29 ⋆ Say Something I'm Giving Up On You

3.4K 135 27
                                    

Non appena Jon e Lydia svoltarono verso il vicolo da lei indicato, trovarono la piccola Renault Clio nera ad aspettarli. Era lei, non c'erano dubbi.

«Vieni.»

Continuando a tenerla delicatamente per un gomito, Dean la guidò verso la macchina. Lydia la fissò con attenzione, cercando di capire se potesse aiutarla ad accendere qualche lampadina nella sua memoria. Quando Jon la lasciò andare, lei avanzò fino a che non poté sfiorare il cofano con le dita. Fece un giro attorno ad essa e la esaminò con cura in ogni dettaglio – dai piccoli graffi sulla portiera del conducente, al numero della targa, ad una simpatica ranocchia di peluche appesa al finestrino posteriore, al parasole abbandonato sul retro, ad un giacchetto grigio nei sedili posteriori.

Nessuno dei due disse nulla: Lydia era persa nello sforzo di ricordare qualcosa e Jon voleva darle tempo e spazio per se stessa. Alla fine, senza ancora proferire parola, Lydia cliccò il pulsante sulla chiave e le quattro frecce della macchina si illuminarono, seguite dal "click" delle serrature che si aprivano.

«E' lei davvero...» mormorò Lydia tra sé e sé, lanciando uno sguardo stupito a Jon, che si limitò a sogghignare, come a dirle "perché, dubitavi?"

Con mani leggermente tremanti, Lydia aprì la portiera del conducente e si prese tutto il tempo necessario per esaminare anche l'interno del veicolo: i sedili erano leggermente sporchi, ma ancora in buone condizioni; c'era qualche scontrino buttato in terra, volantini accartocciati, scatole di qualche take-away e sospette bustine trasparenti nascoste negli scompartimenti laterali degli sportelli, ma erano tutte vuote. Lydia scivolò lentamente al posto di guida e sfiorò il volante, il cruscotto impolverato, la radio, il vano portaoggetti. Si chinò verso il sedile del passeggero, ma solo per aprire lo sportello e guardare Jon, che era rimasto fuori. Lei non disse nulla, ma quando si ritrasse, lasciando la portiera spalancata, Jon lo prese come un invito ad entrare. La seguì all'interno del veicolo e si accomodò solo dopo aver gettato il mozzicone della sigaretta in terra ed aver soffiato il fumo verso il cielo. Lydia nemmeno si era resa conto che se ne fosse acceso un'altra.

Alto com'era, Jon dovette spostare il sedile completamente indietro ed anche così non era proprio comodo nel piccolo abitacolo, ma non si lamentò. Si girò lentamente ad osservare Lydia: la ragazza aveva ora il viso rivolto verso il soffitto della macchina, che stava esaminando con curioso interesse, un dito che sfiorava pigramente le graffette che tenevano il telo incollato al tettuccio.

«Me lo ricordavo...» mormorò dopo un po', senza mai distogliere lo sguardo dal soffitto trapuntato.

«Cosa?»

«Queste...» sussurrò ancora lei, continuando a sfiorare le grosse graffette «Non te ne ho mai parlato, ma... sogno spesso di risvegliarmi qui dietro.» e lanciò un'occhiata ai sedili posteriori, dove una felpa sgualcita era stata abbandonata «E'... è un incubo ricorrente. Da quando mi hai salvata, ogni volta che mi addormento e sto per risvegliarmi, ho sempre la medesima, orribile sensazione. Sì, ecco: non è esattamente un sogno... è più una sensazione. Come se, per i primi, confusi istanti del mio risveglio, io creda di trovarmi qui dietro, sdraiata sotto quella felpa, e che aprendo gli occhi mi ritroverò a fissare questo tettuccio puntellato di graffette.»

Lydia si morse il labbro inferiore e reclinò il capo contro il poggiatesta, gli occhi ora chiusi.

«Perché non mi hai mai parlato di questo ricordo?» chiese Jon, dopo lunghi attimi di silenzio, capendo che lei non avrebbe parlato di nuovo senza uno stimolo da parte sua.

Lydia fece spallucce. «Non lo so. Non volevo rattristarti, credo.»

«Rattristarmi?» ripeté Jon scettico. Lydia si strinse di nuovo nelle spalle, gli occhi ancora chiusi.

𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora