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Gunn si godeva finalmente un po' di riposo, com'era sua abitudine, passeggiando per i saloni del British Museum e osservando quelle poche novità che la direzione riusciva a raccattare quando lui era in viaggio con le varie spedizioni. Fu molto sorpreso del posto riservato alla statua che aveva riportato, insieme a Kane, Williams e Miller, dalla Cambogia; la grande rappresentazione del Naga spiccava al centro della sala che ospitava i reperti provenienti dal Sud-est Asiatico, e sembrava quasi ridurre il resto della mostra a una banalissima cornice.
   Mentre scrutava la statua, chiedendosi come facessero gli antichi a venerare certe creature, la sua attenzione venne attirata dallo squillo, in lontananza, di un cellulare. Com'era possibile? si chiese. Il museo non aveva ancora aperto al pubblico e tutte le persone che si trovavano all'interno dell'edificio stavano organizzando la propria giornata in ufficio.
   Spinto dalla curiosità Gunn si spostò nella direzione da cui aveva udito la provenienza del suono, facendo molta attenzione a non farsi scoprire; non voleva certo che un malintenzionato fuggisse o spaventare un visitatore. Non appena girò l'angolo vide un uomo intento a parlare al cellulare, le uniche parole che riuscì a distinguere furono: sono venuto a parlare con un membro della direzione.
   Un attimo di esitazione, poi Gunn si fece avanti schiarendosi la gola. «Posso aiutarla?»
   Il misterioso visitatore si voltò e rispose: «Certo. Mi chiamo Scott James, Interpol. Devo vedere qualcuno della la direzione.»
   Poche parole che fecero crollare le convinzioni di Gunn portandolo a chiedersi come facesse Kane a prenderci su tutto, un pensiero che abbandonò subito dopo.
   «Prego, mi segua.»

   Mary fu colta di sorpresa. Lei e tutti i suoi collaboratori avevano cercato di tenere nascosti tutti i dettagli relativi alla spedizione in Sudamerica, per tale motivo non si aspettava certo di ritrovarsi l'Interpol alla porta. Tuttavia si dimostrò subito collaborativa, chiedendo in cosa potesse rendersi utile.
   Proprio come pensava, l'Interpol era interessata alle operazioni del museo in Perù. Quello che non sapeva era che l'interesse non era rappresentato dalle loro attività, quanto piuttosto da chi le stava seguendo.
   James chiese di poter continuare la discussione in privato e Mary, senza ribattere, invitò gentilmente Gunn ad uscire dall'ufficio.
   Senza lasciarsi intimidire dall'uomo che aveva di fronte, e proprio com'era suo costume, Mary prese la parola dimostrando fin da subito di voler tenere testa al suo interlocutore. «Che cosa le serve sapere?»
   «Qualcuno dei suoi colleghi ha contatti con una persona che l'Interpol tiene d'occhio da tanto tempo.»
   «Di che parla?» chiese Mary stranita.
   «Sappiamo che un informatore dall'interno del British Museum ha fatto una soffiata a Nathan Robertson...»
   «Il collezionista?» lo interruppe Mary.
   «Proprio lui.»
   Il velo di forza e sicurezza con cui si era coperta nelle prime battute dell'incontro scomparve. Sapeva bene chi era Robertson e di cosa potesse essere capace; se lui era al corrente della spedizione in Perù, allora la priorità era aiutare Kane, Williams, Amelia, Miller e chiunque altro fosse con loro a portare a termine l'incarico.
   «Cosa sapete?» chiese Mary con aria preoccupata. «Mi dica cosa comunicare ai miei ragazzi.»
   «Deve farli ritirare» rispose James. «Immediatamente.»
   Non era la risposta che Mary si aspettava. Si attendeva una richiesta di collaborazione sul campo, non certo che le venisse chiesto di annullare una spedizione di tale rilevanza.
   Alla richiesta di spiegazioni James ribatté dicendo: «non possiamo mettere in pericolo dei civili.»
   Mary cercò di riprendere in mano la discussione, poteva benissimo spiegare chi guidava la squadra in Perù e far capire all'agente James che si trattava di una persona di grande valore.
   «Credo che lei e i suoi compagni potrete solo beneficiare delle capacità dei miei ragazzi. Loro batteranno la strada che vi condurrà a Robertson.»
   James iniziò a perdere la pazienza. «Lei non capisce, maledizione...»
   «No, lei non capisce» lo interruppe Mary. «Alexander Kane non è il tipo di persona che si fa da parte di fronte a un criminale, soprattutto se in gioco c'è un pezzo di storia. Anche se ha davanti a sé la prospettiva della più grande scoperta che l'uomo abbia mai fatto, troverà il tempo di consegnarvi Robertson e i suoi complici.»
   «Bene.» Fu tutto ciò che James ebbe da dire in risposta a tale affermazione. Se Mary si fidava di Kane lo avrebbe fatto anche lui. Prima di lasciare l'ufficio però la mise in guardia: era quasi sicuro che Shkodran fosse sulle loro tracce.

   Gunn aveva origliato alla porta per tutto il tempo della conversazione, riuscendo a cogliere poco o nulla. Non appena vide James andare via, si accostò sul ciglio della porta e chiese alla direttrice: «Cosa voleva l'agente?» Mary non rispose. Stava cercando insistentemente, e inutilmente, di contattare qualcuno della spedizione in Sudamerica, senza risultati. A quel punto si rivolse a Gunn. «Richard, devi raggiungere subito gli altri.»
   Da parte sua, nessuna obiezione. «Si, direttrice.»

   Una volta lasciato il museo, James cercò di telefonare a Lione, per parlare direttamente con Aulas, però senza successo. Fantastico, pensò; oltre a non ricevere la collaborazione che si aspettava dalla direzione del British Museum, non riusciva nemmeno a parlare con i suoi superiori. Comunque non aveva tempo per abbattersi.
   Venne contattato da Kalevski mentre si dirigeva alla stazione per prendere il treno. «Scott, il direttore ti ha informato?»
   «Di cosa?» chiese James, col tono di chi era appena caduto dalle nuvole.
   «Ci è stato procurato un mandato per perquisire il Maniero Robertson.»
   «Stai scherzando?»
   «Assolutamente no» rispose Kalevski. «Ti consiglio di trovarti già a Loch Ness quando io atterrerò a Edimburgo.»
   La chiamata si interruppe lì. Poche parole, sufficienti comunque affinché James decidesse di cambiare i propri piani: niente treno, avrebbe cercato un volo privato.

I DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora