2 ⋆ Somebody Save My Life

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Non era sicura di dove fosse, precisamente. C'erano così tanti ricordi confusi, nella sua mente, avvolti in una nebbia densa dalla quale non riusciva assolutamente a venir fuori.

Le luci del locale la confondevano, qualcuno stava cantando una pessima versione di un qualche brano di Madonna... o forse era Britney Spears. Non lo sapeva, non riusciva a capirlo... sinceramente, neanche le interessava.

La testa le stava scoppiando, sentiva le gambe tremare sotto il suo stesso peso e la terra danzarle sotto i piedi. Se Call non fosse stato accanto a lei e non l'avesse sorretta per la vita, sarebbe sicuramente scivolata sul pavimento e sarebbe rimasta lì.

Sentiva lo stomaco in subbuglio e le veniva da vomitare. Faceva persino fatica a tenere gli occhi aperti. Possibile che un paio di birre le avessero fatto quell'effetto? E' vero che era a stomaco vuoto, ma non si era mai sentita così male in tutta la sua vita.

Ogni volta che chiudeva gli occhi e poi provava a riaprirli, era come morire e rinascere.

Ed ogni volta che rinasceva, era l'Inferno.

« Casa... » biascicò « Voglio andare a casa... »

I ragazzi intorno a lei ridevano senza ragione e questo le fece crescere una rabbia incredibile. Voleva mandarli tutti a 'fanculo. Non aveva bisogno di loro, per tornare a casa.

Casa... quale casa?

« Andiamo, dolce puttanella. Usciamo da qui. » le mormorò Call all'orecchio, serrando di più la presa attorno alla sua vita e trascinandola fuori dal locale quasi di peso.

« Andiamo a casa? » farfugliò ancora lei.

« Sì, sì. Andiamo a casa... » rispose lui con una risata sgradevole che puzzava di alcool.

Si lasciò guidare chissà dove: aveva la vista macchiata, non capiva nulla, c'era solo dolore in testa e dolore allo stomaco. Voleva vomitare, ma non aveva la nausea.

L'aria fredda della notte sembrò riuscire a farla riprendere, perché aprì gli occhi e cominciò a ridere in maniera isterica.

« E lasciami! » sbottò, dando uno spintone a Call e barcollando lontano da lui.

Call la fissò con un'occhiata lussuriosa e si scambiò uno sguardo strano con i due amici che erano usciti insieme a loro.

La ragazza si incamminò lungo la strada deserta, con passo malfermo, allargò le braccia e cominciò a roteare su se stessa.

« Hey little fighter, soon it will be brighter... we're over the stormy end! » canticchiò, mangiandosi le parole che non ricordava.

Chissà perché le era venuta in mente proprio quella canzone, ora.

No, lo sapeva benissimo perché.

Quel ragazzo lì fuori, quello che somigliava a Dean Ambrose, l'aveva chiamata "piccola guerriera"... little fighter.

« La la la la... la la la laaaaa... Hey little baby, my heart will be aching with the scars from the stormy eeeeend! »

Scoppiò di nuovo a ridere quando incespicò nei propri stivali e riuscì a non cadere solo grazie al palo della luce che si trovò di fronte e che abbracciò.

« Hey, little fighter... » qualcuno la chiamò alle sue spalle e il cuore le balzò in gola.

Dean Ambrose era tornato per lei?

L'avrebbe... salvata?

Già, ma da cosa?

Quando si voltò, il sorriso le scivolò via dalle labbra alla vista di Call, che le tendeva una mano.

𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora