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Le guardie erano state neutralizzate e, come auspicato, senza subire alcuna perdita. Il prossimo passo era ispezionare l'intera proprietà, cercando prove su eventuali acquisti illeciti da parte di Robertson.
   James e Kalevski, insieme al tecnico responsabile delle comunicazioni, portarono furgone che ospitava il centro di comando all'interno del Maniero, e con loro due medici di supporto al team di Maguire per assistere le guardie ferite.
   «Ottimo lavoro» disse James a Maguire.
   «Grazie Scott» rispose il capitano. «Ora, cosa dobbiamo cercare?»
   «Pezzi che potrebbero essere stati acquistati illegalmente. Robertson è un rinomato collezionista, quindi abbiamo una lista di pezzi in suo possesso. Qualunque cosa non figuri in questa lista ha certamente provenienza illegale.»
   In quello stesso momento furono raggiunti da uno degli uomini di Maguire. «Signore, abbiamo fatto una prima ispezione della casa. A eccezione delle guardie non c'è nessuno.»
   Maguire lanciò un'occhiata ai due agenti dell'Interpol. «Robertson era prioritario?» chiese.
   «Se troveremo qualcosa di illegale potremo emettere un mandato di cattura in tutto il mondo» disse Kalevski, apparentemente deluso.
   «Ma averlo qui sarebbe stata una vera soddisfazione» aggiunse James.

   Un vecchio castello medioevale poteva avere in ogni suo angolo un nascondiglio atto a custodire pezzi pregiati, rubati, saccheggiati e illegalmente acquistati. Tutto stava nel trovarlo, anche se non era certo che esistesse. Si erano sempre fatte ipotesi, mai c'erano state prove concrete.
   La preziosa collezione di Robertson si estendeva a perdita d'occhio, all'interno di un'apposita sala. Niente sembrava fuori posto, o in contrasto con la lista di James.

   Passarono circa un quarto d'ora a esaminare ogni centimetro della proprietà, ma sembrava davvero che non ci fosse nulla da trovare. James era parecchio nervoso, quasi convinto che tutto fosse stato inutile, e cercava di trovare il modo per dare la sgradita notizia anche ad Aulas.
   Kalevski seguiva accuratamente gli uomini di Maguire, a caccia di qualcosa che rianimasse il fervore del compagno. A sorpresa, lo trovò dietro una libreria che ospitava, sui propri scaffali, vecchi manoscritti; non se ne intendeva molto, ma dovevano essere vecchi quanto la proprietà.
   James nel frattempo si era spostato all'interno del centro di comando per comunicare con Aulas. «Signore, non abbiamo ancora trovato nulla. Non ci sono tracce nemmeno di Robertson.»
   Aulas, che seguiva gli sviluppi dal suo ufficio a Lione, si mise le mani nei capelli. «Robertson non è importante. Ma dovete trovare qualcosa» disse, cercando di mascherare, per quanto possibile, la nota di preoccupazione della propria voce.
   «Sei in contatto con il "Grande Capo"?» chiese Kalevski, senza entrare nel furgone.
   «Si, Piotr» rispose Aulas, che ovviamente aveva sentito tutto. «Scott è in contatto con il Grande Capo» disse. Seguì una risata collettiva, ottima per smorzare la tensione.
   «Abbiamo trovato quello che cercavamo.»
   Kalevski condusse James in una stanza sotterranea, alla fine del corridoio nascosto dalla libreria. Maguire era già lì che attendeva, e si guardava intorno chiedendosi come Robertson fosse riuscito a portare sul territorio britannico così tanta roba di valore, sfuggendo ai controlli; in quanto membro dello Special Branch, non poteva essere altrimenti.
   «Incredibile» borbottò James a bassa voce, facendo esplodere successivamente tutta la propria soddisfazione e gioia. «Ormai è nostro. Niente può salvarlo dall'arresto.»
   «Prima bisogna trovarlo» disse Kalevski.
   «Non rovinare i miei pensieri felici.»
   In quel momento, Maguire ricevette una comunicazione dal centro di comando: due auto della polizia scozzese erano all'esterno della proprietà.
   Ovviamente la sparatoria era stata un fatto del tutto imprevisto… al punto che nessuno aveva allertato le forze di polizia perché non rispondessero a eventuali segnalazioni.
   Jack McConley, il capo della polizia di Loch Ness, non sopportava le violazioni di giurisdizione. Nemmeno se chi le commetteva possedeva un rango maggiore del suo. Era un uomo basso e paffuto, ma incuteva paura. Aveva capelli castano-rossicci e occhi verdi, e non c'era un momento in cui non fosse imbronciato.
   James fu il primo a uscire dal Maniero, seguito da Kalevski. Nessuno dei due degnò McConley di uno sguardo. Subito dietro li seguiva Maguire. «Signore?!»
   «Che diavolo è successo qui?» tuonò McConley. «Abbiamo ricevuto una miriade di telefonate circa una sparatoria.»
   «Un'indagine dell'Interpol, che ha raggiunto i risultati sperati.»
   «Avete sconfinato nella mia giurisdizione» ribatté McConley, quasi trattenendo la collera. «Non accetto simili violazioni.»
   James lasciò a Kalevski il compito di ragguagliare Aulas degli sviluppi e raggiunse Maguire, intento a spiegarsi con McConley. «Ottimo lavoro capitano!» esclamò.
   Il capo della polizia sembrò sorpreso della sua strafottenza. «Non si rende conto di ciò che rischiate!»
   «Lei è arrivato al momento giusto. Questi uomini vanno arrestati… e sono di vostra competenza.»
   Insomma, un tentativo di riappacificazione. James gli avrebbe lasciato il compito di arrestare le guardie della casa, mentre McConley avrebbe lasciato perdere ogni procedimento disciplinare nei loro confronti.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora