Capitolo sessantuno.

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"Alison, svegliati", sentii dire da mia madre. Ma rompono sempre?
Mi alzai svogliatamente dal letto e andai in bagno, per sciacquarmi il viso. Non ebbi avuto nemmeno il tempo di finire il liceo.

Mi guardai allo specchio e sbuffai, avevo delle nere borse sotto gli occhi. Mi mancavano tutti.
Cercai di non pensarci troppo e aprii la valigia che hanno preparato i miei genitori per il college.

L'idea di stare lontano da loro mi rende abbastanza felice. La aprii è presi un paio di jeans chiari stretti e una camicetta bianca, indossai le mie Vans nere e mi truccai con correttore e abbondante mascara.

Era il primo giorno di college e la voglia di andarci era pari a zero. Mi sistemai i capelli e andai in cucina. "Buongiorno tesoro", disse mio padre che stava cucinando dei pancakes, che erano l'unica gioia di questa giornata.

Non gli risposi e mi sedetti a tavola, bevendo il mio cappuccino. Quando eravamo a Los Angeles mio padre mi preparava sempre il cappuccino la mattina.

"Ecco qua", disse mettendomi qualche pancake nel piatto, risposi con un 'grazie' ed iniziai a mangiare.
"Ti accompagno io a lezione, va bene?" spezzò il silenzio mia madre.

Annuii solamente e mi ritrovai a fissare il cellulare. Li chiamo? Magari dopo.
"Alison, dovrai pur parlarci prima o poi", continuò facendomi sbattere le palpebre più volte.
"Non ne ho l'intenzione", conclusi e mi alzai tornando in camera mia.

Presi la borsa e ci misi dentro i libri. I miei mi avevano dato un foglio con tutti i miei orari e mi avevano già preso i libri, quindi ero pronta, così chiusi la valigia e la portai in sala.

Mi guardai un'ultima volta allo specchio e quasi mi spaventai vedendo la persona riflessa. Non provavo emozioni, di solito cambiando scuola ero nervosa o timida, ma questa volta la cosa non mi toccava minimamente, ero neutra.

Uscii di casa e salii in macchina di mia madre, che mi accompagnò fino al campus. Arrivammo dopo venti minuti circa e dovevo ammettere che è un bellissimo college.
"Ci sentiamo tesoro. Dopo ti porto altre cose, se ne hai bisogno", mi salutò mia madre.

La salutai e se ne andò, sospirai e camminai lentamente verso l'interno. Era davvero grande.
Mi avvicinai al gabbiotto vicino l'entrata, dove c'era una ragazza.
"Salve, sono Alison Grier, quella nuova", mi presentai ricevendo un sorriso da parte della ragazza.
"Certo, buongiorno. Ecco la chiave del tuo armadietto, si trova nel corridoio a destra e questa è quella della tua camera", mi rispose gentilmente.

La ringraziai e mi avviai nel corridoio che aveva detto. Armadietto n. 103, che finalmente lo trovai.  Le lezioni sarebbero iniziate verso le nove, così ne approfittai per portare la valigia nella mia camera e decisi di guardare il campus.

Cameron's point of view.

Ero a casa mia, disteso sul letto, con una birra in mano. Chissà Alison cosa starà facendo.
Mio dio, Alison. Mi manca come l'aria. Cosa starà facendo? Qui è sera, sono le nove, presumo che lì sia mattina.

È strano non vederla in giro per casa a studiare o a fare cazzate con noi. Ci vedevamo ogni giorno, mentre ora a stento la sento.
Sentii bussare alla porta della mia camera che subito dopo si aprì.

"Che cazzo Cam, non cominciare", mi rimproverò Nash togliendomi la bottiglia in vetro dalle mani.
"Non cominciare, non so cos'altro fare Nash, sto impazzendo", risposi mettendomi seduto.

Mi coprii il viso con le mani, per evitare di piangere di nuovo.
"Ehi, manca anche a me, ma non puoi cominciare a bere perché sappiamo entrambi come andrebbe a finire e non puoi rovinarti", spiegò Nash.

Aveva ragione, Nash ha sempre ragione. Annuii e sbuffai. "Il fatto è che non credo alle cose a distanza Nash, quindi non so cosa succederà...", risposi, non ho mai creduto a questo genere di cose, ma non lascerò che la distanza ci separi.

Ne abbiamo superate tante insieme e supereremo anche questa.
"Lo so Cam, ma tu non riusciresti mai a lasciarla e la stessa cosa vale per lei. So quanto Alison ti ami, perciò resisti, in qualche modo faremo", disse sorridendomi.
"Hai ragione, come sempre. Speriamo bene", risposi.
"Lo so. Oh, quasi dimenticavo, tra poco ricominceremo il giro di interviste e di cose che fanno le persone famose, stai preparato", concluse, uscendo dalla stanza.

Cazzo, è vero, lo avevo completamente rimosso. Proprio adesso? Sembra lo fanno apposta.
Mi sdraiai di nuovo e mi addormentai, cercando di non pensarci.

Alison's point of view.

Camminavo per il college e c'era già tantissima gente. Decisi di visitare anche fuori, era una bella giornata. Mi guardai intorno, guardai gli studenti, era tutto molto bello.

Mi sedetti su una panchina libera e presi il telefono, digitando il numero di Cameron. Che faccio? Lo chiamo? Al diavolo, non pensiamoci troppo.

Premetti il tasto verde e il telefono iniziò a squillare. Tre, quattro, cinque squilli, ma niente, non rispose. Probabilmente starà dormendo, dato che lì è sera.

Mi alzai e decisi di andare verso il dormitorio femminile. Avevo la stanza numero 57.
La raggiunsi senza difficoltà e inserii la chiave nella serratura della porta, aprendola.
Vidi una ragazza con dei lunghi capelli neri seduta sul letto che balzò.

"Che spavento. Ciao, io sono Hayley", si presentò alzandosi in piedi. Aveva gli occhi di un celeste quasi grigio, e aveva il piercing sulla narice destra del naso, con un piccolo anello.

"Io sono Alison", risposi sorridendole e la ragazza mi abbracciò. Era un gesto inaspettato, ma che comunque era gentile. Ricambiai l'abbraccio e ci staccammo dopo secondi.
Posai la valigia sul letto e mi guardai attorno e la stanza non era molto grande, ma era accogliente. Le pareti erano di color cipria, colore delicato, i due letti erano entrambi attaccati ai due lati del muro, c'erano due scrivanie, una finestra grande e un bagno, anche questo abbastanza accogliente e pulito.

"Allora? Come ti sembra il college?" mi chiese, risedendosi sul suo letto.
"Molto bello, devo ammettere. Da questo sei qui?" risposi e notai che aveva un tatuaggio sul braccio, una frase che non riuscii bene a leggere.
"Questo è il mio secondo anno e fidati, ti troverai benissimo", rispose sorridendomi di nuovo, questa ragazza già mi è simpatica.

Continuammo la conversazione per pochi minuti, perché le lezioni stavano per iniziare.
Ripresi la borsa con il foglio degli orari e uscii dai dormitori, accompagnata da Hayley.

Mi indicò la strada per la mia prima ora e la ringraziai, salutandola.

Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora