𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲

Missing Moment - Part II

Di quella volta che Jon non era tanto Mox e non si arrabbiava facendo improponibili scene di gelosia e attaccando Lydia ad ogni muro disponibile... forse.

(Versione alternativa del capitolo 19 - You And I Walk A Fragile Line; per chi non ricordasse i dettagli, ci troviamo alla mattina successiva alle Survivor Series, dove Jon ha accusato Lydia di averlo distratto e avergli fatto perdere il match; dove Seth ha trovato Lydia fuori dall'arena e dove Lydia ha passato la notte in camera di Rollins, mentre Ambrose se la spassava con Renee Young. Così è come sarebbero dovuto andare le cose se il mio Jon fosse stato meno Mox).

Né Lydia né Jon avrebbe saputo quantificare il tempo che rimasero a fissarsi nel silenzio opprimente del soggiorno della suite.

Jon avvertiva emozioni contrastanti combattere una furiosa battaglia all'interno del suo stomaco: l'ansia che aveva provato, quando non l'aveva trovata dentro la loro camera, era stata sostituita da una rabbia mostruosa, che lo aveva costretto a stringere forte tra le dita la maniglia d'ottone della porta... e fortuna che era resistente, perché la stava stringendo con tale violenza che era sicuro di poterla rompere. Non disse nulla, si limitò a fissarla con sguardo vuoto, senza muoversi: doveva riuscire a calmarsi, prima di fare anche solo un passo, o non sapeva se sarebbe stato in grado di controllare qualsiasi reazione stesse bollendo dentro le sue vene.

Perché diavolo Lydia era appena uscita dalla stanza di Seth, per di più vestita esattamente come la sera precedente?

No! Non ci doveva pensare. Quella domanda non faceva altro che aumentare la sua rabbia ed ogni possibile risposta a cui il suo cervello sarebbe giunto non avrebbe che peggiorato il suo umore.

Odiava il solo pensiero che Seth avesse potuto... con Lydia... e... Smettila Jon, finché sei in tempo. Finché sei ancora abbastanza lucido da capire, smettila di pensare.

Lydia, d'altra parte, rimase altrettanto ferma, ma non perché avesse paura della sua reazione... ma perché aveva paura della reazione di Dean.

E, visto ciò che stava frullando in quel momento nella mente di Ambrose, faceva bene ad averne timore.

La stava guardando con un'espressione insieme vuota e gelida, che le stava attorcigliando lo stomaco e le stava facendo tremare le gambe. Provò a deglutire, ma non ci riuscì, perché aveva la bocca troppo asciutta e la gola troppo arida.

Dopo quelli che sembrarono secoli infiniti, alla fine fu lei a sbloccare la situazione, ma la sua voce risuonò lontana ed estranea persino alle sue stesse orecchie.

«B-buongiorno...» mormorò piano, riuscendo finalmente a deglutire e distogliere lo sguardo dagli occhi freddi e terrificanti di Dean.

Quel semplice sussurro sembrò essere in grado di riportare Jon alla realtà, perché sbatté le palpebre, uscendo dai suoi pensieri, e la sua mano rilasciò finalmente la presa sulla maniglia della porta. Le dita e il palmo gli facevano male, per quanto duramente le aveva strette attorno al pomello.

Dean la fissò per un altro, lunghissimo istante e lei sentì l'ansia formicolarle nello stomaco, come mille api furiose.

«Buongiorno.» rispose poi semplicemente, distogliendo lo sguardo a sua volta e puntandolo verso l'orizzonte fuori dalla grande vetrata.

Un silenzio teso calò nuovamente all'interno della stanza, come una nebbia fitta nella quale soffocare.

Lydia deglutì di nuovo e respirò a fondo, cercando di calmare il suo cuore, che era letteralmente impazzito. «Ehm...» riuscì a mormore dopo qualche altro secondo, catturando l'attenzione di Dean che, lentamente, si girò di nuovo a guardarla di traverso. «Stavo pensando di preparare un po' di caffè, tu...?» chiese, stupendosi di aver trovato talmente tanto coraggio, di fronte a lui, da riuscire a formulare una frase completa, di senso compiuto e senza nemmeno balbettare.