Capitolo cinquantaquattro.

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Potevo sentire Cameron che imprecava contro tutti, evidentemente la sfiga ci perseguita.
"Cazzo, ci mancava solo questa", disse sbattendo le mani sul volante.

Scese velocemente dalla macchina, aprendo il cofano. "Buio, macchina che non parte e strada sperduta in mezzo agli alberi. Questo è il momento esatto in cui dovrebbe spuntare fuori dagli alberi Jason Voorhees con la motosega", scherzai facendolo ridacchiare.
"Non sei simpatica, è una cosa seria!" rispose, iniziando a smanettare.
"Scusa, cercavo di sdrammatizzare", risposi scrollando le spalle.
"A che ora inizia il concerto?" chiese.

Presi il telefono e guardai l'ora, erano le sette e mezzo, merda.
"Ehm... tra mezz'ora", risposi.
"Cosa?! Non siamo nemmeno ancora entrati in città, cazzo", disse alzando leggermente la voce.

Eravamo praticamente a metà strada. Intorno a noi avevamo il nulla e si potevano vedere le luci di Charlotte, purtroppo ancora abbastanza lontane. Non ce la faremo mai.
"Non possiamo nemmeno chiamare qualcuno, non sappiamo dove siamo", continuò Cam sospirando.

Notai che serrò la mascella, segno che era incazzato e nemmeno poco.
"D'accordo, Cameron calmati, se fai così non risolviamo nulla. Credo che l'unica opzione sia correre", presi parola.
"Sei pazza? La mia macchina non la lascio qui", rispose subito alzando un sopracciglio, quanto era testardo.

Prese le chiavi dell'auto e le mise nella mia borsa. "Quando finirà il concerto chiameremo qualcuno, sta tranquillo. Non te la ruberà nessuno, credo", osai e Cameron mi lanciò un'occhiataccia.
"Beh, hai ragione. Però fammi provare un'ultima cosa, magari c'è una possibilità e...", disse.

Ma non fece in tempo a finire la frase che scoppiò qualcosa nel cofano. "Cameron... che diavolo hai fatto?" dissi, spalancando gli occhi, iniziò a uscire tanto fumo.
"No, decisamente no, non c'è nessuna possibilità. La mia piccola...", rispose lui riferendosi alla sua macchina. Grazie, Cameron.
"Scusa se esisto eh Cam", ribattei alzando gli occhi al cielo.
"Ti perdono. Comunque guardiamo il lato positivo, non può andare peg...", iniziò a parlare ma iniziò a piovere.
"Stavi per dire la fatidica frase 'non può andare peggio di così'?" dissi io, guardandolo male.
"No no, assolutamente no. Starò zitto", rispose.

Prendemmo un grande respiro e spingemmo la macchina per posizionarla il più possibile sul lato destro della strada ed iniziammo a correre verso la città, sotto la pioggia. Fortunatamente non era forte, ma era comunque sfiga.

Non ci fermammo un secondo, correvamo spediti. Dopo qualche minuto finalmente entrammo in città, dove c'era tanta gente. Era enorme, ci saremmo sicuramente persi.
"Merda, come facciamo adesso?" chiesi, guardandomi intorno.
"Chiediamo a qualcuno", rispose iniziando a fermare gente.

Controllai l'orario: sette e cinquantasei. Cazzo, non arriveremo mai in tempo.
Iniziammo a chiedere a più persone possibili, che fortunatamente ci indicarono varie vie.

Ringraziai Gesù e tutti i santi in quel momento, finalmente trovammo l'arena. Eravamo col fiatone e accaldati, ma almeno arrivammo in tempo.
Presi i biglietti, che poverini erano in pessime condizioni e li diedi a due tizi che erano davanti a noi. Ne strapparono un pezzo e ci lasciarono entrare e l'arena era pienissima.

Ci facemmo spazio tra la gente, andando sul prato. Eravamo quasi sotto il palco, non poteva essere vero. Mi girai verso Cameron, che mi sorrise.
"Almeno una cosa ci è andata bene", disse facendomi ridere.
"Almeno una", risposi dandogli un bacio. Notai che un uomo della sicurezza parlottava con un altro bodyguard guardando verso la nostra direzione.
"Buonasera, vi prego di seguirmi", disse l'uomo che ci fissava e lo seguimmo verso il palco "mi sono arrivate voci che lei è il famoso Cameron Dallas, lieto di conoscerla. Vi prego di accettare questi due pass per il backstage a fine concerto e di godervi il concerto in prima fila, con gli omaggi del proprietario e di tutti noi", continuò.
Io e Cameron ci scambiammo uno sguardo compiaciuto e ringraziammo l'uomo. Mi correggo, almeno due cose ci sono andate bene.

Mi appoggiai a lui, riprendendo fiato, avevamo corso troppo. Non potevo credere che tra poche ore avrei visto Ed Sheeran da vicino! Mi sembrava un sogno.

Aspettammo qualche minuto, poi Ed salì sul palco. Ci ringraziò tutti per essere lì tipo tre volte, che dolce. Dopo i ringraziamenti e dopo che raccontò qualcosa riguardo il suo nuovo album 'x', iniziò a cantare.
La prima canzone fu 'Photograph', una delle canzoni più belle.

Ed era così bravo dal vivo, faceva venire i brividi. Le sue canzoni sono come delle poesie, meravigliose poesie. La cantai dall'inizio alla fine insieme a Cameron, che continuava a sorridermi.

Era bellissimo, era come se fossimo solo io e lui, quella sera. In seguito cantò 'Sing', 'Don't', 'Tenerife Sea', 'Runaway' e tutte le altre.

Poi, finalmente, l'ultima canzone, quella che più amavo: Thinking Out Loud.
"Questa è l'ultima canzone che canterò questa sera. Vi chiedo di alzare i telefoni con le torce accese", disse facendo un sorriso e facemmo tutti quello che ci era stato appena chiesto.

"Vieni", disse Cameron e lo guardai con espressione interrogativa.
"Che vuoi fare?" risposi, alzandomi anche io.
"Voglio ballare", disse attirandomi a sé. Dio, questo ragazzo mi sorprendeva sempre.
Quando iniziò il ritornello iniziammo a ballare, abbracciati.

E come l'ultima volta, mi cantò di nuovo la canzone. Sentirla da Ed e da Cameron insieme e nello stesso momento era una cosa indescrivibile, troppo bella ed emozionante.

Era tutto perfetto, volevo che quel momento non finisse mai.

***

"Cam, oddio è stato bellissimo, grazie", dissi abbracciandolo con tutte le mie forze.

Lo sentii ridere, amavo la sua risata. Il concerto era appena finito, quando uscimmo dall'arena. Ci eravamo recati nel backstage guidati dagli stessi due uomini, facemmo le foto con Ed e riuscimmo anche a conversare qualche minuto con lui, il quale aveva già sentito parlare di Cam e dei Magcon.

"Sono contento, non sai quanto", rispose. Allontanai di poco il viso dalla sua spalla per poterlo guardare. "Ti amo", confessai dandogli un bacio.
"Anche io", rispose.
"Quanto?"
"Tanto, tantissimo. Un mondo intero", scherzò e ricambiò il mio bacio.

Mi staccai dall'abbraccio, quanto lo amavo. Ogni volta che mi trovavo vicino a lui il cuore batteva all'impazzata, penso mi farà sempre questo effetto.
"Adesso dovremmo risolvere il problema del mio amore", disse, ma ancora?
"Smettila, divento gelosa poi", scherzai tirandogli un leggero pugno sul petto.
"Andiamo in cerca di un meccanico o qualcosa del genere", concluse, così iniziammo a camminare di nuovo per quella città in ricerca di un meccanico.

Lo trovammo dopo un'ora. Gli spiegammo tutta la situazione e ci diede un passaggio con la sua auto per raggiungere quella di Cam.

Appena usciti dalla città la macchina era ancora lì, per fortuna. Cameron la baciò anche ma dettagli.
"Beh ragazzi, non ci vorrà molto tempo, si è solo rotto il cavo, basta sostituirlo", disse l'uomo.

Non era molto vecchio, avrà avuto una quarantina d'anni. Si mise a lavoro e io non ci stavo capendo nulla, così mi sedetti a terra appoggiandomi alla ruota.

Ero troppo stanca, appena saremmo ripartiti dormirò a vita. "Ecco fatto, prova ad accenderla", disse il signore dopo qualche minuto. Cameron inserì la chiave e accese la macchina, che fortunatamente funzionava.
"Oddio, sì. Grazie mille, mi ha salvato la vita", disse facendo un enorme sorriso.

Lo ringraziammo troppe volte e dopo averlo pagato, salimmo in macchina.
"Torniamo a casa", disse felice, annuii e mi misi comoda, cercando di addormentarmi.

Erano le undici di sera e Cameron avrebbe dovuto guidare per cinque ore senza fermarsi.
"Cam?" dissi.
"Mh?"
"Se vuoi quando ti viene sonno facciamo a cambio. Non voglio far guidare solo te, avrai sonno anche tu", risposi guardando fuori dal finestrino.
"Sì va bene. Adesso pensa a riposarti", disse dandomi un veloce bacio sulla guancia.

Sorrisi di nuovo e subito dopo mi addormentai. Cameron era l'unico che, anche con le piccole cose, mi faceva sorridere involontariamente.

Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora