18 ⋆ Anything To Make Me Feel Alive

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Jon non era mai stato il tipo da preoccuparsi troppo per il prossimo, figuriamoci se si era mai preoccupato per una ragazza. Non aveva proprio il tempo per certe cose: quando aveva deciso di dedicare la sua vita al wrestling, molto tempo addietro ormai, si era ripromesso che nel suo cuore non ci sarebbe stato spazio per altro che non fosse la sua passione, la sua ragione di vita.

Lui era il wrestling.

Era per questo che non si legava mai ad una ragazza: c'era qualcuna – anche più di una, a dire il vero – che lo attraeva, che stuzzicava il suo interesse e con la quale si divertiva a giocare, fino a quando non riusciva a portarsela a letto – e doveva essere sincero nell'ammettere che, la maggior parte delle volte, non gli ci voleva nemmeno troppo tempo. Le usava a suo piacimento e, se il sesso era buono, la cosa poteva andare avanti anche per un mese. Ma poi, si stancava: i loro volti, i loro corpi... persino le loro parti intime diventavano noiose. Così, Jon le abbandonava, pronto a cominciare una nuova caccia che lo avrebbe condotto dentro un diverso paio di mutandine.

Jonathan Good era fatto così: totalmente incapace di amare altro che non fosse se stesso e il wrestling.

E poi, c'era Lydia.

Quella ragazza dal sorriso triste e i grandi occhi malinconici che era stata in grado di stregarlo sin dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su di lei. Jon non sapeva spiegare, nemmeno a se stesso, che cosa provasse nei suoi confronti: erano sensazioni indefinite, che un secondo prima lo facevano stare bene... e il secondo dopo lo facevano sentire arrabbiato, irrequieto, scombussolato.

E Jon odiava sentirsi in quel modo, odiava non avere il controllo delle proprie emozioni.

Lo aveva sempre detto che quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire. E, forse, visti i risvolti di quella serata, ci era già riuscita.

Jon si sentiva davvero come se stesse perdendo la testa: aveva reazioni esagerate persino per i suoi standard e questo cominciava a preoccuparlo. Quando l'aveva vista crollare dietro la barricata e poi riemergere, con il naso e la bocca sporchi di sangue, aveva sentito il cuore perdere un battito.

Una sensazione sgradevole che non aveva mai provato prima.

Una sensazione che non avrebbe mai più voluto provare.

La sentiva ancora sulla propria pelle, dentro lo stomaco... era persino nella sua bocca, come un retrogusto amaro che gli stava facendo venire la nausea.

Aveva bisogno di qualcosa che lo distraesse, qualcosa che gli togliesse Lydia dalla testa, almeno per un po'.

Dopo aver lasciato Joe da solo nel corridoio dell'arena, si era fatto una doccia veloce, aveva gettato le cose nella valigia e si era allontanato velocemente dallo spogliatoio.

Non sarebbe andato a cercare Lydia: avrebbe lasciato quel compito a Colby e Joe, si fidava dei suoi compagni e sapeva che l'avrebbero trovato e l'avrebbero riportata in albergo sana e salva.

Lui se ne era tirato fuori: era ancora troppo arrabbiato e non riusciva a controllare le sue reazioni. Se fosse stato lui a trovarla, non aveva idea di cos'altro avrebbe potuto farle.

Non voleva nemmeno pensarci.

Non voleva ricordare lo sguardo spaventato che aveva visto attraversarle gli occhi, quando l'aveva inchiodata al muro.

Non voleva ricordare il suo corpo che tremava sotto il proprio tocco.

Non voleva ricordare i sospiri tremanti che lasciavano le sue labbra e che gli sfioravano la pelle.

𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora