Si guardò allo specchio, senza vedersi veramente. La sua immagine riflessa era solo una macchia informe, di un unico, indistinguibile colore.
Nero.
Chiuse gli occhi e le sue narici si allargarono violentemente al respiro brusco che prese. Il petto quasi singhiozzò in protesta, ma lui trattenne comunque il fiato per qualche secondo prima di lasciarlo andare lentamente, con il cuore che, a quel punto, stava battendo in maniera spaventosamente irregolare.
Ma a chi importava?
Sollevò nuovamente il viso, il mento alto in quell'espressione di fredda superiorità che aveva imparato ad assumere di fronte ad ogni difficoltà; quando la vita gli gettava contro merda, lui assumeva sempre quella posizione, quasi sfidandola a dargliene ancora.
Si sarebbe rialzato, sempre.
Tirò fuori il colletto della camicia e lo sollevò. Afferrò la cravatta alle sue spalle, poggiata sul letto. Nel riflesso riusciva a vedere la valigia rosa di Lydia aperta in un angolo della stanza, i suoi vestiti sparpagliati disordinatamente in entrambe le metà. Tornò a guardarsi, senza vedersi, e fece passare la cravatta attorno al collo, lasciando le due estremità penzoloni sul suo torace ampio. Ci giocò distrattamente con le dita, poi le afferrò e tirò ogni lembo dalla parte opposta, stringendo la morbida stoffa attorno al suo collo forte.
Soffocare... ecco come si sentiva in quel momento.
Prese un altro profondo respiro, l'aria gli graffiò la gola nel punto in cui la cravatta lo stava stringendo. La tenne così per qualche istante, poi ammorbidì la presa e abbandonò le braccia lungo i fianchi. Un altro respiro e riafferrò le due estremità, cominciando pigramente ad annodarle tra di loro.
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Tutti tentativi falliti di fare un degno nodo alla sua stupida cravatta.
Perché doveva indossarne una, poi? A chi cazzo interessava se la indossava o meno? Nessuno lo avrebbe guardato... e di certo nessuno lo avrebbe giudicato – una novità assoluta nella sua vita. Per quel che importava, avrebbe anche potuto presentarsi con l'attire dello SHIELD (era nera, in fondo, no?) oppure con il suo classico giacchetto di pelle.
Afferrò un lembo della cravatta e la strappò via dal suo collo, osservandola impassibile.
Era una questione di rispetto.
Rispetto per chi? Rispetto per cosa?
Sua madre era morta, non l'aveva rispettata in vita... perché avrebbe dovuto rispettarla da morta?
Una stilettata al cuore gli ricordò che ancora ne aveva uno... purtroppo. Strinse di più le dita attorno alla stoffa, così violentemente che le vene del suo avambraccio si gonfiarono; i suoi occhi si tinsero di una tempesta pericolosa, mentre afferrava l'altra estremità della cravatta con la sinistra e cominciava ad avvolgerla attorno alla mano destra, coprendo tutto il dorso e le nocche. Il secondo dopo, si voltò e colpì con violenza lo specchio, che si fracassò in mille schegge ai suoi piedi.
***
Lydia sobbalzò: il suo riflesso nello specchio le restituì un'espressione spaventata; gli occhi, quel giorno più tendenti al nocciola che al verde, erano spalancati.
«Jon?» lo chiamò incerta dal bagno, stringendo le mani sul bordo del lavandino.
Quando non ricevette alcuna insperata risposta, si precipitò in camera da letto.
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𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲
FanfictionQuando Jon salva una ragazza dall'essere stuprata, non sa che la sua vita è destinata a subire una svolta e a legarsi a quella di lei per sempre. Quello che proprio non si aspetta, poi, è che la mattina dopo la ragazza misteriosa non ricordi più nul...