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A Ottobre ormai inoltrato, le piogge se ne stavano già andando. La prima settimana era stata totalmente priva di sviluppi, a causa degli ultimi monsoni della stagione che impedivano di scendere negli scavi, e nei cunicoli che erano stati rinvenuti sotto il tempio di Angkor Wat.
   Costruito nella prima metà del dodicesimo secolo, era stato il primo tempio indù a rompere la tradizione shivaista, tipica dei precedenti sovrani della Cambogia, e venne dedicato a Visnù.
   Una squadra di tre uomini era scesa nelle profondità del tempio, erano in cerca di un'antica statuetta, la cui sola esistenza era considerata un mito: il Naga della Cambogia, una razza di uomini-serpente presente nella religione e nella mitologia induista. La scoperta delle gallerie sotto Angkor Wat aveva alimentato la speranza che quel manufatto esistesse davvero.
   «Avanziamo nei cunicoli, c'è poca visibilità.» Erano le parole che la stazione radio in superficie riceveva dalla squadra di esplorazione.
   A coordinare le operazioni dal campo base c'era Lewis Williams, un ragazzo giovane, altezza media, con i capelli e gli occhi castani, non si allontanava un attimo dalle apparecchiature per la comunicazione, tanto era il timore per quello che poteva succedere nelle profondità del tempio.
   Le comunicazioni, man mano che passava il tempo, diminuivano sempre di più, finché non si perse del tutto il collegamento.
   «Campo base a squadra, ci sentite?»
   Nessuna risposta, e il nervosismo iniziava a farsi sentire.
   Williams mandò immediatamente a chiamare un'altra squadra, per preparare un'eventuale missione di soccorso, sperando che non servisse.
   Passarono pochi minuti e la radio riprese a trasmettere, era possibile udire un leggero fruscio ma sotto si riusciva a distinguere la voce di Kane.
   «Alexander, mi ricevi?» chiese Williams, sollevato dal sentire la voce del compagno.
   «Stiamo tornando su.»
   I primi a venire fuori furono Rudi Miller, un ragazzino alla sua prima esperienza, e Richard Gunn, un ormai veterano nel campo degli scavi archeologici, in modo da avere in superficie più uomini per tirare fuori l'artefatto. Kane invece restò giù, per assicurarsi che tutto fosse in ordine.
   Quando la cassa, contenente la statuetta del Naga, arrivò in superficie tutti si precipitarono a vedere quale meraviglia avessero recuperato, quasi dimenticandosi che Kane non era ancora uscito.
   «Ragazzi, direi di ammirarla dopo» disse Williams ridacchiando. «Tiriamo fuori anche Alexander.»
   Kane non era il tipo da aspettare l'aiuto degli altri, si stava già arrampicando lungo le pareti, e quando Miller gli mandò giù la carrucola era già arrivato ad appendersi all'apertura da cui si erano calati nei sotterranei del tempio. Per i presenti fu quasi una scena da film: vedere quest'uomo alto, con i capelli castani, e una benda nera sull'occhio sinistro, colpa di un piccolo, e simpatico, incidente con una scimmietta, avvenuto tanti anni prima in India, emergere con il "tanto agognato tesoro."
   «Missione compiuta, Willy. Abbiamo il Naga.»
   «Odio quando mi chiami così» ribatté Williams. «Non ti piace Lewis?»
   «Dai, imballiamo per bene questa statua. La direttrice aspetta novità per l'anno prossimo» disse Gunn.
   Sicuramente non sarebbe bastata una statua, per quanto potesse essere insolita, per lanciare una nuova mostra ma era sicuramente un buon inizio. Una volta caricata la cassa su un camion la squadra partì con destinazione Phnom Penh, per festeggiare la scoperta al consolato inglese, e ripartire il giorno dopo per tornare a Londra. Non sapevano che Hill aveva altri piani; circa a metà strada avvertirono un rumore in lontananza, simile al rotore delle pale di un elicottero. Effettivamente di quello si trattava.
   Un Bell 47 volò sopra le loro teste e immediatamente Gunn, che era al volante, fermò il camion. L'elicottero si posò in una radura poco distante dalla strada, circa a trenta metri. A bordo c'erano due uomini: il pilota, un uomo robusto con la testa rasa, coperta da un cappello rosso, e Nick Morton, il console britannico in persona, un uomo alto, anziano con i capelli e dei lunghi baffi bianchi, e occhi azzurri. Era difficile vedere Morton lasciare il suo ufficio, ma se lo aveva fatto allora potevano stare certi che la questione era importante.
   «Che diavolo succede?» urlò Kane.
   Morton scese dall'elicottero e si avvicinò al loro camion, Kane e Williams lo aspettavano a terra, Miller e Gunn invece restarono sul camion.
   «Spero sia andata bene» disse Morton.
   «No, in verità stiamo riportando la cassa vuota» ribatté sarcasticamente Kane. «Non avete ricevuto l'avviso che stavamo rientrando?»
   «Si, certo. Mi dispiace informarvi che i festeggiamenti di stasera sono stati annullati.»
   «Fantastico, tanta fatica e neanche una bevuta» disse Williams con tono sarcastico.
   Gunn si affacciò dal finestrino del camion, curioso di sapere di cosa stessero parlando e chiese: «Che succede ragazzi?»
   Kane fece segno di aspettarli e Gunn, indispettito, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
  «Che succede signore?» chiese Williams.
  «Ci hanno contattato da Londra, dovete rientrare al più presto.»
   «Perché mai?» insistette Kane.
   «Al British Museum è stato recapitato qualcosa» rispose Morton. «Qualcosa di grosso, e voi siete i loro uomini migliori.»
   «Fantastico. Ancora lavoro» disse Williams con tono seccato.
   Appena finita la conversazione risalirono tutti a bordo dei propri mezzi, in direzione dell'aeroporto, pronti per tornare a Londra con il carico, e la prospettiva di una nuova missione che prendeva forma all'orizzonte.
   Kane non diceva mai di no ad una possibile avventura, anche se ne aveva terminata una proprio il giorno prima. Williams, al contrario, preferiva staccare un po' e ricaricarsi prima di imbarcarsi in una nuova spedizione. Erano agli antipodi, e forse proprio per questo si trovavano bene a lavorare insieme.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora