I Dimenticati

28

«Gli inglesi» ansimò Dominguez, appena entrato nel campo. Era giunto lì a fatica, e chissà cosa poteva aver passato nella giungla, o con cosa potesse essere stato a contatto. Si sapeva: l'Amazzonia era il regno della biodiversità, e qualunque cosa, anche la più innocua all'apparenza, poteva rivelarsi letale. Certo era che Dominguez non sarebbe mai riuscito a superare la notte.
   Nessuno tra i guerriglieri sapeva chi fosse quell'uomo, né a chi si riferisse quando aveva detto: "gli inglesi." La curiosità che aveva destato però raggiunse anche Robertson, Schroeder e Shkodran; Alvarez, in un primo momento, aveva manifestato interesse ma tornò a pensare ad Amelia quasi subito: non vedeva l'ora che Shkodran andasse da lei per farla parlare; moriva dalla voglia di scoprire cosa le avrebbe fatto.
   Tutti guardavano Dominguez annaspare, privo di forze e allo stremo. Molti dei guerriglieri del posto erano superstiziosi e non osavano avvicinarglisi; gli unici a farlo furono Robertson e Shkodran.
   Dominguez alzò lo sguardo, mentre sentiva ogni briciolo di forza che abbandonava il suo corpo. «Gli inglesi… vi stanno inseguendo.»
   «Come?» gli chiese Robertson, chinandosi. Poi si rivolse a tutti gli altri: «Chi è quest'uomo?» Nella sua voce fu possibile cogliere una sottile nota d'ira, soffocata però dallo stupore.
   Ci fu un leggero brusìo, nessuno sapeva dare una risposta. Poi Schroeder si fece avanti. «Si chiama Konstantin Dominguez. Aveva il compito di tenere i compagni della ragazza lontano da noi.»
   «Beh, lui è qui» borbottò Robertson. «Quindi gli uomini che doveva tenere d'occhio non possono essere lontani.»
   Quelle parole infuocarono Shkodran; tutti erano a lì a preoccuparsi di quel disgraziato morente, ma nessuno pensava alla ragazza. Con lei era sempre presente una guardia, ma sarebbe stata sufficiente? Quel pensiero gli invase ogni centimetro del corpo; si lanciò in mezzo ai mercenari e corse verso la tenda di Amelia. Quando entrò trovò la sgradita sorpresa: lei non c'era e l'uomo di guardia era steso a terra, svenuto.
   Alvarez, che lo aveva visto correre verso la tenda, lo raggiunse. Aveva capito che qualcosa non andava, ma in fondo sperava che la voglia di mettere le mani sulla ragazza lo facesse andare di fretta. «Dove diavolo è finita?»
   Shkodran non rispose. Estrasse la pistola e tornò da Dominguez, mentre Alvarez lo incalzava con le sue domande. «Dove diavolo è?» continuava a chiedergli.
    Intanto Dominguez aveva esalato il suo ultimo respiro; era ancora lì dove si era accasciato al suo arrivo, senza vita, con i tagliagole tutt'intorno a fissarlo e mormorare. Shkodran si fece largo e si accostò al corpo. «Se doveva tenerceli lontani non ha fatto un buon lavoro» disse, puntandogli la pistola alla testa.
   «Ma che fai?» chiese Schroeder; e Shkodran, per tutta risposta, premette il grilletto, lasciandolo di sasso.
   «La ragazza è fuggita» annunciò Shkodran. «Bisogna trovarla.»
   «Trovatela, subito» ordinò Robertson. «E uccidete chiunque ci sia con lei.»
Dato l'ordine, i presenti si dispersero in ogni direzione, urlando e imbracciando le armi; grati per l'imprevisto. Finalmente avrebbero avuto un po' d'azione.

   «State pronti a combattere» annunciò Williams mettendo via il binocolo e imbracciando l'SMG. Aveva visto che quei tagliagole stavano diventando troppo euforici, e ciò poteva significare solo una cosa: Kane era riuscito a portare via Amelia, ma erano stati scoperti.
   Silva, che stava disteso con la schiena appoggiata sul piano inclinato dell'altura dietro cui si erano nascosti, e quindi dava le spalle al campo, si sollevò sulle ginocchia e guardò il campo attraverso il mirino del suo fucile. «Sbaglio o il signor Kane aveva chiesto un diversivo?»
   «Non sbaglia» rispose Williams. «Qualche idea?»
   Miller scrutò il campo con il binocolo; poi indicò a entrambi un punto alla loro sinistra. «Là.»
   «La loro scorta di carburante!» esclamò Silva in tono trionfante.
   Miller annuì.
   «È perfetto. Ma come la raggiungiamo?»