15

11 5 0
                                    

Il tempo di percorrenza stimato da El Callao alla zona dove si trovavano le rovine sarebbe stato di circa una giornata, se ci fossero state delle strade dirette da Lima a Iquitos. Fortunatamente, non esisteva alcun percorso che permettesse di raggiungere la foresta amazzonica peruviana in auto.
   Appena fuori dal centro abitato la lenta e tranquilla guida cittadina di Amelia, si trasformò in una furiosa corsa verso le Ande. La Jeep Cherokee di Amelia non era certo il modello di auto adatto a un simile stile di guida che, se avessero dovuto seminare un inseguitore, sarebbe stata perfetta per la scena di un film da trasmettere sul grande schermo.
   Volendo avrebbero potuto attraversare le montagne anche in auto, alcuni valichi lo permettevano, ma non erano lì come turisti. Una volta raggiunto il versante occidentale avrebbero usato un elicottero per raggiungere Iquitos; poi da lì avrebbero ripreso in auto fino alla città dei morti. Questo era il piano, semplice, attuabile e apparentemente privo di difetti.

   Il volo sopra le Ande era stato abbastanza tranquillo e rilassante. Kane ne aveva addirittura approfittato per farsi una dormita, anche se Amelia avrebbe preferito continuare a discutere della missione; era comunque conscia della fatica sostenuta dai compagni per essere lì con lei, per questo non insistette.
   Non atterrarono nemmeno; non appena furono distanti circa mezzo chilometro da Iquitos, il pilota arrestò il volo dell'elicottero, dando così modo ai "passeggeri" di scendere a terra tramite l'utilizzo di una carrucola.
   «Bene» disse Amelia, una volta che tutti misero piede a terra. «Ora è il momento di raggiungere le rovine.»
   Williams alzò timidamente la mano. «Mi sembrava che avesse detto che la zona era più isolata.»
   «Tranquilli. I musei qui lasciano mezzi di ordinanza a disposizione in diverse zone» spiegò Amelia. Dopo aver iniziato a camminare in direzione del centro abitato aggiunse: «Troveremo un'altra Jeep per spostarci nella giungla.»
   «Se hai intenzione di guidare come dopo aver lasciato Lima allora guido io» esclamò Kane. «Scusami, ma non vorrei schiantarmi contro un albero.»
   Amelia colse una sottile nota di ironia nella seconda affermazione di Kane, e rispose: «Guiderò con più prudenza.»
   Uno scambio di sorrisi tra tutti i membri del gruppo e continuarono a proseguire.
   Quando giunsero alle rovine non poterono far altro che guardarsi intorno meravigliati. Nessuno di loro aveva mai visto una città dei morti, nascosta nel meandro della giungla, quasi interamente ricoperta dalla vegetazione che gli cresceva intorno rigogliosa, avvolgendola e celandola a un qualsiasi occhio che guardasse in quella direzione in modo distratto.
   Vedendo quel luogo di persona, Kane non ebbe più alcun dubbio; il primo scheletro, quello che la squadra peruviana aveva trovato nella giungla, non poteva trovarsi lì per caso e non essere mai stato notato, piuttosto qualcuno lo aveva posizionato in maniera strategica affinché fosse notato; teoria appoggiata anche da tutti gli altri.
   L'unico edificio a non essere stato esaminato nel corso degli studi effettuati pochi giorni prima era il tempio; una piramide con lo stile tipico dell'architettura precolombiana, più vicino a quello Mesoamericano che a quello incaico, caratterizzata dalla grande scalinata che conduceva all'ingresso, posto in cima alla costruzione. L'interno non era molto ampio, circa cinquanta metri quadrati di estensione per quattro metri in altezza, con enormi totem scolpiti e posti come colonne tutt'intorno alla sala. Dentro non c'era nulla che potesse fornire loro altri indizi sulla ricerca ma soltanto un clima di tensione e di paura, visibile sul volto di Amelia, che chi avesse saccheggiato il luogo e, pochi giorni prima, ucciso un ricercatore potesse tornare presto, come l'assassino che torna sul luogo del delitto in un giallo.
   Non sembrava esserci nulla di rilevante ai fini del loro lavoro, era un normale tempio precolombiano che presentava superbi esempi di architettura dei popoli indigeni nativi del Sudamerica.
   Dopo diversi minuti passati a guardarsi intorno, alla ricerca di qualcosa che sembrava essere inesistente, Williams richiamó l'attenzione di tutti. Un teschio, posto all'interno di un foro sulla parete, fissava i presenti e seguiva ogni loro passo. Occhi incavati, orbite vuote e fredde, oltre a una serie di fischi e rumori inquietanti che apparentemente produceva.
   Kane e Amelia gli si avvicinarono incuriositi, per osservarlo meglio e capire quale fosse la sua funzione, oltre ovviamente ad angosciare i presenti.
   «Lewis, aiutami a raggiungerlo.»
   Williams si mise a terra carponi, per spingere in alto Kane con la schiena, e non poté lasciarsi sfuggire l'occasione di dire una battuta all'indirizzo dell'amico. «Spero che tu non abbia messo su qualche chilo.»
   «Non farmi ridere, pensa a sollevarmi più che puoi» ribatté Kane.
   «Scusa amico» rispose Williams, che prontamente sfoderò un'altra pessima battuta: «Chiudi un occhio ogni tanto.»
   Kane, che era già salito sulle spalle dell'amico, scese a terra, spostò la benda che copriva l'occhio sinistro e disse: «Senti, fare il comico non è roba che fa per te.»
   Superato il momento ricreativo, Williams riprese la posizione e sollevò Kane più in alto possibile, poco a dire la verità, ma abbastanza per osservare il teschio che aveva suscitato tanto interesse. Era ovvio che non fosse lì esclusivamente a scopo ornamentale, ma neanche per emettere quei suoni spaventosi. «Vuole indicarci la via.»
   «Cosa?» chiese Amelia stranita. «Che significa?»
   Non ricevette alcuna risposta. Kane si era perso a fissare quegli occhi vuoti e freddi, come quando cercava di leggere le persone; almeno loro erano vive e potevano reagire in qualche modo.
   Prese in mano il teschio e cercò di rimuoverlo dalla sua collocazione. In un primo momento parve possibile, ma si bloccò subito dopo, avviando uno strano rumore; il pavimento iniziò ad aprirsi sotto i loro piedi.
   «Ma che diavolo succede?» sbottò Miller.
   «Tutti contro le pareti!» ordinò Amelia, e nessuno se lo fece ripetere due volte.
   Le parole che Kane aveva pronunciato appena un minuto prima acquistarono un senso; il teschio era un vero e proprio interruttore, e il meccanismo che attivava era di una sofisticatezza incredibile. Per i tempi a cui risalivano le rovine non poteva certo essere stato realizzato dagli indigeni, o almeno non soltanto da loro.
   Un grande pozzo rettangolare, profondo e buio, era apparso al centro della stanza, dalle pareti sbucavano dei gradini di pietra, ma l'impressione era che non fossero poi così stabili da permettere loro di scendere fino in fondo e poi tornare su.
   Kane sembrava soddisfatto della scoperta, e non voleva di certo fermarsi lì. «Rudi ci serve qualcosa per illuminare.»
   Miller frugò nello zaino e tirò fuori un bengala. «C'è questo!» esclamò.
   «Bene» rispose Kane. «Dovrebbero esserci anche delle torce» aggiunse, mentre gettava il bengala acceso sul fondo del pozzo.
   «Davvero vuoi scendere laggiù?» chiese Williams preoccupato.
   «Potremmo trovare qualcosa di importante» ribatté Amelia.
   «La dottoressa ha ragione, bisogna scendere.»
   «Bene» sospirò Williams. «Rudi, passa le torce. Vado avanti io, voi statemi dietro.»

   La luce rossa prodotta dal bengala illuminava il fondo del pozzo, la luce delle torce i gradini che scendevano giù nell'oscurità. «Però» borbottò Miller. «Gli Inca avevano proprio degli ottimi architetti.» Certo, quella struttura era impressionante, ma Amelia, in quanto esperta del settore, non poteva essere d'accordo. «No, qui c'è l'influenza di qualcuno» mormorò guardandosi intorno. «Qualcuno di molto più progredito degli Inca.»
   Appena giunti sul fondo si trovarono davanti a una porta, l'accesso a uno stretto corridoio che li condusse all'interno di una cripta. Ogni angolo in cui puntavano la luce delle torce non presentava nient'altro che spesse e massicce pareti di pietra.
   «Ragazzi. Credo che mi stia prendendo un attacco di claustrofobia» borbottò Miller.
   «Ti conviene trattenere il fiato» ribatté Kane.
   Tutti rimasero senza parole alla vista di una mummia, poggiata alla parete dinanzi a loro. Il bendaggio, ai tempi, non era stato impeccabile; ampi tratti di carne erano esposti all'aria, con le conseguenze che ne derivano. Tuttavia, si presentava in un discreto stato di conservazione.
   «Può esserci utile in qualche modo?» chiese Williams.
   «La mummia non ci servirà a nulla» rispose Kane. Non sembrava però aver prestato attenzione alla domanda postagli dall'amico.
   «Quindi siamo scesi qui sotto per niente.»
   Kane si avvicinò a Williams, gli prese il mento e guidò il suo sguardo poco più a fianco della mummia. «Quello ci sarà utile», disse, puntando l'indice verso la parete.
   Anche gli altri, spinti dalla curiosità, diedero un'occhiata. Caratteri kichwa dominavano gran parte della superficie delle pareti. Potevano essere un indizio, pensò Kane.
   «Che cosa sono?» chiese Miller.
   Amelia avvicinò la luce alla parete per vedere meglio, quei caratteri erano rari da vedere. «Si tratta di iscrizioni sacre» disse senza distogliere lo sguardo. «Non se ne vedono molte.»
   «Possono esserci utili in qualche modo?» chiese Kane.
   «Andrebbero prima tradotte.»
   Williams sbuffò. «Non riesce a comprendere proprio nulla? Anche in modo un po' semplicistico?»
   Amelia cercò di spiegare che le iscrizioni sacre erano caratterizzate da particolari dettagli che andavano messi a confronto con i normali caratteri della scrittura kichwa, almeno se si voleva comprendere il loro significato. La loro peculiarità era l'essere formate da più simboli. Un po' come le moderne parole composte, ma incomprensibili.
   Mentre spiegava questo concetto, notò che una parte dell'iscrizione si discostava dallo stile sacro e religioso, una buona parte che poneva loro un indovinello.
   "Il mio corso è lento, a volte veloce, seguendolo giungerai alla foce…". A questo punto l'indovinello s'interruppe bruscamente, ma era chiaro che si trattava di un qualcosa di voluto, come se l'autore li invitasse a cercare la seconda parte.
   «Tutto qui?!» borbottò Williams.
   Ebbene sì, uno degli indovinelli più vecchi della storia sembrava essere la chiave per trovare la leggendaria El Dorado, davvero roba da non crederci. Ma cosa poteva significare? I Conquistadores avevano seguito il fiume e non si poteva certo affermare che fosse finita bene.
   Ciò che avevano scoperto in quella cripta però li obbligava a porsi un'ulteriore interrogativo: perché il frammento dell'indovinello e il diario, due pezzi dello puzzle, si trovavano in due tombe diverse? Kane aveva un'idea ma per provarne la validità avrebbe dovuto profanare la mummia; idea che non lo entusiasmava. Tuttavia si fece forza e provò a strappare le bende, senza successo; Amelia vedendo il collega in difficoltà le passò un coltello da boy scout.
   Kane le rivolse uno sguardo sorpreso. «Ricordami di non piombarti mai alle spalle all'improvviso» le disse. Poi affondò la lama nelle bende provocando uno squarcio tale da permettergli di strappare l'ultimo tratto a mani nude.
Quando le bende furono abbastanza lacerate Miller vi puntò la torcia; ciò che videro avvolto nel sudario li lasciò di sasso.
   Il defunto era abbigliato con un armatura del sedicesimo secolo, e il suo corpo perfettamente conservato. «È uno degli spagnoli!» esclamò Amelia entusiasta. «Nel diario si parlava di tre compagni dispersi, ne manca uno.»
   Miller si avvicinò alla mummia. «Sembra che sia morto da un giorno.»
   «Le bende lo hanno conservato bene» disse Amelia, ma in pochi secondi tutto ciò che era carne si disintegrò, anche i vestiti; rimasero soltanto l'armatura, polvere e ossa.
   «Fino ad ora» disse Williams con un'espressione divertita e al tempo stesso disgustata. «Adesso possiamo aggiungere "profanatori di tombe" ai nostri curriculum.»
   «Era coperto da quattrocento anni» spiegò Amelia. «Per lui una boccata d'aria non è salutare.»
   «La strada è tracciata» esclamò Kane, con soddisfazione. «Allora, la seguiamo?»
   Amelia sfoggiò un sorriso malizioso. «Siamo arrivati fin qui» disse. «Perché fermarci?»

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora