Capitolo nove.

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Cameron's point of view.

"Forza, parlate", disse Alison incrociando le braccia al petto.
"Io me ne vado, vi lascio soli", intervenne Nash tornando in sala.
Era arrivato il momento di dire la verità ad Alison, non potevo nasconderle la verità ancora a lungo.
"Bell'amico tuo fratello. Comunque... volevo dirtelo prima o poi, ma Nash ha insistito dicendo che dovevo aspettare ancora e..."
"Cameron non abbiamo tutto il giorno, parla", mi interruppe.
"D'accordo. Tra una settimana dobbiamo andare in Inghilterra perché ci hanno invitati tutti per partecipare a degli show e noi abbiamo accettato", annunciai giocherellando con le dita.
Alzai lo sguardo, Alison era immobile, sapevo avrebbe reagito così. "Oh, capisco", riuscii a rispondere.

Lasciò la stanza, uscendo dalla porta d'ingresso. Ero dietro di lei, quando Nash mi fermò.
"Lasciala un po' da sola, deve sfogarsi", mi disse e forse aveva ragione. La situazione non poteva essere più complicata.

***

Alison's point of view.

Correvo e sapevo dove andare, nel posto sotto il grande salice piangente, il posto in cui io e Cameron passavamo intere giornate. Appena arrivata mi sedetti a terra, poggiando la schiena all'albero e permettendo alle lacrime di scorrere ininterrotamente sulle mie guance.
Ho appena ritrovato la felicità dopo tanto tempo e ora deve partire?
Per quanto tempo, poi? Due mesi? Quattro mesi? Un anno? No, non volevo pensarci, non adesso. Chiusi gli occhi, appoggiando all'albero anche la testa e dopo circa mezz'ora mi raggiunse Cameron.
"Sapevo di trovarti qui", disse sedendosi accanto a me.
"Cosa vuoi?" domandai, girandomi dall'altra parte per evitare il suo sguardo.
"Sapere come stai"
"La risposta non è molto difficile da scoprire"

Mi passai le mani sul viso, per asciugare le lacrime.
"Mi dispiace, io non volevo ferirti", ammise Cameron.
"Ma lo hai già fatto. Sentiamo, quanto starai via?"
"Circa tre mesi, forse un po' di più", rispose, fantastico.

Mi veniva ancora da piangere. 'Tre mesi, forse un po' di più', mi ripetevo continuamente nella testa, era tanto tempo.
"Partiamo tra una settimana, abbiamo ancora un po' di tempo da passare insieme", continuò posando la sua mano sulla mia guancia destra, per farmi girare verso di lui.
"Non passiamola litigando", mi pregò e dopo qualche secondo annuii.
"Dammi un bacio", mi ordinò e lo accontentai.

Finsi un sorriso e decisi di tornare a casa, mi ero calmata abbastanza, ma sapevo che questa settimana sarà un inferno. Tornata a casa avanzai verso Nash che era in cucina e lo strinsi in un abbraccio, che lui ricambiò, in fondo non potevo mica odiarli.

Mi sarebbe mancato tanto mio fratello. Non lo vedevo da due anni e adesso che siamo finalmente di nuovo insieme, ci separeremo di nuovo.
"Ti voglio bene", sussurò Nash al mio orecchio e ovviamente gliene volevo tanto anche io, troppo direi.

***

Il sole stava tramontando, ed io ero ancora in camera mia con Jade, a studiare.
"Jade io non riesco a concentrarmi", dissi massaggiandomi le tempie. Avevo mal di testa, probabilmente perché avevo pianto troppo.
"Tranquilla, non ci pensare. Tre mesi passano in fretta, spero. Nell'attesa compreremo quaranta gatti e vivremo mangiando gelato per il resto della nostra inutile vita", rispose e risi. Jade c'era sempre per me, in ogni momento e voleva tirarmi su di morale.
"Che scema che sei. Dai, mettiamo via, non mi va più di studiare", dissi chiudendo il libro di fisica.
"E quando mai!" esclamò Jade e andammo di sotto in cucina per mangiare qualcosa.
Gli altri sono usciti, così in casa eravamo solo io e Jade e iniziammo a cucinare le crêpes con la nutella, volevamo proprio ingrassare.

Mentre mangiavamo, mi arrivò un messaggio, così sbloccai il telefono e lo aprii: messaggio da Cameron:
'Stasera ti porto in un posto. Passo per le otto, fatti trovare pronta' 

Ma questo ragazzo aveva sempre una sorpresa? Jade mi tolse il telefono dalle mani.
"Che strano, credevo di avere un telefono tra le mani", scherzai.
"O mio dio, sono curiosa!"
"Sì anche io. Non fa altro che sorprendermi, in tutti i sensi"

***

Sono le otto passate di sera e finalmente arrivò Cameron.

Indossai dei jeans stretti neri strappati alle ginocchia, top bianco con sopra un giacchetto di pelle nero, misi un po' di mascara e scesi di sotto.

Nash e Jade erano sul divano a guardare un film, erano molto carini insieme. Li salutai velocemente ed uscii, vedendo Cameron davanti a me.
"Hai fatto tardi, non te la perdonerò", gli dissi salendo in macchina.
"Dove mi porti?"
"In un posto che a te piace", rispose e lo guardai alzando un sopracciglio.

Il viaggio durò circa venti minuti, forse un po' di più e appena scesi dalla macchina mi ritrovai in spiaggia. Amavo andare in spiaggia la sera, mi rilassava molto.
Mi girai verso Cameron, sorridendogli e stampandogli un bacio sulle labbra.
"È perfetto", sussurrai. Ci sedemmo sulla sabbia, guardando il mare mosso, colorato di tante sfumature di nero e blu, e fumammo una sigaretta.
"Perché mi hai portata qui?" gli domandai.
"Perché devo dirti una cosa molto importante e ho pensavo che questo fosse il luogo più adatto", confessò abbassando lo sguardo, imbarazzato.
"Anche io devo dirti una cosa importante. Quella sera in campeggio, quando mi hai detto di essere innamorato di me, non ti ho risposto e voglio farlo adesso, lo sono anche io, Cameron. Ti voglio nella mia vita, ora e per tutto il tempo che staremo insieme. Voglio che sia tu il ragazzo al mio fianco. Che mi consoli quando sono triste, che mi faccia divertire e che sopratutto mi faccia sentire bene e amata. Voglio te", ammisi e Cameron rimase immobile.
"Tu cosa volevi dirmi?", continuai e ci fu un attimo di silenzio, poi finalmente parlò.
"Che ti amo, Alison. Ti amo come si amano le cose belle, ti amo come il primo giorno, ti amo come una madre ama il proprio figlio. Ti amo come non ho mai amato nessuna, ti amo e basta", confessò e annullò completamente la poca distanza tra noi.

"Ti amo anche io", conclusi ribaciandolo di nuovo.

Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora