Capitolo settantadue.

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Non potevo credere ai miei occhi. Cosa ci facevano qui? E come mi avevano trovata?
Mille domande senza risposta si fecero spazio nella mia mente. Mi guardai intorno e notai che tutti si erano immobilizzati.
"Allora eccoti qui", prese parola mia madre con un'espressione di disgusto. Non risposi, mi limitai ad incrociare le braccia al petto.

"Come sapevate che ero qui?" domandai, guardando entrambi i miei genitori.
"Oh, questo è irrilevante. Io e tua madre abbiamo le nostre fonti", intervenne mio padre.

Ero arrabbiata, non potevano fare così.
"Allora è questo che fai? Esci, ti diverti. Non ti ho educata in questo modo", continuò mia madre.
"Sai com'è, siamo nel weekend, è questo che si fa una volta di solito nel fine settimana. E poi non mi sembra stia facendo niente di male, quindi non capisco", risposi spostando il mio peso sulla gamba destra.
"Tu non devi essere come gli altri, Alison. Non hai bisogno di andare in giro con magliette scollate e tacchi alti come le prostitute, perché è questo quello che sembri", disse mia madre.

Il mio cuore si frantumò in mille pezzi. Mia madre, mi ha appena dato della troia? Questo era inaccettabile.

I miei occhi iniziarono a pizzicare senza che me ne accorgessi.
'Non piangere, sii forte e mantieni la calma' , dissi ripetutamente nella mia testa.

Stavo per ribattere, quando Cameron mi afferrò il braccio. "Scusate ma adesso credo seriamente che stiate esagerando", disse.
Mi girai per guardarlo, aveva la mascella contratta e i pugni chiusi talmente forte da avere le nocche bianche. Era il momento, il momento di affrontare i miei genitori una volta per tutte.
"Scusami?" rispose mia madre, stupita.
"Ho detto che state esagerando. Non può dare ad Alison della troia, è pur sempre sua figlia", continuò Cameron.
"Non hai il diritto di parlare tu!" esclamò mia madre.
"Allora parlo io. Ha ragione Cameron, avete esagerato e venire qua è stato un enorme sbaglio. Vi state arrampicando sugli specchi e non ha senso quello che dite. Non ve n'è importato nulla di Alison e le avete buttato merda addosso per mesi. L'avete fatta partire per il college e ci è andata per forza, nonostante dovesse separarsi da noi e soprattutto da Cameron. E adesso vi lamentate perché siamo andati a divertirci di sabato sera. Questo è quello che si fa, ma ve la prendete con Alison e io questa cosa ancora non me la spiego", disse Nash facendomi sorridere.

Si fermò qualche secondo, per poi riprendere a parlare. "Quindi, vi consiglio di andarvene e subito. Tanto non siete capaci di fare i genitori".

Intervenni io. "Non voglio restare qui, non mi piace. Mi manca Mooresville, mi manca la gente che abita lì, mi mancano i miei amici e mio fratello... mi manca la vecchia vita. Andrò in un college più vicino, dare veramente molto felice. Fatemi tornare", spiegai.

I miei si lanciarono un'occhiata. "Non finisce qui", concluse mio padre camminando verso la porta d'ingresso, seguito da mia madre.

Senza accorgermene, stavo trattenendo il respiro. Non sarebbe finita lì, certo.
"Dai, tranquilla", mi rassicurò Nash accarezzandomi la schiena, non so come farei senza di lui.
Annuii semplicemente, prima di salire le scale ed entrare nella camera che usava Cam. Mi sdraiai sul letto ancora vestita, non avevo voglia di spogliarmi e di struccarmi. Dopo pochi secondi, sentii il pavimento scricchiolare.

Alzai lo sguardo e vidi Cameron, che si sdraiò accanto a me. "Ehi piccola", prese parola accarezzandomi la guancia con il pollice.
"Ehi", risposi solamente e Cameron sospirò, facendomi un sorriso rassicurante.
"Vieni qui", rispose tirandomi verso di lui.

Appoggiai la testa sul suo petto, mentre lui mi accarezzava la testa. Chiusi gli occhi, mi sentivo così al sicuro e così in pace in quella posizione.
"Andrà tutto per il meglio, vedrai. Ne abbiamo passate tante, supereremo anche questa", mi rassicurò dandomi un lungo bacio sulla guancia.
"Speriamo... non sarei così sicura fossi in te", risposi sbuffando. Perché deve essere tutto così difficile?
"Non essere pessimista pure tu!" scherzò, facendomi ridere.
"Sono realista, non pessimista", lo corressi.

Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora