; tra l'altro in quel momento la radio stava passando Wannabe delle Spice Girls; la seguiva fischiettando, e cercava di non perdersi nemmeno una nota. Nonostante fosse uscita da poco, era diventata in breve tempo la sua canzone preferita. In una situazione diversa avrebbe addirittura accostato, sarebbe sceso a terra e avrebbe iniziato a ballare con uno stile tutto suo, oltre che di dubbio gusto.
   Quando giunsero nei pressi di Oxford, Williams prese un po' di coraggio e chiese all'amico cosa avesse intenzione di fare.
   «Intanto i bagagli. Poi andare in Perù.»
   «Non fai ridere, Alexander.»
   Kane cercava di mettere la discussione sui binari dell'ironia, forse perché per la prima volta in vita sua non era tanto sicuro di poter trovare una soluzione al problema. La spedizione di Pizarro e Orellana nella giungla era passata alla storia per essere stata un totale fallimento, riprovarci nel ventesimo secolo non significava certo che il risultato sarebbe stato diverso.
   Sfrecciando a quasi cento chilometri all'ora, arrivarono a Coventry dopo circa quaranta minuti. Non fecero alcuna sosta, ma si diressero subito verso casa di Kane, una piccola villetta di periferia dove viveva insieme alla sorella Summer, anche se di fatto nessuno dei due ci stava mai. Kane era sempre in giro per il mondo, impegnato in qualche spedizione, e anche Summer, in quanto presidente della Help the World, una società no profit di missioni umanitarie che lei stessa aveva fondato, facente capo alle Nazioni Unite, era sempre in viaggio. Entrambi avevano scelto di condurre una vita avventurosa e fatta di viaggi in giro per il mondo come i loro genitori, Lara e Dirk Kane, due celebri cacciatori di tesori, scomparsi quando loro erano ancora piccoli, anche se la vivevano in maniera completamente diversa l'uno dall'altra.
   Non si poteva certo dire che la casa fosse divisa equamente: Kane aveva trasformato il loro ampio garage in un confortevole e accogliente appartamento, se si escludeva il dettaglio che fungeva anche da parcheggio per l'auto. Era tutto lo spazio di cui aveva bisogno, mentre Summer occupava i restanti due piani della villa.
   Williams allargò una mappa del Sudamerica su un tavolo e segnò con un pennarello rosso il luogo dove era stato rinvenuto il diario, di fatto l'unica informazione rilevante a loro disposizione. «Cominciamo?»
   Kane si sedette, accavallò le gambe e iniziò a dondolarsi all'indietro fino ad appoggiare lo schienale della sedia alla parete, rimanendo in equilibrio sui due piedi posteriori. «Inizierei stilando una lista delle informazioni a nostra disposizione.»
   «Sarà semplice e molto veloce, sappiamo solo dove hanno trovato il diario» rispose Williams indicando il cerchio rosso che aveva disegnato poco prima sulla mappa.
   «Abbiamo bisogno di sapere quale strada hanno seguito gli spagnoli nel 1542» disse Kane. «Dí a Mary di informare la dottoressa Cruise, è l'informazione più importante ai fini della missione. Domani mattina saremo in Perù, e dovrà essere tutto pronto.»

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora