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Il Sunseeker Predator scivolava lentamente sulle placide correnti del Rio delle Amazzoni. Durante la notte Kane lo aveva condotto a grande velocità lungo il fiume, nella speranza di azzerare, o ridurre, il vantaggio che Schroeder e i suoi avevano nei loro confronti. Avevano oltrepassato il confine con il Brasile, illegalmente, e non vi erano ancora segni di anima viva; solo una grande macchia verde.
   Tutti mostravano segni di nervosismo. A Kane, in particolare, sarebbe servita qualche ora di sonno. Williams e Miller speravano di risolvere quella storia in fretta. Ma non era chiaro cosa stesse disturbando Dominguez; si guardava intorno come se stesse cercando qualcosa.
   Kane aveva ridotto sensibilmente la velocità. Adesso stavano costeggiando la riva quasi a motore spento, trascinati dolcemente dalla corrente. Tutto il gruppo era in coperta, e ognuno cercava di ravvisare presenze sospette nell'intricato meandro della giungla. Perché… se Schroeder era davvero un ammiratore di Kane, allora sapeva che non si sarebbe arreso e che gli avrebbe dato la caccia; un uomo incaricato di sorvegliare i suoi movimenti doveva esserci per forza.
   Kane vide sul radar, posto sul pannello di controllo, che qualcosa si avvicinava. Nello stesso momento, suonò il telefono satellitare dello yacht.
   «Ci penso io» disse Williams.
   Kane intanto lasciò il timone per controllare cosa fosse quel punto comparso sul radar. Si guardò intorno e vide un piccolo battello pneumatico che si avvicinava allo yacht, con al suo interno tre uomini.
   Williams rispose alla chiamata. «Pronto, sono Lewis Williams. Chi parla?»
   «Ciao, Lewis. Sono Summer.»
   «Da quanto tempo!?»
   «Fammi indovinare. Sei con mio fratello?!» chiese Summer. Nella sua voce era possibile cogliere una nota di sarcasmo.
   «Alexander, sei nei guai» urlò Williams.
   «Metti giù e tieniti pronto.»
   Williams salutò Summer e chiuse la chiamata, senza darle il tempo di dire una sola parola.
   I tre uomini sul battello si facevano sempre più vicini, e sempre più distinguibili. Uno di loro parlò tramite un megafono; parlava in portoghese, niente di strano, ma l'accento lasciava dei dubbi. «Nós somos da polícia brasileira.»
   Niente di strano, una forza di polizia che svolgeva normali controlli. Anche se l'assenza, quasi totale, dell'accento portoghese lasciava tutti molto perplessi.
   I presunti agenti si portarono a poco meno di un metro dallo yacht. Uno di loro salì a bordo. Lanciò una fune ai compagni e ordinò di legare tra loro le due imbarcazioni. Poi si rivolse a Kane: «Documentos por favor.»
   Senza fare una piega, Kane tornò all'interno a prendere i documenti. Non avevano permessi per navigare sulle acque territoriali del Brasile, quindi avrebbe mostrato solo i documenti relativi allo yacht; comunque, non credeva che quegli uomini gli avrebbero potuto creare problemi.
   Non appena mise insieme tutta la documentazione si avvicinò a Williams e gli sussurrò: «Al mio segnale… motore al massimo.»
   «Quale segnale?»
   Kane gli rivolse una rapida occhiata e un sorriso. «Tranquillo, lo riconoscerai.»
   L'agente prese i documenti e li osservò, senza fare commenti. Gli altri imbracciarono i fucili, assumendo un atteggiamento ostile. Quel movimento non passò inosservato all'occhio di Kane. Ci siamo, pensò, adesso si balla.
   L'agente buttò i documenti a terra, e lentamente mosse la mano destra verso la pistola e Kane reagì subito. Con un calcio al petto, non molto forte ma improvviso, fece volare l'uomo all'indietro; che, cadendo sulla barca, fece perdere l'equilibrio agli altri due.
   Carpe Diem, Williams fece partire lo yacht a grande velocità. Di conseguenza, l'imbarcazione degli agenti si ribaltò a causa della corda che avevano legato tra i due mezzi. E tutti e tre finirono a mollo nel fiume. Poi, senza un attimo di esitazione, Kane lo raggiunse in cabina di pilotaggio.
   «Spero che non fossero veri agenti» disse Williams.
   «Il Brasile non ha nessuna forza di polizia chiamata polizia fluviale.»
   «Ah. Allora siamo apposto.»
   Continuarono a discendere il fiume finché non entrarono in collisione con qualcosa; qualcosa che sbalzò tutti e quattro in aria.
   «Che diavolo è stato?» chiese Dominguez, quasi piagnucolando.
   Guardarono tutti fuori dalla cabina; c'era un battello pneumatico, carico di uomini armati, lanciato all'inseguimento. Ormai lo scontro era inevitabile.
   «Pronti a combattere!» esclamò Kane mentre impugnava la USP.
   «Un'attimo» rispose Miller. «Come sarebbe combattere?»
   Una prima raffica di proiettili si abbatté sullo yacht. Non avrebbe retto a lungo, a meno che non opponessero resistenza.
   «Ecco il piano: Konstantin, tu prendi il timone. Lewis, tu e io rispondiamo al fuoco. Rudi, rovista per tutto lo yacht e prendi ogni cosa possa esserci utile; potremmo doverlo abbandonare.»
   «Ho una domanda» ribatté Williams. «Con cosa dovrei sparare io?»
   «C'è un SMG, nascosto nell'armadietto» rispose Kane, avviandosi all'uscita della cabina. Poi aggiunse: «Ci vediamo fuori.»

   Non avrebbero mai potuto seminare quel battello. Per quanto il loro yacht potesse andare veloce, non sarebbe mai stato abbastanza. Dovevano combattere; non avevano altra scelta.
   I proiettili si abbatterono, inesorabilmente, sulle fiancate delle barche, senza provocare morti o feriti. Era come se nessuna delle due parti volesse uccidere l'altra; era normale da parte di Kane e Williams, ma agli altri doveva essere stato ordinato. Tuttavia, loro non potevano resistere a lungo; non potevano seminarli, ma potevano far perdere le proprie tracce.
   Si portarono al riparo, all'interno della cabina di pilotaggio. E Williams prese il timone.
   «Aiuta Rudi» ordinò Kane a Dominguez. Poi sporse la testa fuori dalla cabina e sparò due colpi; stavolta riuscendo a ferire un uomo.
   Miller tornò in cabina con una grossa borsa. «Credo di aver preso qualsiasi cosa che possa esserci utile.»
   «Bene» disse Kane, entusiasta. E sparò ai finestrini dello yacht; sulla fiancata opposta al battello.
   «È impazzito?» urlò Dominguez.
   Kane gli inveì contro. «La smetta di piagnucolare.» Poi si rivolse anche agli altri. «Pronti a saltare giù. Ci ritroveremo nella giungla.»
   «Qual è il piano?» chiese Williams.
   «Seminarli e far perdere le nostre tracce. Voi andate, e lasciate il resto a me» disse Kane.
   Mentre saltavano giù, Williams lo vide prendere una tanica di benzina. Sarebbe stata un'uscita di scena con i fuochi d'artificio, pensò.
   A bordo rimase solo Kane. Gli altri abbandonarono lo yacht, saltando sulla vicina sponda del fiume; favoriti dall'abbondante presenza di fronde che occultava la loro fuga. Senza perdere tempo, Kane sparse la benzina su tutto l'interno dello yacht. Bloccò i comandi perché non rallentasse e virò leggermente, affinché entrasse in rotta di collisione con l'altro battello. Era ancora sotto il fuoco nemico e sarebbe bastato un nulla perché la barca saltasse in aria; in fondo era quello il suo piano, ma lui non doveva trovarsi dentro quando sarebbe successo.
   Prese un bel respiro, afferrò il lanciarazzi in dotazione al mezzo e saltò giù; simultaneamente sparò il razzo in direzione della barca. Il bagliore rosso che si sarebbe generato era ovvio, ma allo stesso tempo fu sorprendente e improvviso. Un'esplosione seguita da un boato potentissimo, la cui onda d'urto travolse anche l'imbarcazione rivale.
   Dopo essersi rimesso in piedi, Kane rivolse prima uno sguardo ai rottami del suo yacht. Accidenti, pensò, adesso sono davvero nei guai. Poi si voltò verso la giungla. Non aveva tempo da perdere; doveva ritrovare i suoi compagni.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora