Capitolo quarantuno.

35.5K 1.8K 202
                                    

"Ma mi vuoi spiegare cosa è successo?" mi chiese Jade, bevendo il suo milkshake.
Eravamo al bar, sedute ad un tavolino all'aperto. Jade, ovviamente, ha svuotato più o meno sei negozi.
"Niente di che. Siamo andati in palestra, io sono andata a prendere la roba per pulire il pavimento, lui mi ha seguita e siamo rimasti chiusi dentro", risposi facendo l'ultimo tiro alla sigaretta, che buttai a terra subito dopo.
"Ah, ecco perché non rispondevi! E avete parlato?" domandò.
"Insomma... mi ha detto che dovrei perdonarlo, che lui mi ama e cose così", spiegai sbuffando.

Non sapevo proprio cosa fare. "Beh forse ha ragione... ma la decisione è tua. Cambiando discorso un attimo discorso, quando eri ancora in palestra, Nash ti ha chiamato più di venti volte ed è non avvelenato, di più", disse con espressione spaventata.
"Grazie... allora vado a subire le conseguenze", risposi e ci avviammo verso la mia macchina.

Nash capirà, o almeno lo spero. Non può fare il fratello arrabbiato, avrò pure la mia vita, no? E poi abbiamo la stessa età, non può comportarsi da fratello maggiore.
Accompagnai Mary a casa e io tornai da Nash. Non feci in tempo ad aprire la porta che me lo ritrovai davanti.
"Si può sapere dove sei stata?" disse, arrabbiato.
"Senti, non mi va di litigare con nessuno. Ti spiegherò tutto più tardi", risposi.
"No, parli adesso!" alzò leggermente la voce.

Okay che gli voglio bene, ma a volte è proprio insopportabile. "Dio santo, Nash! La smetti di fare il fratello maggiore? Non lo sei! E smettila di fare anche le prediche, sei ridicolo", risposi alzando la voce.
"Io sono solo..."
"Preoccupato, lo so, ma fino ad un certo punto! Abbiamo la stessa età. Tu fai quello che vuoi tu e io quello che voglio io, stop", lo interruppi.

Iniziai a salire le scale per andare in camera mia, non lo reggevo più. "Sono più grande io di te!" urlò, per farsi sentire.
"Di un minuto e ventisei secondi!" conclusi, sbattendo la porta.

Va bene che si preoccupa, sono pur sempre sua sorella, però a volte esagera.

***

Presi il cellulare e decisi di chiamare Zayn. "Pronto?" rispose lui.
"Zayn, ciao. Usciamo? Devo smaltire la rabbia", risposi iniziando a mettermi le scarpe.
"Certo, dove ci vediamo?"
"Al solito parco. Porta le sigarette!" conclusi e attaccai.

Mi legai velocemente i capelli e scesi le scale. Notai che c'erano Nash, Cameron, Jade e Matthew. "Dove vai?" mi chiese Jade.
"Mi vedo un attimo con Zayn", risposi prendendo una bottiglietta d'acqua dal frigo.

Lanciai uno sguardo a Cameron, mi guardava con aria interrogativa.
"Vedo che vi siete avvicinati", continuò Jade ridacchiando.
"Non dire stupidaggini, siamo solo amici. Ci vediamo dopo", risposi uscendo di casa.

Misi alle orecchie le mie solite cuffiette ed iniziai a camminare. La musica mi aiuta moltissimo, per fortuna. Sennò non saprei come smaltire la rabbia, o la tristezza. Arrivai al parco dopo qualche minuto e di Zayn nemmeno la traccia. Decisi di aspettarlo sulla panchina. Incrociai le gambe e mi guardai intorno.

Vidi il grosso salice. Lì ho avuto la mia prima uscita con Cameron, una specie. Mi scappò un sorriso, a quei ricordi. 
"Ehi Ali", sentii dire. Mi voltai di scatto e vidi Zayn. Lo salutai con due baci sulle guance e si sedette.
"Ehi. Come va?" gli domandai.
"Domanda di riserva?" rispose, ridendo.
"Non ne ho, mi dispiace", ammisi poggiando la testa sulla sua spalla.
"E a te? Come va?" mi chiese, accendendosi una sigaretta. Ne prese un'altra e la mise tra le mie labbra, accendendola.
"Domanda di riserva?" ribattei.

Zayn sorrise, poi prese parola. "Credo di essermi innamorato di una ragazza, ma non ne sono sicuro", ammise guardando verso il basso.
"Cosa?! Non ci credo! Il bad boy Zayn Malik si è innamorato!" scherzai, ricevendo una leggera botta.
"Nah, io non mi innamoro mai. Sarà una cotta. Adesso parla tu", rispose.
"Per farla breve, un po' di tempo fa sono rimasta chiusa nello stanzino della palestra insieme a Cameron", spiegai facendo un altro tiro dalla sigaretta.
"Sfigata! E che è successo?" 
"Niente, per fortuna ci hanno salvato in tempo" 
"Ci credo. Ma lo hai perdonato?" mi chiese, guardandomi.
"Non ancora. O almeno, non del tutto... non lo so. Sono confusa", risposi sbuffando.

Non sapevo veramente cosa fare! "Beh, sbrigati... quanto manca prima della partenza?"
"Ormai circa due settimane, se non sbaglio... il tempo è volato", risposi.

Ed era veramente volato, dio mio. E ancora non ho risolto con Cameron.
"Cazzo, allora devi veramente muoverti! Ma ultimamente sta andando in discoteca, nei locali...?"
"No, si sta comportando bene. È sempre più presente", ammisi pensandoci su.
"Allora si vede che si sta impegnando ad essere perdonato, non credi? Io non sono bravo in queste cose, però secondo me è così", spiegò scrollando le spalle.
"Forse hai ragione, anche perché sta strippando e a momenti esplode... Si è fatto tardi, devo tornare", gli dissi alzandomi in piedi.
"Eh già!"

Lo abbracciai, dandogli dei baci sulla guancia. "Grazie di tutto, Zayn" 
"Figurati dolcezza, ci sono sempre per te"
"Tienimi aggiornata per la faccenda della tua ragazza, eh!" scherzai, staccandomi dal suo abbraccio.
"Non è la mia ragazza, smettila! Ci sentiamo bella", concluse avviandosi per la sua strada.

Mi ha fatto davvero bene passare anche sono venti minuti con Zayn, mi mette sempre di buon umore. Con passi veloci e decisi, mi avviai a casa. Sapevo cosa dovevo fare, sapevo cosa dovevo dire. Non posso perdere il ragazzo che amo, non voglio. Tutti commettiamo errori, errare è umano.

Ero quasi davanti casa, quando vidi Cameron uscire. "Ehi", lo salutai mandando il piede destro avanti e indietro.
"Ciao..." rispose, senza guardarmi "com'è andata con quello là, Zayn?" continuò, alzando lo sguardo verso di me.

Mi avvicinai lentamente a lui. "Molto bene, sai è un bravissimo ragazzo...", risposi vagamente.
Cameron abbassò di nuovo lo sguardo. "Ma quello che amo è un altro", ammisi.

I nostri sguardi si incrociarono di nuovo. "Senti, Cameron... hai sbagliato, d'accordo. Tutti sbagliamo. Magari dopo quello che sto per dire mi pentirò amaramente di averlo detto ma... io ti perdono. Voglio stare con te. Ormai non riesco ad essere arrabbiata e odio questa parte di me, la parte fragile e vulnerabile. Però non posso farci niente, non voglio perderti. Però ti prego, ti scongiuro... non farmi più una cosa del genere", dissi tutto d'un fiato.

Cam si avvicinò velocemente a me e posò la sua mano sul mio viso, accarezzandolo.
"Neanche io voglio perderti. Mi sono sentito uno schifo, giuro. Non ti farò mai più soffrire", rispose e annullò completamente la distanza fra noi.

Finalmente, il bacio tanto voluto. Non volevo lasciare Cameron, non ci sarei mai riuscita. E lui non voleva lasciare me. Ormai eravamo una cosa sola. E volevo lui nella mia vita, nessun altro.

Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora