Capitolo quaranta.

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Un forte raggio di sole mi colpì in pieno viso, facendomi svegliare. Mi girai verso destra e vidi Cameron che dormiva, merda, è successo veramente.
"Cam svegliati, subito", lo chiamai scuotendogli il braccio.

Cameron mugugnò e finalmente aprì gli occhi. "Buongiorno", rispose con voce roca.
"Non è affatto un buongiorno! Tu non dovresti nemmeno essere qua. Quello che abbiamo fatto ieri sera è stato un enorme sbaglio, che non si ripeterà, chiaro?"
"Sìsì, lo hai detto anche la settimana scorsa ed eccoci qua", rispose ridendo infilandosi la maglietta.
"Non sei divertente, è solo colpa tua! Non puoi fare come ti pare! Non stiamo più insieme, o almeno credo...", continuai pensando bene a cosa dire.
"Sì, certo, va bene. Ci vediamo", concluse aprendo la finestra.
"Ah, e per inciso... ci siamo dati troppo da fare ieri sera, non volevi proprio dormire tu", disse ridacchiando. 
"Vattene!" risposi, spingendolo giù. 
"Tigre! Arg" continuò lui, camminando verso la strada.

Chiusi la finetra e scossi la testa: non ci credeva nemmeno lui alle mie scuse, mi sto prendendo in giro da sola e Cam ormai mi conosce troppo bene.

Scesi di sotto e vidi Nash che mangiava i biscotti. "La smetti di mangiare biscotti? Tra poco diventerai un biscotto anche tu", scherzai rubandogliene un po'.
"No, è più forte di me. Dormito bene?"
"Sì, benissimo", mentii e Nash mi guardò con un sopracciglio alzato, segno che non mi credeva del tutto.

Non ero proprio capace a mentire. "Bene, io vado. Devo andare a prendere Matthew e i Jacks, prima di andare a scuola. A dopo!" mi salutò lasciandomi a casa da sola.

Finii di mangiare i biscotti e tornai di sopra per vestirmi. Mi piazzai davanti all'armadio aperto e presi i vestiti a caso.

Mi arrivò un messaggio, era di Jade: 'Oggi pomeriggio usciamo? Voglio comprare le ultime cose per la festa del diploma e per la vacanza. Alle cinque a casa mia?'
'Certo, a dopo!'

Mi andava di uscire stranamente. "Ehi Alison", sentii dire. 
Sobbalzai, era Cameron. "Ancora qua stai? Mi lascerai mai in pace?" domandai, mettendomi una mano sul petto.
"No, finché non mi dici la verità", rispose lui.
"Quale verità?"
"Che ieri sera sei stata più che bene, che stiamo ancora insieme e che mi ami", ribatté facendo un sorriso malizioso.
"No", sorrisi "non ti darò questa soddisfazione. Quindi esci, grazie", dissi indicandogli la porta.

Cameron si alzò dal letto e chiuse la porta. "Tu non uscirai di qui finché non ammetti tutto", disse tranquillamente, sta scherzando?
"Ma sei impazzito? Fammi uscire di qui, sennò faccio tardi a scuola! E non mi conviene vista la mia situazione", risposi cercando di spostarlo, ma non si mosse nemmeno di un centimetro.
"No, sono serio. Forza, parla"
Credo che sarà una luuunga mattinata.

***

"Grier, Dallas, siete in un ritardo allucinante", ci rimproverò il professore di storia.

Mi scusai e mi avviai al mio banco, davanti a quello di Jade. Lei mi guardava con espressione interrogativa, le spiegherò tutto più tardi. Alla fine sono riuscita a uscire dalla finestra del bagno, non gliel'avrei mai data vinta.
"Allora, siccome voi due signorini avete fatto ritardo, chissà per quale oscuro motivo, vi darò una punizione. Pulirete la palestra", disse il professore.
"Che cosa?" dissi subito io.
"Sì signorina Grier, ha capito bene! Se preferite andare in detenzione ben venga", concluse continuando a spiegare. Fantastico, avrei dovuto passare tutto il pomeriggio nella scuola con la persona che ultimamente odio.
"Per me non c'è nessun problema", intervenne Cameron facendo un sorriso sfacciato.

Gli lanciai un'occhiataccia, questa faccenda evidentemente lo divertiva.

***

Le sei ore passarono con una lentezza immensa. Durante la ricreazione parlai con Jade e le spiegai l'accaduto, e lei rideva, fantastico. Si erano messi d'accordo per caso?
Alla fine della sesta ora tutti quanti iniziarono ad uscire, mentre io e Cameron ci avviammo in palestra.
"Buon divertimento. Questa palestra dovrà essere splendente", ci disse il professore andandosene via, chiudendo la porta.
"Che stronzo, io non lo faccio", dissi decisa sedendomi a terra con gambe e braccia incrociate.
"Devi farlo, forza", rispose Cameron iniziando a pulire il pavimento.
"Fallo tu"
"Eh certo, troppo comodo così!" 

Roteai gli occhi ed iniziai a pulire con lui. "Questa è tutta colpa tua", dissi con tono arrabbiato. 
Mi avviai con passo veloce verso lo stanzino, dove dentro c'era tutto il necessario.
"Non è colpa mia!" si difese, seguendomi nello stanzino.
"Ah no? Se non facevi quella scenata stamattina a quest'ora io ero a casa e invece sono qui bloccata con te!" urlai, abbassando la maniglia per uscire, ma la porta non si apriva.
"Oh no Cam dimmi che non è vero!" dissi, spingendo la porta in avanti.

Cameron prese il mio posto e con tutta la forza che aveva cercò di sfondare la porta, senza ottenere risultati.
"Non ce la farai mai", dissi sedendomi a terra "anche questa è colpa tua!" 
"Lo hai già detto, basta", rispose irritato. Prima ride e fa battutine ed ora è arrabbiato? 
"Non mi interessa! Io devo studiare, devo mangiare perché ho fame e devo uscire con Jade e... o mio Dio, Jade non sa che siamo ancora qua!" presi subito il telefono e digitai il suo numero.
"Qui non prende", disse Cam. 
"Bene"

Passammo dei buoni dieci minuti in silenzio, non volevo parlare con lui. "Potevi rispondere, stamattina. Per evitare appunto tutto questo", cominciò.
"No. Se non ti ho risposto vuol dire che è no a tutte le tue affermazioni", risposi e Cameron mi si avvicinò, sfiorando le sue labbra con le mie.

Senza accorgermene stavo trattenendo il fiato e iniziai ad avere caldo. "Vedi? Non reagiresti così se non mi amassi", sussurrò per poi spostarsi di nuovo.
"Non significa niente"

È troppo antipatico, sa che quando fa così non ci capisco più nulla. "Quando mi perdonerai? Adesso basta. Me l'hai fatta pagare", disse.
"Non lo so, Cam. Non posso perdonarti. Per quanto lo vorrei, non posso"
"Certo che puoi, ma prima o poi devi... mi dispiace davvero"

E se le sue scuse erano vere? Forse sono stata troppo cattiva. "Ci sto pensando Cameron"
"Quanto altro tempo ti serve per pensare? Non ce la faccio più"

Non risposi e ripresi il cellulare, ancora niente campo. Iniziai a camminare intorno allo stanzino, per vedere se il mio telefono avrebbe preso, prima o poi.

"Una tacchetta!! Zitto", urlai e chiamai Jade.
"Si può sapere che fine hai fatto?"
"Jade vieni a scuola immediatamente, porta rinforzi, siamo in palestra...", non feci in tempo a finire che la linea se ne andò di nuovo. Sospirai, almeno l'avevo avvertita.
"Non so quanto ci vuole, va bene? Mettiti nei miei panni. Nemmeno tu mi avresti perdonato se avessi fatto una cosa simile"
"Si invece, perché ti amo e ti avrei perdonata. Perché mi fido di te", confessò.

Ci fu di nuovo silenzio, non sapevo cosa dire. "Dopo un gesto simile non ci si fida più del tutto di una persona Cam", ribattei e non fece in tempo a rispondere, dato che fortunatamente dopo pochi minuti arrivarono i rinforzi.
"Jade!! Siamo qui dentro!" urlai, tirando botte alla porta.
"Come ci siete finiti? Okay Carter, procedi", rispose e subito dopo Carter iniziò a tirare colpi col braccio. Dopo quattro/cinque colpi, finalmente la porta si aprì.

Abbracciai forte la mia amica. "Scusa se non ti ho avvertito prima, non c'era campo. Usciamo lo stesso?"
"Certo Ali, tranquilla. Bene, addio ragazzi" concluse, mettendomi un braccio sulle spalle e salutando Carter e Cameron.

Ringraziai Carter e diedi un ultimo sguardo a Cameron, che mi guardava triste e allo stesso tempo arrabbiato.

Quando tornerò a casa mio fratello mi ucciderà, dato che non sapeva che fine avessi fatto, penserò a cosa fare con Cameron e penserò a quale assurda punizione ci darà in professore per non aver pulito la palestra.


Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora