12 ⋆ I Have A Storm In My Heart

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Sebbene una parte del suo cervello continuasse a ripeterle che avrebbe dovuto essere arrabbiata per il fatto che quei tre continuassero a strapazzarla di qua e di là, a loro piacimento, solo perché erano più forti e grossi di lei, un'altra parte della sua mente, quella che evidentemente controllava il suo lato da fan, non riusciva proprio a farle tenere il broncio sul viso per più di due secondi.

Non aveva forse sempre sognato di essere alla mercé dello SHIELD?

Quale normale (normale?) fan non lo aveva fatto?

Dean Ambrose, Seth Rollins e Roman Reigns erano quanto di più sexy ed eccitante la WWE aveva da offrire in quei giorni... era normale (di nuovo, siamo sicuri che fosse così normale?) essere irrimediabilmente attratte da loro.

E Lydia, di certo, da brava fan qual era, non faceva eccezione.

Eppure, mentre Dean la trasportava verso la sua camera, trattenendola saldamente sulla propria spalla, non riuscì a non sentire un pizzico di fastidio ed orgoglio femminile.

Non sapeva chi era o come fosse prima dell'incidente – nella sua mente, ormai, si riferiva così alla notte in cui Ambrose l'aveva salvata da quel manipolo di maniaci sessuali -, ma sapeva come voleva essere da quel momento in poi: una donna forte ed orgogliosa, che non si sarebbe più fatta mettere i piedi in testa da nessuno.

Lei non aveva bisogno di nessuno.

Lei ce la faceva da sola.

Basta farsi trattare come un giocattolo: nessuno le avrebbe più fatto fare qualcosa contro la sua volontà.

Lydia sospirò, incrociando le braccia sulla spalla di Dean.

«Sai, dovresti smetterla di trattarmi come un sacco di patate.» disse, mentre lui apriva la porta della sua camera e si infilava dentro di essa «Ho delle gambe...»

«Decisamente delle belle gambe.» commentò Dean.

«...e so ancora camminare da sola.» continuò lei, ignorando il suo commento, che comunque la fece arrossire lievemente, seppur contro la sua volontà.

Oh, stupida parte del cervello da fan!

Dean sogghignò e la lasciò scivolare giù dalla sua spalla, facendola morbidamente atterrare sul letto.

Lydia si mise seduta, rivolgendogli uno sguardo stranito... le sue guance erano ancore rosse e i capelli, completamente scombinati per la lotta che aveva tentato di combattere contro Seth, le incorniciavano il viso in maniera caotica.

Dean la fissò per un lungo istante, quasi meditabondo, poi chinò il capo verso una spalla e ammiccò, piegandosi sulle ginocchia per portare il suo viso alla stessa altezza di quello di lei.

«Lo so.» soffiò, il suo viso improvvisamente a pochi centimetri da quello di lei «Ma così è più divertente.»

Il suo respiro le sfiorò le labbra e Lydia dovette combattere con tutte le sue forze per reprimere il brivido che avrebbe voluto scuoterle le spalle. Artigliò le coperte e deglutì, mordendosi il labbro inferiore.

«Per te, forse.» borbottò.

Dean sogghignò, ma non si mosse e continuò a fissarla da quella distanza ridicola: i suoi occhi bruciavano sulla sua pelle come un ferro rovente. C'era una ciocca di capelli che scendeva morbidamente a sfiorargli una guancia e Lydia ebbe l'irrefrenabile tentazione di sollevare una mano e spostargliela dietro l'orecchio, ma fu lui, invece, a sollevare un braccio. Senza mai smettere di fissarla negli occhi, le afferrò gentilmente la mandibola, lasciandole una carezza sulla guancia, bollente contro le sue dita fredde. Questa volta, Lydia non riuscì a reprimere il brivido che le corse lungo tutta la colonna vertebrale. Se Dean notò la sua reazione, non lo diede a vedere: i suoi occhi rimasero fissi sul volto di lei, con un'intensità tale da farle battere il cuore così violentemente da far male.

𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora