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Nelle Highlands era ormai scesa la notte. In circostanze normali, Nessie avrebbe potuto emergere al centro del lago e farsi un giro panoramico sulle rive di Loch Ness indisturbato, senza che qualche curioso, turista o cittadino locale, avesse la possibilità di documentarlo. Ma quella non era una situazione normale.
   Il Maniero Robertson era come stretto in un assedio. James non si era certo lasciato pregare per organizzare l'operazione, dopo aver ricevuto da Kalevski la lieta notizia. Forse però si era fatto prendere la mano e lasciato trasportare un po' troppo dall'euforia. Più che un ispezione sembrava che stesse per verificarsi un incursione da parte di un reparto d'assalto.
   Sulla superficie del lago si muoveva un battello pneumatico con a bordo, in maniera un leggermente insolita, due cecchini, incaricati di sorvegliare il lato del maniero che si affacciava sul lago. Più distante, un elicottero volava appena sopra la cima degli alberi. Dava l'impressione che stesse cercando qualcuno ma era una copertura; un modo per fornire a un terzo cecchino la visione della proprietà da una posizione sopraelevata.
   James stava in piedi, appena fuori dal centro di comando mobile: un furgone nero, parcheggiato tra gli alberi presenti sulla scogliera, con al suo interno una dozzina di schermi su cui passavano le immagini trasmesse da battelli, elicotteri, droni e satelliti. Qualunque cosa che potesse essere utile ai fini dell'operazione. In più ospitava il centro comunicazioni, per mezzo del quale lo stesso Aulas veniva informato sullo svolgimento dell'azione.
   Kalevski ritardò il suo arrivo di un paio d'ore, colpa di un forte temporale sul canale della Manica, che aveva costretto il suo volo da Lione a effettuare uno scalo imprevisto ad Amsterdam. Una volta giunto sul posto non poté fare a meno di sgranare gli occhi, e non nel senso buono dell'espressione. Raggiunto il centro di comando chiese a James: «Ma cosa accidenti hai combinato?»
   «Stai tranquillo, amico. Ho portato alcuni professionisti.»
   Lo sguardo di Kalevski si posò su un uomo alto e palestrato, con gli occhi e i capelli castano scuro, che portava una tenuta d'assalto.
   Lo sconosciuto gli si avvicinò e gli diede la mano. «Piacere, sono Harry Maguire. Special Branch.»
   Kalevski ricambiò la stretta di mano, anche se avrebbe preferito non farlo. Fu una stretta vigorosa, che gli diede quasi la sensazione di essersi rotto tutte le ossa, dalle falangi fino al polso. Dovette sostenere uno sforzo immane per nascondere il dolore.
   «Special Branch?» chiese incredulo.
   «La forza di polizia inglese designata in materia di sicurezza nazionale» spiegò James.
   «So cos'è. Che ci fanno qui?»
   «Il capitano Maguire e io siamo stati compagni come agenti NATO, tanti anni fa. Ritenevo che potesse servirci aiuto e l'ho contattato.»
   «Per me è un piacere» disse Maguire.
   Kalevski gettò un'occhiata fuori dal furgone, per osservare i membri del team di Maguire che si preparavano a iniziare l'operazione. «Non ti sembra di aver esagerato un pochino?»
   «Sto cercando di beccare quel delinquente da quando sono entrato nell'Interpol e finalmente ne ho la possibilità. Alla fine potrà ritenersi fortunato che non ho deciso di sfondare la porta principale con un carro armato.»
   «E il direttore cosa ne pensa di questa operazione, così come l'hai messa in piedi?»
   «Aulas? È in contatto, puoi chiederglielo.»
   Kalevski rimase spiazzato. Aulas non amava le azioni rumorose e appariscenti, preferiva che i suoi non lasciassero tracce del proprio passaggio. Ma per Robertson era possibile fare uno strappo alla regola.
   Maguire imbracciò il suo fucile d'assalto, un Colt M4, e chiese ai due agenti: «Allora, andiamo?»

   «L'operazione ha inizio.» Fu l'ordine trasmesso dal centro di comando a tutti gli uomini che partecipavano all'azione.
   «Ricevuto» rispose il pilota dell'elicottero, che prontamente effettuò una virata. Doveva dare al cecchino che si trovava a bordo il giusto angolo di visione per tenere sott'occhio i movimenti nel Maniero.
   La proprietà era circondata da un'ampia cinta muraria; si trattava di un vecchio castello medioevale, acquistato da Robertson con i proventi delle cessioni di manufatti, non meritevoli di finire nella sua collezione privata, al mercato nero. Dunque, anche se per lui non avevano valore, generavano cospicue entrate.
   Sulle mura, sul tetto e in cortile, si aggiravano, con relativa tranquillità, alcune sentinelle: due di loro erano in cima al muro sul lato della scogliera, e pertanto di competenza dell'unità navale, altre quattro sul tetto, e infine, tre nel cortile. Certo era che i tre cecchini del team di Maguire erano un numero troppo esiguo per sperare che l'operazione si risolvesse con un irruzione priva di un violento scontro a fuoco.
   «Unità navale, unità aerea? La squadra "Irruzione" è pronta. Attendiamo un rapporto» riferì il tecnico che gestiva il centro di comando.
   «Niente da riferire» comunicò il guidatore del battello. «Le sentinelle sulla scogliera non rappresentano un ostacolo, per il momento.»
   Quelle parole erano poesia. Ma l'entusiasmo durò poco. «Fermi tutti» fu la comunicazione che arrivò dall'elicottero.
   «Come sarebbe?» chiese Kalevski.
   «Ci sono altre sette sentinelle» riferì il cecchino che si trovava a bordo dell'elicottero. «E non posso neutralizzarne nessuna senza mettere le altre in allarme.»
   «Maledizione. Questa non ci voleva.»
   «Scott? L'operazione è tua» comunicò Maguire, tramite la trasmittente. «Quali sono gli ordini?»
   Arrivati a quel punto non potevano certo rinunciare. Inoltre, se Robertson aveva una tale forza di sicurezza allora doveva necessariamente avere qualcosa da proteggere. James guardò prima Kalevski, poi fece cadere lo sguardo sulle immagini trasmesse dall'elicottero, e infine ordinò: «Entriamo!»

   L'azione prese il via, quasi simultaneamente, su due fronti: la scogliera e l'ingresso principale. Durante l'organizzazione non era stata presa in considerazione l'ipotesi di uno scontro a fuoco, ma adesso era necessario farci i conti. Quelle sentinelle erano sicuramente dei professionisti, forse anche mercenari, ma il team di Maguire aveva l'esperienza e le abilità per portare a termine un'operazione pulita. Quanto poteva essere difficile, per delle forze speciali, neutralizzare quegli uomini senza ucciderne nessuno? Bastava sparare a gambe e braccia, o qualunque altra parte del corpo che non fosse letale. Una bazzecola, insomma.
   I cecchini stanziati sull'unità navale fecero fuoco, colpendo le sentinelle all'altezza di spalle e braccia; sufficiente a metterle fuori gioco, ma non ad ucciderle. Quasi nello stesso momento, la forza principale sfondò il cancello con un piccolo ariete tattico. Maguire, in testa al proprio team, guidava l'assalto. «Fuoco!» urlò a gran voce.
   Le guardie nel cortile furono colte alla sprovvista, e un team dello Special Branch era troppo qualificato per non riuscire a sfruttare la cosa. Con la precisione che ci si attendeva, misero fuori combattimento quelle tre sentinelle; colpendo soltanto punti non letali. Le quattro sul tetto però, erano tutto un altro paio di maniche.
   Presero posizione e si ripararono, sfruttando la fontana, le panche e le siepi del giardino. Le sentinelle rimanenti avevano il vantaggio di difendersi dall'alto verso il basso, dunque da una postazione più sicura. Ma se al momento dell'irruzione, Maguire e James erano pronti a scommettere che si trattasse di mercenari e professionisti, adesso sembrava esagerato persino definirli dei dilettanti. Erano armati di mitragliette a corto raggio, sparavano all'impazzata, ma non ottenevano nulla perché i proiettili frenavano la loro corsa prematuramente.
   Sparavano senza pensare, esaurivano i proiettili e ricaricavano… e ripetevano il processo. Si fermarono solo quando l'elicottero si spostò in direzione del tetto, illuminandoli con una forte luce, quasi accecante. Poterono distinguere, affacciata fuori dalla fusoliera, la sagoma di un uomo che li teneva sotto tiro. Tutti e quattro gettarono le armi a terra, consci di trovarsi svantaggiati; quell'uomo era un soldato, dunque non avrebbe esitato a fare fuoco, era ovvio che avevano perso il solo punto a loro favore: la posizione sopraelevata.
   Ormai si erano arresi. A quel punto il cecchino scese giù dall'elicottero e gli disse: «Lasciate le armi e scendete al piano terra.» Lui stesso andò con loro, continuando a tenerli sotto tiro.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora