Dopo essere uscita dallo spogliatoio dello SHIELD, Lydia aveva girovagato per i corridoi dell'arena con aria assente, senza nemmeno guardare dove stava andando o chi aveva di fronte. Si scontrò con un paio di addetti dello staff, che le riservarono un'occhiata perplessa, e persino con Aksana e Alicia Fox, che le urlarono dietro di stare attenta a dove mettesse in piedi. Lydia nemmeno le sentì: la sua mente era altrove, ancora obnubilata dal ricordo di quello che era appena successo.
Si trascinò in un corridoio buio ed isolato e si nascose lì, poggiandosi contro il muro e scivolando sul pavimento. Raccolse le gambe al petto e nascose il viso tra le ginocchia, lasciando finalmente alle lacrime, che aveva coraggiosamente trattenuto fino a quel momento, la possibilità di scivolarle sulle guance.
Era tutta colpa sua... era sempre colpa sua.
Dean aveva ragione ad essere tanto arrabbiato con lei: non faceva altro che cacciarsi nei guai. Era riuscita a rovinare persino una serata fantastica come quella: ma come diavolo era possibile? Doveva essere un dono naturale quello di attirare le disgrazie, non c'era altra spiegazione.
Non riusciva ancora a ricordare molto del suo passato, se non flash confusi e privi di qualsiasi collegamento, ma doveva esserci una sorta di nuvola di oscurità e sfortuna che la perseguitava come un demone degli Inferi.
Analizzando le poche informazioni che aveva a disposizione e facendo un bilancio complessivo, Lydia si rese conto che la sua vita era proprio uno schifo, forse anche prima dell'incidente. Questo avrebbe spiegato perché fosse in compagnia di tre ragazzi come quel Callum ed i suoi schifosi amici, perché si fosse lasciata drogare, perché sognava sempre di risvegliarsi sui sedili posteriori di una macchina semi-distrutta... perché, da quando aveva perso la memoria, nessuno l'aveva più cercata.
Non aveva amici che si preoccupavano per lei? L'unica era davvero quella B., alla quale aveva chiesto di non scriverle per un po'? Non aveva una... famiglia?
Cercava di non pensare mai a quelle domande, che ora le vorticavano nella testa come panni in una lavatrice. Non voleva pensarci... non voleva avere una risposta, perché aveva paura di quel che avrebbe potuto scoprire.
Non voleva ricordare.
Forse, era stato un bene che avesse perso la memoria; da quel poco che sapeva, la sua vita sembrava così miserabile.
Aver conosciuto Dean era l'unica cosa positiva che aveva.
Ma la sfortuna... la sfortuna continuava a perseguitarla.
Ed ora aveva oscurato anche l'unica luce che avesse reso il suo cammino più confortevole.
Che cosa doveva fare?
Che cosa doveva fare?
Che cosa doveva fare?
Lydia sollevò piano il capo e respirò lentamente, cercando di arginare il dolore che le stava dilaniando il petto. Era come se ci fosse un peso insostenibile che le premeva costantemente sul cuore, impedendole di respirare... impedendole di vivere.
Forse era solo maledetta. Forse c'era qualcosa che non andava in lei. Forse, tutti quelli che la circondavano finivano semplicemente per venir inglobati nell'oscurità che sempre la circondava. Quell'oscurità che sembrava alimentare quel sorriso triste e malinconico che Dean tanto diceva di odiare.
Una volta le aveva detto che lo avrebbe fatto sparire, quel maledetto sorriso.
E se non fosse stato solo il sorriso ad essere maledetto? Se era lei ad esserlo?
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𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲
FanfictionQuando Jon salva una ragazza dall'essere stuprata, non sa che la sua vita è destinata a subire una svolta e a legarsi a quella di lei per sempre. Quello che proprio non si aspetta, poi, è che la mattina dopo la ragazza misteriosa non ricordi più nul...